Crisi all'orizzonte

Nabiullina è ottimista, ma la Banca centrale russa vede nero

Federico Bosco

Crollo del pil del 9,2 per cento e tasso di disoccupazione al 6,9 per cento (contro il 4,3 dell’anno precedente). Le previsioni sono della Banca russa, ma la governatrice dice che il paese "non corre alcun rischio default"

Mentre gli obiettivi militari si sono ristretti dalla conquista di Kyiv all’assedio dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, la Russia deve affrontare l’assedio alla sua economia, con gli addetti ai lavori che vedono un futuro cupo ma vivono nella paura di contraddire Vladimir Putin. La governatrice della Banca centrale russa Elvira Nabiullina, parlando nuovamente alla Duma, che le  ha confermato un altro mandato di 5 anni, ha detto che il paese “non corre alcun rischio di default” perché dispone “di tutte le risorse finanziarie” per far fronte ai suo impegni internazionali. Solo tre giorni fa Nabiullina aveva spiegato ai parlamentari russi che le sanzioni occidentali avrebbero avuto “un impatto più forte” sull’economia nazionale e che la Russia dovrà affrontare severi “cambiamenti strutturali” per adattarsi.

 

Ma le parole di una delle figure della tecnocrazia russa più rispettate non coincidevano con i desideri di Putin, che poco dopo l’ha indirettamente smentita parlando di un’economia che “si sta stabilizzando”  dopo che il “blitzkrieg economico” dell’Occidente contro la Russia è fallito e che le sanzioni provocheranno “un declino negli standard di vita” degli europei. 

 

Nell’intervento di ieri l’atteggiamento di Nabiullina è cambiato. Pur reiterando le linee guida già stabilite, ha affermato che l’aumento emergenziale dei tassi è stato necessario solo per la fase più acuta della crisi innescata dalle sanzioni, una mossa volta a scongiurare la corsa agli sportelli per prelevare contanti e accaparrarsi beni, ma che adesso i russi stanno riportando denaro negli istituti bancari. Dopodiché è tornata a parlare della ristrutturazione dell’economia russa, della necessità di consumatori e imprese di adattarsi alla nuova realtà in cui vanno cercati nuovi mercati con cui commerciare dopo le sanzioni. Il tono di Nabiullina però è diventato ottimista: il peggio è passato.

 

Ma poche ore dopo la Banca centrale russa ha pubblicate le previsioni di crescita, frutto delle stime di un panel di istituti russi e internazionali che vanno da JP Morgan e Goldman Sachs a Sberbank CMI e Gazprombank. I risultati del rapporto non delineano uno scenario impervio ma rassicurante come quello descritto da Nabiullina, tutt’altro. Per il 2022 si prevede un crollo del Pil del -9,2 per cento (dal +4,7 per cento dell’anno precedente), con crescita zero per l’anno successivo. Una stima che è peggiore di quella del Fmi, che parla di -8,5 per cento. L’inflazione nel 2022 avrà un’impennata fino al 22 per cento. I nuovi dai della Banca centrale russa sono peggiori delle stime di un mese fa, che davano il pil a -8 per cento e l’inflazione al 20. Ma a preoccupare, in un’economia in crollo verticale, è l’impatto occupazionale: per il 2022 l’istituto guidato da Nabiullina stima un tasso di disoccupazione che sale al 6,9 per cento dal 4,3 per cento dell’anno precedente, senza migliorare abbastanza negli anni successivi (6 per cento nel 2023 e 5,5 nel 2024). Un dato che esploderà quando sarà irreversibile l’esodo delle aziende straniere: secondo le stime del Financial Times attualmente oltre 200 mila persone ricevono ancora lo stipendio da aziende che hanno sospeso le attività in Russia. 

 

Il bilancio statale che finanzia i programmi di assistenza sociale dipende in larga parte dalle rendite di gas e petrolio, che nel caso del settore petrolifero molto presto dovrà affrontare le conseguenze del sesto pacchetto di sanzioni europee che potrebbero arrivare fino all’embargo. Da questo punto di vista sono un pessimo segnale le dimissioni del numero uno di Lukoil, Vagit Alekperov, fondatore e presidente per 30 anni del colosso petrolifero russo. Il 5 marzo l’azienda aveva chiesto a Putin di scegliere la via del negoziato, e se Alekperov abbandona la sua creatura, vuol dire che non si aspetta niente di diverso, se non in peggio, da quel che si è visto in queste settimane.

 

La bilancia commerciale invece continuerà a essere positiva, ma questo soprattutto per effetto del crollo delle importazioni, che in Russia sono necessarie anche per quel che produce in patria. Per esempio, come ha spiegato Nabiullina alla Duma, il legname usato dalle aziende è russo ma i prodotti chimici per lavorarlo vengono importati. Se la domanda interna viene distrutta dalle sanzioni, anche esportando meno energia il surplus commerciale crescerà. Lo standard di vita dei russi molto meno.