(foto di Ansa)

matrimoni francesi

Chissà se i socialisti ci sono alle nozze gauche tra verdi e Mélenchon

Mauro Zanon

Il patto rosso-verde per le prossime legislative francesi è aperto anche al Ps di Anne Hidalgo, che alle ultime presidenziali ha ottenuto un risultato sotto le aspettative, e ai comunisti di Fabien Roussel. Ma per qualcuno la trattativa "è inaccettabile"

Parigi. La fumata bianca è arrivata dopo dieci giorni di estenuanti negoziazioni: la France insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon ed Europe Ecologies Les Verts (Eelv) di Julien Bayou hanno trovato un accordo per presentarsi uniti alle elezioni legislative per il rinnovo dell’Assemblea nazionale, la Camera bassa francese, che si terranno i prossimi 12 e 19 giugno. Nella notte tra domenica e lunedì, il consiglio federale di Eelv ha dato il via libera al matrimonio con gli Insoumis attraverso uno scrutinio interno: 84 voti a favore, 10 contro e 8 schede bianche. “E’ qualcosa di eccezionale, ma spetta agli elettori rendere questa unione storica”, ha detto su BfmTv il segretario nazionale dei Verdi francesi, Julien Bayou, invitando gli elettori di sinistra a dare la preferenza alla neonata Nouvelle union populaire écologique et sociale. “E’ un momento storico perché non c’era mai stato un accordo tra Eelv e Lfi a livello nazionale per delle elezioni legislative”, ha aggiunto su France Inter Manuel Bompard, capo negoziatore degli Insoumis.

 

L’obiettivo di questo rassemblement, come ribadito da Bayou, è quello di “ottenere la maggioranza all’Assemblea nazionale”, per “imporre” al presidente, Emmanuel Macron, una coabitazione con un primo ministro ben ancorato a sinistra. “Il premier sarà un membro del più grande gruppo dell’Assemblea nazionale o Jean-Luc Mélenchon”, si legge nel documento diramato da Eelv. Come evidenziato dall’Obs, questo accordo “è l’apoteosi di un primo maggio durante il quale i partiti si sono incrociati nel corteo parigino in un ambiente disteso che raramente si era visto negli ultimi anni”.

 

I due partiti di sinistra, che al primo turno delle presidenziali hanno raccolto assieme il 26,6 per cento dei suffragi (21,9 per Lfi e 4,7 per Eelv), hanno trovato molti punti di incontro. Tra le priorità comuni figurano l’aumento del salario minimo a 1.400 euro, la pensione a 60 anni, il blocco dei prezzi sui prodotti di prima necessità, la pianificazione ecologica e la Sesta Repubblica per “mettere fine al presidenzialismo”. Le divergenze sulla politica internazionale, invece, sono state limate, ma rimangono. Sull’Europa, il concetto di “disobbedienza” voluto da Lfi è stato conservato nel testo di accordo ma solo per alcune regole economiche e di bilancio. “La Francia non può avere come politica né l’uscita dall’Ue, né la disgregazione di quest’ultima, né la fine della moneta unica”, si legge nel documento, che precisa, tuttavia, che la disobbedienza è necessaria per le regole “non in sintonia o in contraddizione con gli imperativi dell’urgenza ecologica e sociale”. Il tema delle circoscrizioni era uno dei più spigolosi, e infatti Eelv ha dovuto fare parecchie concessioni. I Verdi volevano tutti i centri storici delle città conquistate alle elezioni comunali del 2020: ma hanno incassato il placet di Lfi soltanto a Bordeaux, Lione e Strasburgo, mentre a Parigi hanno ottenuto la terza, la quinta, l’ottava e la nona circoscrizione. Alla fine saranno un centinaio su 577 le circoscrizioni in cui i Verdi presenteranno il loro candidato.

 

Per conquistare il maggior numero di scranni possibile all’Assemblea nazionale, i due partiti desiderano “federare sulla base di un programma ambizioso tutte le forze che lo condividono, rispettando la loro pluralità e la loro autonomia”. Il messaggio è rivolto naturalmente al Partito socialista (Ps) di Anne Hidalgo, la sindaca di Parigi, uscito con le ossa rotte dalle ultime presidenziali, ma anche al Partito comunista di Fabien Roussel. Il Ps è spaccato in due tra chi vede nell’alleanza con Mélenchon l’unica via per sopravvivere e chi invece non è pronto a nessun compromesso con il leader giacobino per via delle profonde divergenze sia in politica estera sia in politica interna. L’ex segretario nazionale del Ps, Jean-Christophe Cambadélis, ha pubblicato  una lettera aperta per dire “no all’integrazione nell’Union populaire”. Ieri pomeriggio, le negoziazioni tra la delegazione socialista guidata da Olivier Faure, attuale segretario nazionale Ps, e la delegazione Insoumis, erano ancora in corso. Per l’ex ministro dell’Agricoltura Stéphane Le Foll, “l’urgenza di Olivier Faure è salvare la propria pelle. E’ pronto a svendere tutta la storia socialista per un accordo su venti circoscrizioni. E’ inaccettabile”.