(foto Ansa)

lo scontro

Sui migranti è Parigi contro Roma. Ma la Francia avverte: sarà l'Italia a rimetterci

David Carretta

Alla prima prova migratoria, il governo Meloni è riuscito a mettersi contro i suoi migliori alleati per gestire il fenomeno sbarchi. Una scelta che rischia di avere delle conseguenze anche sul funzionamento di Schengen

Bruxelles. La decisione del governo Meloni di non far sbarcare la Ocean Viking ha provocato la più grave crisi diplomatica con la Francia dai tempi della visita di Luigi Di Maio ai gilet gialli, con conseguenze sulle relazioni bilaterali e a livello di Unione europea che potrebbero andare oltre le questioni migratorie. Parigi ha detto che permetterà lo sbarco delle 234 persone a bordo della Ocean Viking a Tolone e accusato l’Italia di “non comportarsi come uno stato europeo responsabile”. Il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, ha annunciato la sospensione di 3.500 ricollocamenti di richiedenti asilo promessi dalla Francia e il rafforzamento dei controlli alla frontiera con l’Italia per bloccare i migranti.


Le nuove autorità italiane hanno fatto la scelta incomprensibile di non rispondere alle molteplici richieste di assistenza inviate dalla nave” Ocean Viking, ha spiegato Darmanin, dopo una riunione di tutto il governo: “Non c’è dubbio in base al diritto internazionale e al diritto del mare che toccava all’Italia designare un porto sicuro per accogliere questa imbarcazione”. Darmanin ha svelato alcuni retroscena della trattativa con Roma, contraddicendo la versione del governo Meloni. Francia e Germania avevano offerto di farsi carico di un terzo ciascuno dei migranti a bordo della Ocean Viking, ma non c’è stata alcuna risposta. Darmanin ha denunciato la “mancanza di ascolto e di professionalità” del governo italiano. “Di fronte a questa situazione le autorità francesi hanno preso la decisione di sopperire al comportamento del governo italiano”, accettando di far sbarcare i naufraghi della Ocean Viking a Tolone. Un terzo delle 234 persone a bordo andrà in Germania. Un altro terzo potrebbe essere trasferito in altri paesi, tra cui la Norvegia. Nel frattempo, la Francia sospenderà la sua partecipazione al meccanismo di solidarietà sulla ripartizione dei migranti salvati in mare, sulla base del quale Parigi si è impegnata ad accogliere 3.500 richiedenti asilo. Parigi ha invitato la Germania e gli altri paesi europei a fare altrettanto e ha chiesto la convocazione urgente di una riunione con la Commissione per “fare in modo che l’Italia non possa approfittare della solidarietà europea, quando al contempo è egoista”. In ogni caso, “è evidente che ci saranno conseguenze estremamente forti nella relazione bilaterale e anche sulla relazione con l’Europa, che non si limiteranno alla questione migratoria”, ha avvertito Darmanin.

 

La conseguenza più grave del conflitto innescato dal governo Meloni non è tanto la fine della solidarietà europea attraverso i ricollocamenti. La ritorsione che potrebbe fare più male è il rafforzamento dei controlli alla frontiera tra Francia e Italia promesso da Darmanin per limitare i movimenti secondari di migranti. “E’ l’Italia che, purtroppo per lei e la sua popolazione, sarà la grande perdente di questi comportamenti”, ha detto il ministro dell’Interno. “Il rafforzamento della nostra frontiera dimostrerà che possiamo impedire un certo numero di passaggi (di migranti) dall’Italia”, ha spiegato Darmanin. La Commissione europea non ha ricevuto una notifica specifica di Parigi sull’Italia. Ma la Francia in ottobre aveva notificato a Bruxelles controlli a tutte le sue frontiere Schengen con diverse motivazioni, tra cui immigrazione irregolare e movimenti secondari. Basta questo a Parigi per reintrodurre i controlli ai confini italiani. Dietro alle parole di Darmanin, inoltre, ci potrebbe essere la volontà di tagliare fuori l’Italia da Schengen, in parte o totalmente. Nella prima metà dell’anno, la Francia aveva usato il semestre di presidenza dell’Ue per creare un Consiglio Schengen. L’idea del presidente francese, Emmanuel Macron, condivisa da altri stati membri come i Paesi Bassi, è di avere uno strumento per poter escludere da Schengen i paesi di primo ingresso troppo lassisti sui movimenti secondari di migranti.

 

I movimenti secondari aiutano a spiegare la profonda irritazione dei partner europei con l’Italia sulla linea dura adottata contro le navi umanitarie delle ong. “La solidarietà europea viene sbandierata ma l’Italia ha affrontato finora questo problema da sola”, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, parlando di reazione “totalmente incomprensibile” della Francia. “L’Italia si presenta costantemente come vittima di una crisi di migranti che non c’è. La pressione migratoria è molto più bassa che in altri paesi”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue: “I migranti sbarcano, ma poi vengono lasciati andare verso altri stati membri in violazione delle regole di Dublino”. Con 43.900 domande, il numero di richieste di asilo nel 2021 in Italia è stato decisamente più basso che in Germania (148.200), Francia (103.800) e Spagna (62.100). L’Austria, con 9 milioni di abitanti, lo scorso anno ha ricevuto 36.700 domande di asilo. I sistemi di accoglienza di Belgio e Paesi Bassi sono al collasso. Germania e Francia si erano offerti di partecipare al meccanismo di solidarietà europea con 7 mila ricollocamenti per dimostrare la loro vicinanza all’Italia. In cambio hanno chiesto di rispettare gli accordi europei e dimostrarsi un minimo responsabili sui movimenti secondari. Alla prima prova migratoria, il governo Meloni è riuscito a mettersi contro i migliori alleati dell’Italia sui migranti.