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Ambiguità nucleare

Borrell, Macron e gli avvertimenti americani. Putin sa che c'è una linea rossa da non superare

David Carretta

Quale sarebbe allora la reazione occidentale a un attacco nucleare russo in Ucraina? Mentre il presidente francese annuncia che non risponderebbe con l'atomica alle armi tattiche russe, Josep Borrell dice che se il Cremlino le userà l’esercito russo sarà “annichilito” con un attacco convenzionale

Bruxelles. Mercoledì Emmanuel Macron ha sorpreso i suoi partner dell’Alleanza occidentale e gli esperti militari, annunciando pubblicamente che la Francia non risponderà con l’arma nucleare in caso di attacco nucleare della Russia in Ucraina. Il giorno dopo è stato l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, a sorprendere partner europei ed esperti, spiegando pubblicamente che se Vladimir Putin userà un’arma nucleare tattica sul campo di battaglia l’esercito russo sarà “annichilito” con un attacco convenzionale. Al di là dei giochi di ruolo – Macron indossa la solita divisa da poliziotto buono, Borrell si è vestito da poliziotto cattivo – le due dichiarazioni dimostrano quanto seriamente sia presa dall’Ue la minaccia nucleare di Vladimir Putin.

  

Putin ha brandito la minaccia nucleare sin dall’inizio dell’aggressione contro l’Ucraina. Nel discorso del 24 febbraio per annunciare la sua “operazione militare speciale”, il presidente russo aveva detto che ci sarebbero state “conseguenze come non ne avete mai viste nella vostra storia” per chi si fosse messo di traverso. La minaccia è tornata d’attualità il 30 settembre, quando Putin ha pronunciato il discorso di annessione delle oblast di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. “Difenderemo la nostra terra con tutte le nostre forze e i nostri mezzi”, ha detto Putin, citando il “precedente” degli Stati Uniti che hanno usato le armi nucleari a Hiroshima e Nagasaki. Nelle cancellerie occidentali è subito scattato il campanello d’allarme. Putin è in estrema difficoltà per il fallimento della sua operazione speciale e il successo della controffensiva ucraina. La prospettiva di un’umiliante disfatta russa è concreta. In un angolo, il presidente russo potrebbe optare per l’uso dell’arma nucleare – presumibilmente tattica – sul campo di battaglia o in una città ucraina per imporre le sue condizioni.

  

Il pretesto potrebbe essere la controffensiva ucraina nei territori appena annessi dalla Russia. In privato l’Amministrazione Biden ha informato la Russia che ci sarebbero “conseguenze catastrofiche”. In pubblico Joe Biden ha detto che il mondo “non è mai stato così vicino” all’Armageddon dalla crisi dei missili di Cuba. L’Ue, che ha una sola potenza nucleare tra i suoi membri (la Francia), è rimasta più discreta. Fino alle dichiarazioni di Macron di mercoledì. Intervistato da France 2, alla domanda sulla reazione della Francia a un attacco nucleare tattico in Ucraina, Macron ha detto che non porterebbe a una reazione nucleare da parte di Parigi: “E’ evidente e questa non è la nostra dottrina oggi”, ha detto Macron. Secondo il presidente francese, gli “interessi vitali” non sarebbero “in causa se ci fosse per esempio un attacco balistico nucleare in Ucraina o nella regione”. Diversi esperti – e perfino alcuni ufficiali dell’esercito francese – hanno parlato di “errore” di Macron: la prima regola della deterrenza è non dichiarare quello che si farà o non si farà con le proprie armi nucleari.

 

Nessuno immagina una risposta nucleare dell’occidente a un attacco nucleare russo in Ucraina. Il risultato sarebbe la distruzione reciproca assicurata. La linea rossa di una rappresaglia nucleare della Nato sono i confini dell’Alleanza atlantica. Ma se si mostrano le proprie carte, viene meno l’ambiguità strategica, si indebolisce l’effetto di dissuasione e si lascia un vantaggio all’avversario. Del resto, nel 2020 Macron aveva modificato la sua dottrina nucleare per ampliare geograficamente la sua ambiguità strategica, annunciando che “gli interessi vitali della Francia hanno ormai una dimensione europea”. Quali che siano le sue intenzioni – rassicurare l’opinione pubblica di fronte all’allarmismo nucleare della propaganda russa o compiere l’ennesimo gesto di dialogo verso Putin – Macron ha costretto i partner occidentali a reagire. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dovuto ricordare che “qualsiasi uso di armi nucleari cambierebbe in modo fondamentale la natura del conflitto e avrebbe gravi conseguenze. La Russia sa che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere mai combattuta”. Per Stoltenberg, il deterrente nucleare Nato serve a “prevenire la coercizione degli alleati”, ma “le circostanze in cui la Nato dovrebbe usare armi nucleari sono estremamente remote”. Con la sua formulazione Stoltenberg ha preservato l’ambiguità strategica, anche se ha fatto capire che la Nato reagirà con armi nucleari solo se attaccata con le stesse. 

    
Quale sarebbe allora la reazione occidentale a un attacco nucleare russo in Ucraina?
In modo anonimo, l’Amministrazione Biden lo ha fatto sapere ai giornali: un attacco convenzionale di vasta portata, probabilmente per distruggere le forze militari russe presenti in Ucraina e la flotta nel Mar Nero. L’Alto rappresentante Borrell, in un discorso al Collegio d’Europa di Bruges giovedì, lo ha detto con più ufficialità: “Qualsiasi attacco nucleare contro l’Ucraina creerà una risposta, non una risposta nucleare, ma una risposta così potente dal punto di vista militare che l’esercito russo sarà annichilito”. Anche Borrell, come Macron, ha superato i confini dell’ambiguità strategica, svelando pubblicamente le carte occidentali. Ma, contrariamente a Macron, usando la parola “annichilire”, Borrell ha rafforzato la deterrenza. C’è una linea rossa e Putin sa quali saranno le conseguenze (non nucleari) se la supererà.