Padre Isaac Achi (Ansa)

Un prete cattolico ucciso in Nigeria, ennesima tappa di un massacro

Padre Isaac Achi è stato bruciato vivo in un attacco contro la residenza parrocchiale della chiesa di San Pietro e Paolo, a Kafin-Koro. Tajani: "Presto nominerò un inviato speciale per tutelare i diritti dei cristiani nel mondo"

Un sacerdote è l'ennesima vittima della violenza contro i cristiani in Nigeria. Domenica intorno alle 3 del mattino padre Isaac Achi è stato bruciato vivo, ucciso in un attacco contro la residenza parrocchiale della chiesa cattolica di San Pietro e Paolo, a Kafin-Koro, nella regione di Paikoro. Nell'attacco è rimasto gravemente ferito il confratello padre Collins. Il responsabile delle relazioni pubbliche della polizia nello stato, Wasiu Abiodun, ha dichiarato che "i banditi hanno tentato di entrare nella residenza, ma non ci sono riusciti, e hanno dato fuoco alla casa, mentre il reverendo padre è morto carbonizzato". Le squadre tattiche della polizia di Kafin-Koro, ha riferito Abiodun, "sono state immediatamente inviate sul posto, ma i teppisti sono fuggiti prima del loro arrivo". 

  

"Un attacco codardo e disumano", ha detto il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Auspico che le istituzioni consegnino quanto prima i responsabili alla giustizia, affrontino le cause profonde di questo gesto criminale e rafforzino le misure per la protezione di tutti i cristiani nigeriani”, e annuncia: "Presto nominerò un inviato speciale per tutelare i diritti dei cristiani nel mondo". 

    

L'assassinio è solo l’ultimo di una lunga serie di massacri, con i cristiani bersaglio facile e pregiato, perché la Chiesa cattolica è appunto universale e perché è riconosciuta come una delle poche strutture della Nigeria che funziona. Non a caso, come raccontava Matteo Matzuzzi su queste colonne, le alte gerarchie locali se la prendono con l’inerzia dell’esercito e del presidente, Mohammed Buhari, che tanto parla e assicura pene certe per i responsabili e poco fa nella pratica.

 

 

Come scrivevamo nell'aprile 2021, all'indomani di uno degli enensimi massacri, c’è la sensazione che questi cristiani che vivono “di là”, oltre i confini occidentali, guadagnino spazio reale sui nostri teleschermi e giornali solo a costo del loro sangue, della loro scomparsa, della loro sofferenza. Ci accorgiamo di loro solamente quando sono colpiti. In un rapporto di Aiuto alla chiesa che soffre si legge che “agli occhi dei governi e dei media occidentali, la libertà religiosa sta scivolando verso il basso nelle classifiche dei diritti umani, eclissata da questioni come gender, sessualità e razza”. 

   

   

Intanto, l'esercito della Repubblica Democratica del Congo (paese che sarà visitato dal prossimo 31 gennaio da papa Francesco) ha dichiarato che un ordigno è esploso in una chiesa pentecostale nella città di Kasindi, nel Nord Kivu (al confine con l'Uganda) e ha provocato morti e feriti. Alcune ore dopo è arrivata la rivendicazione del ramo dello Stato islamico in Africa centrale, l'Iscap.

 

Dall'archivio del Foglio

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