(Foto di Lapresse) 

Battaglioni fermi in Donetsk

Putin promette riposo alle truppe e si riorganizza: quale sarà la prossima mossa?

Cecilia Sala

Secondo la direttrice del National Intelligence le ipotesi sono tre: la prima è uno stallo, la seconda è che i russi siano svuotati e stanchi. Oppure, terza ipotesi, che temano la controffensiva ucraina

Dopo aver conquistato la provincia di Luhansk, Vladimir Putin aveva fatto i complimenti ai suoi soldati e aveva promesso un po’ di riposo ai sopravvissuti nella sanguinosa battaglia per Severodonetsk e Lysychansk. Altri sarebbero andati avanti a martellare con l’artiglieria e i razzi in direzione di Sloviansk e Kramatorsk, le città più importanti del Donetsk non ancora in mani russe. Due giorni fa Igor Konashenkov, il portavoce della Difesa, ha detto che i battaglioni si fermano per un po’ perché è in corso una riorganizzazione. Contemporaneamente, Putin ci avvisava che non abbiamo ancora visto di cosa sono davvero capaci i suoi uomini. Quelli con cui si è congratulato hanno conquistato la provincia di Luhansk avanzando lentamente e perdendo molti compagni, è la ragione per cui ora è troppo presto per il nuovo assalto ma – guardando a come i russi usano il tempo della riorganizzazione – possiamo capire verso quale degli scenari presi in considerazione dall’intelligence americana propendere. Secondo Avril Haines, la direttrice del National Intelligence, le ipotesi sono tre: la prima è uno stallo in cui continua la carneficina di soldati su entrambi i fronti, senza che nessuno riesca a imporre una svolta. Per le altre due, ora ci sono nuovi indizi dal campo.


Ai russi non è andata male solo a Kyiv, anche il programma per l’offensiva nell’est era un altro: accerchiare le truppe ucraine. Avrebbero dovuto marciare da sud, dalle repubbliche autoproclamate e da Izyum. Izyum è nel nord est e permette (finora solo sulla carta) la tattica della tenaglia. A quel punto – nei piani di Putin – i soldati del Donbas si sarebbero arresi, perché non avevano più modo di far uscire i feriti e fare entrare i rifornimenti. Una versione su larga scala di quello che è successo con la resistenza di Mariupol. Non è andata così, e gli esperti si domandano se può accadere ora che i battaglioni russi sono più stanchi e si sono in parte svuotati. Tutto dipende da quanto sono stanchi gli ucraini: la seconda ipotesi di Haines è che i progressi russi acquistino velocità e i soldati di Kyiv si sentano sopraffatti, che combattere nell’est appaia un sacrificio inutile e il numero di defezioni aumenti rapidamente. Rispetto a questa ipotesi c’è un indizio nel modo in cui Mosca sta gestendo la riorganizzazione ed è una cattiva notizia. La mobilitazione ombra non stava funzionando, in alcune province s’è presentato solo il 20 per cento dei coscritti, mentre gli altri avevano cambiato numero di telefono oppure non si erano fatti trovare in casa. Ora sono comparsi dei cartelli: “250.000 rubli al mese” e altri vantaggi per andare a combattere in Ucraina. E’ una politica più costosa ma più efficace che, per esempio, andare a prendere i mercenari in Siria. 


La terza ipotesi è che la controffensiva spaventi i russi. Sulle mappe tecniche è comparso un colore nuovo: indica la guerriglia partigiana nelle zone, come Melitopol, verso cui punta la controffensiva del sud. Nei territori occupati deragliano i treni con le armi, mentre i nuovi Himars colpiscono depositi di munizioni ogni giorno. Mosca ha appena dovuto spostare dei battaglioni dal Donbas al sud per questa ragione e, se la resistenza costringerà a mantenere attivo questo flusso: la minaccia di Putin secondo cui – nella battaglia per il Donetsk – vederemo “cosa sono davvero capaci di fare” suonerà meno credibile. 

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