Vladimir Putin (LaPresse)

Editoriali

La Russia sprofonda in recessione

Redazione

Il pil dell’Eurozona rallenta, ma quello russo crolla. Merito delle sanzioni

Il Fmi ha aggiornato le sue previsioni sull’economia mondiale. Le conclusioni sono chiare fin dal titolo: “La guerra ha frenato la ripresa globale”. Rispetto alle stime di gennaio, le prospettive sono inevitabilmente peggiorate a causa della guerra in Ucraina. La Russia è il paese più colpito (ovviamente dopo l’Ucraina), nonostante Vladimir Putin sostenga che la “guerra lampo economica” dell’Occidente non ha funzionato e si ritorcerà contro l’Europa. I numeri del Fmi dicono il contrario e disegnano uno scenario cupo per l’economia russa. Il pil crollerà al -8,5 per cento nel 2022, la recessione più profonda dal 1994, che continuerà nel 2023 con un -2,3 per cento. Nell’Eurozona è previsto un rallentamento della crescita, ma sarà comunque positiva del 2,8 per cento (l’Italia è leggermente sotto la media: +2,3 per cento).


Se è vero che le sanzioni sono una lama a doppio taglio, è altrettanto vero che i lati non sono taglienti allo stesso modo. La Russia dovrà fronteggiare un’inflazione impressionante: 21,3 per cento, più del triplo rispetto al 2021. Nell’Eurozona è stimato un 5,3 per cento nel 2022 in crescita rispetto al 2,6 per cento del 2021 ma a un livello ben diverso da quello russo. Infine, un dato che più di altri renderà difficile per il Cremlino far abbracciare alla popolazione una “economia della resistenza”, la disoccupazione: quest’anno raggiungerà il 9,3 per cento, quasi il doppio rispetto al 4,8 per cento del 2021. Ma ciò che più conta è la variazione delle stime di odierne di crescita rispetto a quelle di gennaio, quando nessuno a parte Putin immaginava l’invasione dell’Ucraina: -11,3 del pil rispetto alle previsioni del Fmi per il 2022 e -4,4 per cento per il 2023. Dati che sono molto più contenuti nell’Eurozona, rispettivamente -1,1 per cento e -0,2 per cento. La conseguenze della guerra colpiranno l’intera economia globale, ma la Russia è quello che a causa delle sanzioni pagherà un prezzo molto più alto e, soprattutto, è tra i meno pronti a superare la crisi che ha scatenato. A partire dal prendere atto della realtà.

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