Mandateci armi e condannate Kirill, dice Zelensky alla Zeit

Daniel Mosseri

Dalle domande che Cathrin Gilbert gli ha posto per la rivista tedesca esce un presidente amaro, ma determinatissimo a chiedere all’occidente più armi perché: "Servono a proteggere le persone e la loro libertà”

Abituarsi all’esistenza di una guerra in un angolo d’Europa? “Sarebbe fatale”. Chiedere al cancelliere tedesco Olaf Scholz di auspicare la vittoria dell’Ucraina anziché la sconfitta della Russia? “Qualunque sia la formulazione utilizzata, qua muoiono decine di persone ogni giorno”. Dalle domande che Cathrin Gilbert gli ha posto per Die Zeit esce un Volodymyr Zelensky amaro, determinatissimo e capace di rispondere quasi a ogni domanda con la richiesta all’occidente di inviare più armi. Un meccanismo consapevole: “Per alcuni, i miei appelli sembrano un ciclo continuo ma devo ripeterlo una volta ancora: abbiamo bisogno di armi moderne e abbiamo bisogno di sostegno per sopravvivere e vincere”. Zelensky parla con una rivista tedesca, specchio di una Germania a parole schieratissima con Kyiv contro Mosca ma di fatto ancora dipendente dai combustibili russi e titubante quando si tratta di inviare il materiale bellico.
 

Zelensky non si stanca di ripetere che “nel nostro paese le armi non rimangono nei magazzini a prendere polvere ma servono a proteggere le persone e la loro libertà”. E poi c’è il tema del paese stuprato e del  presidente insonne: “Ho bisogno di dormire ma non riesco a farlo per più di cinque ore a notte”. Ma non sono gli incubi a preoccuparlo, perché “nessun incubo è peggiore di quello che l’esercito russo ha fatto a Mariupol o a Bucha”. Il piano bellico e quello diplomatico restano  separati: da un lato il presidente ucraino è pronto a sedersi a un tavolo negoziale con i russi “in qualunque momento”. Ma l’obiettivo non può che essere uno solo: “La vittoria, perché in una guerra di distruzione non ci possono essere situazioni intermedie.” 

 

Da Zelensky arrivano anche critiche alle Chiese. Non solo quella russo-ortodossa del patriarca Kirill “che benedice le atrocità e il massacro di persone, ma perché gli altri leader della Chiesa non lo condannano? Come possono i cristiani tacere?“. E infine la famiglia. Alla Zeit, Zelensky conferma di aver appena rivisto moglie e figli dopo due mesi e mezzo, confessa che la guerra ha cambiato tutti, lascia  un segno, “ma allo stesso tempo spero nel profondo che rimarremo gli stessi di prima. Non solo noi come famiglia ma tutti gli ucraini. Abbiamo bisogno di libertà”.

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