Ansa

Negli Stati Uniti

Crolla l'impero crypto di Sam Bankman-Fried. L'imbarazzo dei media dem che avevano ricevuto donazioni

Pietro Minto

Ftx, una delle principali è piattaforme per lo scambio di criptovalute, si è sbriciolata sotto i colpi delle accuse di Binance, servizio concorrente che ha solevato dubbi sulle coperture finanziarie dell’azienda. Uno scandalo che la destra vuole trasformare in uno spauracchio per dimostrare la corruzione del Partito democratico

Lo scorso aprile, alle Bahamas, si è tenuto un convegno dedicato al mondo crypto. Tra gli ospiti, l’ex presidente statunitense Bill Clinton e l’ex premier britannico Tony Blair. Accanto a loro, sullo stesso palco, un giovane spettinato, in bermuda e con la maglia sgualcita. Non era il fonico ma uno degli invitati di maggior rilievo, il fondatore e amministratore delegato di Ftx, uno dei principali servizi per lo scambio di criptovalute. Si chiama Sam Bankman-Fried e nel 2021 era finito nella copertina di Forbes come “il ventinovenne più ricco del mondo”.

 

La scorsa settimana, però, l’impero di SBF – come viene chiamato da tutti – si è sbriciolato sotto i colpi delle accuse di Binance, un servizio concorrente che ha iniziato a seminare dubbi sulle coperture finanziarie dell’azienda. Nei giorni successivi, lo scandalo ha preso forma e ha iniziato a circolare la notizia che il gigante miliardario oggi trentenne avesse appena 900 milioni di asset “liquidi”: tutto il resto erano beni digitali, token, criptovalute, compreso qualche miliardo in una criptovaluta fondata da Ftx stessa. Insomma, la copertura finanziaria dell’azienda era “assicurata” da una valuta (dal valore pressoché nullo) creata dall’azienda stessa. 

 

Il crollo di Ftx ha comportato anche quello di Bankman-Fried, che negli anni scorsi si era prodigato a investire parte della sua fortuna in aziende, enti e movimenti politici di stampo progressista. Secondo alcune stime, l’imprenditore avrebbe donato 40 milioni di dollari al Partito democratico in vista delle recenti elezioni di metà mandato. Di particolare importanza è Building a Stronger Future (Costruire un futuro più duraturo), il braccio filantropico del suo impero, da cui sono partiti grossi investimenti su testate progressiste statunitensi. Nei giorni scorsi, siti come Vox hanno dovuto aggiungere imbarazzanti parentesi agli articoli sullo scandalo, ricordando che Future Perfect, una sezione del sito dedicata all’innovazione e alla sostenibilità, “ha ricevuto fondi da Sam Bankman-Fried”. Anche Semafor, la nuova pubblicazione diretta dalla star del giornalismo Ben Smith (e lanciata con l’ambizioso obiettivo di ridefinire l’idea di articolo di giornale online), avrebbe ricevuto da Sam Bankman-Fried 25 milioni di dollari. Lo stesso è successo con ProPublica, sito no profit vincitore di molti premi Pulitzer, a cui SBF ha donato 5 milioni, e che ora si ritrova con quei fondi bloccati.

 

A spingere il miliardario a sborsare tanto era un certo interesse a posizionarsi politicamente ma anche una filosofia molto diffusa nella Silicon Valley, il cosiddetto “altruismo efficace”. Secondo i suoi sostenitori, il modo migliore di fare del bene e, anzi, di salvare il mondo, sarebbe quello di arricchirsi il più possibile per poi donare una fortuna in beneficienza. Questa trickle down economics prestata alla filantropia non convince proprio tutti, visto che alcuni degli investimenti più profittevoli vanno spesso contro i princìpi progressisti per cui poi persone come SBF donano milioni. Eppure, l’altruismo efficace aveva convinto alcuni opinionisti liberal statunitensi, come Matthew Yglesias, storico difensore dell’eccentrico miliardario (nonché cofondatore di Vox, la stessa Vox di cui sopra, che ha lasciato nel 2020), parte di un notevole movimento mediatico e culturale che per anni ha sostenuto il mito di SBF.

Una rete di contatti e influenze che non ha mancato di attirare l’attenzione della destra statunitense, che sembra già intenzionata a trasformare la vicenda Ftx (e i legami del suo fondatore con i liberal) in un nuovo spauracchio per dimostrare la corruzione del Partito democratico. Proprio ieri una serie di tweet cospiratori in questo senso ha ricevuto una reazione positiva anche da Elon Musk, neo patron di Twitter, nonché grande sostenitore dell’altruismo efficace. Ma non di Bankman-Fried, a quanto pare.

Relazioni con i media e paranoie trumpiane a parte, rimangono i fatti: è vero che SBF ha speso tanti soldi per conquistare la simpatia di un pezzo di sinistra americana, ma è anche vero che il suo socio Ryan Salame donava parallelamente somme simili ai repubblicani. Insomma, altruismo efficace, sì, ma fino a un certo punto.
 

Di più su questi argomenti: