(foto Ansa)

l'intervista

“Sui migranti serve più Ue”. Ong e difesa dei confini: parla il governatore Schifani (FI)

Annalisa Chirico

“Come ha detto Papa Francesco, la vera questione riguarda la paralisi dell’Europa, il rifiuto di attuare una politica di ricollocamenti", dice il nuovo presidente della regione Sicilia

Il presidente Renato Schifani non ruggisce come i leoni di Sicilia, non gli si confà, ma in compenso ha il dono della franchezza sicula, mite e ostinata. “E’ un governo di destra-centro, non di centro-destra, e questo fa una bella differenza rispetto alla stagione dei governi Berlusconi. Bisogna prenderne atto”, dice al Foglio il nuovo inquilino di Palazzo d’Orleans a Palermo. “Gli elettori hanno determinato lo spostamento del consenso a destra. Io resto fedele ai valori del Ppe, a partire dall’accoglienza e dalla tolleranza, ma non ho alcuna preoccupazione per ciò che accade a Roma”.

 

Una parte di Forza Italia sembra a disagio: l’idillio durerà? “Sono convinto che, una volta partito il governo, l’impegno della maggioranza sarà tale che non consentirà distrazioni né polemiche. Gli italiani vogliono stabilità. Dal 2011 mancava un governo che fosse espressione della volontà popolare”. Berlusconi non appare entusiasta di aver ceduto lo scettro a Giorgia Meloni. “Sono due modelli e due generazioni diverse. Il presidente rimane il fondatore e il padre nobile del centrodestra, in Italia e in Europa. Meloni incarna la destra moderna del post Fiuggi che affronta la concretezza delle emergenze con un passo veloce. Superato il primo approccio di distanza apparente, queste normali differenze troveranno una sintesi. Berlusconi, da persona saggia qual è, conosce i limiti del contraddittorio”.

 

Il decreto che ha anticipato il reintegro dei medici no-vax la preoccupa? “Niente affatto, le direzioni degli ospedali garantiranno che i non immunizzati non rientrino nei reparti a rischio. Le espulsioni non mi sono mai piaciute, quelle persone hanno aderito alla propria coscienza secondo un principio che non condivido. C’è sempre un tempo per le scelte e per i ripensamenti, e la sanità ha bisogno di manovalanza”. La sanità in Sicilia resta un tasto dolente. “La situazione è frutto di scelte pregresse. E’ in corso l’espletamento di alcuni concorsi mentre il governo sta valutando la stabilizzazione dei dipendenti contrattisti arruolati nel periodo Covid. Il mio obiettivo è il potenziamento della medicina territoriale di base che è un filtro contro l’ospedalizzazione inutile”. E le liste d’attesa? “In un ospedale pubblico ti chiedono di attendere otto mesi, per fortuna esistono centri convenzionati con il sistema sanitario che garantiscono tempi più brevi ma esauriscono il budget intorno a luglio. Vogliamo alimentare questo budget”.

 

Il braccio di ferro con le Ong rischia di farci nemici a Bruxelles? “Come ha detto Papa Francesco, la vera questione riguarda la paralisi dell’Europa, il rifiuto di attuare una politica di ricollocamenti. Cipro e Malta hanno sistematicamente rifiutato l’attracco delle navi Ong sulle loro coste. Esiste un limite alla capacità di accoglienza, e Lampedusa lo sa bene. Tuttavia, noto una differenza rispetto al governo Conte uno quando l’allora ministro Salvini attuava i respingimenti totali. Oggi si sceglie la via di un’accoglienza selettiva per proteggere i fragili. Questa modalità potrebbe costituire un deterrente contro il traffico di esseri umani”. Ha fatto discutere anche il decreto sui rave party. “La norma andrà migliorata perché contiene delle quasi anomalie nei confronti dei ragazzi cui va garantita la libertà di movimento e azione, così non va bene. Condivido l’approccio del decreto che prefigura l’esigenza di scongiurare assembramenti anomali che sfuggono al controllo delle forze dell’ordine”.

 

La Sicilia sconta un gap infrastrutturale: come intende porvi rimedio? “Da noi manca l’alta velocità, per andare da Palermo e Catania in treno si impiegano quattro ore. Serve il Ponte sullo Stretto che darebbe uno sfogo strategico a livello europeo per il commercio e il trasporto delle merci”. Il ministro delle Infrastrutture Salvini ha detto che si farà. “Con lui e con il presidente Roberto Occhiuto ci siamo già riuniti per definire le prossime azioni. L’orientamento del ministro è di annullare la norma che, all’epoca del governo Monti, ha revocato l’appalto assegnato all’impresa Salini Impregilo, oggi Webuild. Vogliamo far rivivere quel contratto, previe le opportune transazioni. Io ho suggerito di adottare il ‘modello Genova’ con la nomina di un commissario e l’accorciamento dei tempi”.

 

Lei ha detto che vuole far tornare le imprese in Sicilia. “In questi anni la regione ha quasi respinto gli operatori disposti a investire. Esiste un organismo regionale, che sovrintende alle autorizzazioni e che a molte richieste non ha mai dato alcuna risposta, né in un senso né in un altro. La paralisi totale. Tutti i corpi intermedi, da Confindustria a Confesercenti passando per Confagricoltura, mi hanno segnalato questo blocco. Contro la paura dell’autorizzazione, intendo promuovere una visione più aperta sulla tutela dell’ambiente che dev’essere compatibile con le esigenze di sviluppo economico”.