(Foto di Ansa) 

Fermenti parigini

Infine pure i socialisti s'aggregano all'Unione popolare di Mélenchon

Mauro Zanon

Dopo varie trattative i socialisti francesi e la sinistra radicale sono arrivati all'accordo: la Nuova unione popolare sociale e ecologica si presenterà alle prossime legislative del 12 e 19 giugno

Parigi. Il 7 novembre 2008, Jean-Luc Mélenchon, ex ministro dell’Istruzione del governo Jospin, decise di abbandonare il Partito socialista (Ps) francese che lo aveva formato politicamente. Quasi quattordici anni dopo, le traiettorie del leader della France insoumise (Lfi) e della sua vecchia famiglia tornano a incrociarsi. Nella notte tra martedì e mercoledì, dopo una settimana di faticose discussioni, i socialisti francesi hanno raggiunto un accordo con il partito della sinistra radicale e faranno parte della Nuova unione popolare sociale e ecologica, la coalizione dei progressisti guidata da Mélenchon che si presenterà compatta alle elezioni legislative del 12 e 19 giugno. “La maggioranza che vogliamo costituire sarà composta dai gruppi parlamentari di ognuna delle componenti e si doterà di un intergruppo per completare e portare avanti questo lavoro comune dopo le elezioni”, si legge nel comunicato pubblicato ieri pomeriggio dal partito mélenchonista. 


Le principali discordie sono emerse quando si è parlato di Europa. La “disobbedienza ai trattati europei” desiderata da Lfi resta una linea rossa da non oltrepassare per il Ps, da sempre a vocazione europeista. Ma i due partiti, nel documento del compromesso, hanno comunque evidenziato “l’obiettivo comune di mettere fine al corso liberale e produttivista dell’Unione europea e di costruire un nuovo progetto a servizio della svolta ecologica e solidale”. “Per via delle nostre rispettive storie, gli uni parlano di disobbedire, gli altri di derogare in maniera transitoria, ma puntiamo allo stesso obiettivo: essere in grado di applicare nella sua interezza il programma di governo condiviso e rispettare in questo modo il mandato che ci affideranno i francesi”, aggiungono i firmatari, convinti con la Nuova unione popolare di ottenere la maggioranza alle prossime legislative, costringendo il presidente Macron a una coabitazione. 


Il dossier più spinoso delle trattative era quello delle circoscrizioni. In tutto sono 577, corrispondenti ad altrettanti posti all’Assemblea nazionale (la Camera bassa francese), e il partito della rosa ne ha ottenute 70. Il coordinatore di Lfi, Adrien Quatennens, ha dichiarato che la sua formazione ha dato prova di generosità per arrivare a un punto di equilibrio con i socialisti, che alle presidenziali hanno raccolto l’1,7 per cento, ossia venti punti percentuali in meno rispetto agli Insoumis (21,9 per cento). “Poiché il nostro desiderio era quello di raggiungere un accordo che coinvolgesse tutti, abbiamo tenuto conto del radicamento territoriale delle varie formazioni politiche”, ha spiegato Quatennens. In cambio, “il Ps ha fatto dei passi importanti sul bilancio di Hollande, l’abrogazione della legge El Khomri (legge sul lavoro approvata nell’estate del 2016, considerata dalla sinistra di Mélenchon un orrore liberale, ndr), la pensione a 60 anni, il non rispetto di alcune regole europee”, ha aggiunto l’eurodeputata Insoumise Manon Aubry. 


All’interno del partito fondato da François Mitterrand, non mancano comunque i mal di pancia. Come riportato dal Monde ci sono tre opposizioni: la più veemente è quella di Stéphane Le Foll, Bernard Cazeneuve e Jean-Cristophe Cambadélis, i generali decaduti dell’hollandismo; poi c’è quella degli eletti locali, sindaci come Anne Hidalgo (Parigi) e presidenti di regione come Carole Delga (Occitania), che si sono costruiti un’identità anche in opposizione a Lfi, vista come una sinistra impresentabile; infine c’è la nouvelle vague di quarantenni ancora indecisi sulla linea da tenere, ma più fedeli alla tradizione socialdemocratica che sedotti dal compromesso mélenchonista. Le Foll, ex ministro dell’Agricoltura di François Hollande, è già pronto ad assumere la guida della dissidenza, perché Mélenchon “è la sinistra del passato” e il Ps deve costruire “la sinistra del futuro”. 
Il via libera definitivo al matrimonio tra socialisti e Lfi è arrivato ieri sera da parte del Consiglio nazionale del Ps. Dopo l’accordo con gli ecologisti di Europe Ecologie les Verts di Julien Bayou, il Partito comunista francese di Fabien Roussel e Génération.s, il movimento fondato dall’ex candidato Ps alle presidenziali Benoît Hamon, Mélenchon e i suoi pasdaran hanno realizzato anche questo piccolo miracolo. Presto potrebbe aggiungersi anche il Nuovo partito anticapitalista di Nathalie Artaud. L’unione della sinistra è en marche.

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