(foto EPA)

Alle legislative francesi, destra e sinistra radicali vogliono la rivincita contro Macron

Mauro Zanon

Mélenchon sogna di fare il premier, ma non lo scendiletto dell’Eliseo. Appunti in vista del "terzo turno" delle elezioni in Francia

Parigi. Archiviato il secondo turno delle presidenziali, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e gli altri leader, si proiettano già verso il terzo, ossia le elezioni legislative dei prossimi 12 e 19 giugno per il rinnovo dell’Assemblée nationale, la Camera bassa. Ufficialmente, la campagna per le legislative inizia il 30 maggio, ma Marine Le Pen, candidata sconfitta del Rassemblement national (Rn), e Jean-Luc Mélenchon, portabandiera della sinistra radicale al vertice della France insoumise (Lfi), hanno già lanciato la sfida all’inquilino dell’Eliseo: “Questa sera lanciamo la grande battaglia elettorale delle legislative”. 

La condurrò accanto a Jordan Bardella (presidente ad interim di Rn, ndr) e con tutti quelli che hanno avuto il coraggio di opporsi a Emmanuel Macron al secondo turno”, ha dichiarato domenica sera Le Pen, dopo l’esito del voto. Lo stesso ha fatto Mélenchon dal suo quartier generale a Parigi. “Non rassegnatevi. Il terzo turno comincia questa sera. Il 12 e il 19 giugno un altro mondo è ancora possibile se eleggerete una maggioranza formata dai deputati della nuova Unione popolare (il nome scelto da Lfi per la campagna delle presidenziali, ndr), che deve ampliarsi”, ha detto il leader della sinistra radicale. Quest’ultimo, galvanizzato dalla valanga di voti ottenuti al primo turno, più di 7 milioni, è convinto di poter fare il colpaccio in occasione della prossima scadenza elettorale, “imponendo” al presidente di eleggerlo primo ministro. 

Manuel Bompard, eurodeputato e direttore della campagna elettorale di Lfi, ha detto che Mélenchon ha tutti i requisiti per diventare il prossimo capo dell’esecutivo, ma non per fare lo scendiletto di Macron, essere il semplice esecutore delle idee macroniste, “bensì per applicare il suo programma, bloccare i prezzi, aumentare il salario minimo e fare in modo che nasca la Sesta Repubblica”.  Anche il sovranista Éric Zemmour, presidente di Reconquête!, pensa già alle legislative per riscattare il risultato deludente del primo turno (7,1 per cento di preferenze), e sogna di essere il kingmaker della ricomposizione della droite. “Dobbiamo dimenticare le nostre querelle e unire le forze. E’ il nostro dovere”, ha detto Zemmour, prima di aggiungere: “Non è un’opzione, è una necessità. La nostra responsabilità è immensa. La nostra coalizione deve fare la Francia”. Domenica sera, l’ex giornalista del Figaro non ha comunque risparmiato frecciate a Marine Le Pen. “E’ l’ottava volta che il cognome Le Pen subisce una sconfitta”, ha tuonato Zemmour, riferendosi alle batoste elettorali incassate sia dal padre, Jean-Marie, sia dalla figlia. L’attacco ha colto di sorpresa anche alcuni militanti zemmouriani, e infatti il leader di Reconquête! ha provato ieri a rimediare con un tweet. “Marine Le Pen, accettando la mano che le porgo, avrà l’occasione di porre fine al cordone sanitario che sterilizza le possibilità del campo della nazione da quarant’anni a questa parte. Colga l’occasione, non per noi, ma per la Francia. Facciamolo. Insieme”, ha twittato Zemmour, anche se Jordan Bardella, il delfino di Le Pen, ha già rifiutato qualsiasi ipotesi di matrimonio. 

Il nervosismo della destra sovranista è una buona notizia per Macron, che però è chiamato a un duro lavoro di pedagogia e di persuasione per costruire una maggioranza solida e docile, con cui mettere in pratica le riforme che ha in testa per il secondo quinquennio, a partire da quella delle pensioni. Il presidente francese dovrà andare a pescare in quella sinistra progressista che non ha alcuna intenzione di salire sul carro di Mélenchon, per via delle sue posizioni estreme, ma anche tra i gollisti che considerano finita l’esperienza dei Républicains: un partito senza possibilità di resurrezione. Secondo le informazioni del Figaro, Macron, prima delle legislative, potrebbe annunciare la creazione di “un grande movimento politico di unità e di azione”, un arco repubblicano “dalla social-democrazia al gollismo, fino agli ecologisti”. 

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