Contraddizioni
La morsa del petrolio russo. Come l'Italia aiuta Putin
Il nostro è l’unico paese Ue che ha aumentato l’import dalla Russia. Il nodo è la raffineria Priolo di proprietà della compagnia Lukoil
L’Italia sta dando una grossa mano a Vladimir Putin sul petrolio. Non solo è il principale paese europeo importatore di greggio via nave (quasi il 30 per cento del totale), ma è l’unico paese europeo che ha aumentato l’import dalla Russia. E non di poco: quasi il 400 per cento in più rispetto a febbraio, prima dell’invasione. I dati sono quelli raccolti da Bloomberg e mostrano il repentino spostamento verso oriente dell’export russo: Mosca è riuscita a sostituire la riduzione degli acquisti europei, circa 500 mila barili al giorno, reindirizzandoli in Asia seppure a prezzo scontato.
Attualmente il mercato asiatico, con Cina e India che fanno la parte del leone con almeno 900 e 640 mila barili al giorno, assorbe oltre la metà dell’export via nave russo. Un trend inverso si è verificato nel nord Europa, dove in vista del divieto di importazioni via mare che scatterà a fine anno, l’export russo si è ridotto di due terzi: da fine aprile Olanda, Polonia, Lituania, Francia, Finlandia, Germania, Svezia e Regno Unito importano tra 400 e 450 mila barili al giorno. Che è esattamente quanto importa la sola Italia (a maggio sono state sfiorati i 500 mila barili al giorno).
L’Italia è l’unico paese dell’Ue che ha aumentato l’import di petrolio russo e lo ha fatto persino di più della Turchia di Erdogan. La ragione di questo enorme aumento dell’import (secondo solo a Cina e India) è dovuto alla necessità di far funzionare la raffineria Isab di Priolo, in provincia di Siracusa, che è di proprietà della compagnia petrolifera russa Lukoil e che, come conseguenza indiretta delle sanzioni finanziarie per la guerra in Ucraina, si è trovata a poter acquistare solo petrolio di provenienza russa.
L’Isab di Priolo è strategica perché rappresenta circa il 20 per cento di capacità di raffinazione del paese. Il governo da mesi evita colpevolmente di risolvere il problema, che necessariamente riguarda la proprietà, ma non può continuare così a lungo. Non fosse altro perché tra cinque mesi entrerà in vigore l’embargo europeo alle importazioni di petrolio russo via nave.