A caccia di tank

Che cosa serve ancora all'Ucraina per contrattaccare. Ecco la seconda fase in Donbas

Cecilia Sala

Aerei da guerra, carri armati e missili: il presidente Zelensky continua a insistere e qualcosa ottiene

La nuova battaglia per il Donbas non è ancora cominciata, quello che serve all’Ucraina è che nei giorni (nella migliore delle ipotesi una settimana) che ci separano dall’inizio del secondo capitolo della guerra non ne passi uno senza che un carico di armi dei paesi alleati raggiunga il paese. Il consigliere per la Sicurezza nazionale americano Jake Sullivan ha garantito che  sta già accadendo. Il problema, in realtà, è il tipo di armi che arrivano e la rapidità con cui arrivano. Gli  analisti spiegano che quello che ci si aspetta di vedere in Donbas somiglia più a una battaglia della Seconda guerra mondiale che a una qualsiasi guerra recente, e che  sfondare le colonne nemiche in un contesto simile “non lo fai certo con i missili anti carro”, ha detto Michael Kofman, direttore del programma sulla Russia del think tank di Arlington Cna, al Washington Post.

 

Agli ucraini servono armi pesanti in quantità e il ministro della Difesa di Kyiv, Oleksii Reznikov, ha fatto un elenco, citando in particolare i jet, l’artiglieria, i carri armati, i sistemi di difesa aerea a lungo raggio e i missili anti nave. Sono tutte armi molto diverse da quelle ricevute finora, e l’urgenza di rivedere la tipologia di aiuti militari si spiega con il fatto che la prossima fase della guerra non c’entra nulla con ciò che abbiamo visto dal 24 febbraio a oggi (in particolare intorno alla capitale Kyiv): adesso a combattere ci saranno le file di mezzi corazzati schierati in campo aperto. Le temperature in aumento e  il terreno asciutto creano le condizioni perfette per i russi, che in questo scenario possono sfruttare la loro superiorità numerica. In uno scontro così, su distese pianeggianti e quasi deserte, per gli ucraini sarà molto più difficile, quasi impossibile nascondersi e poi mettere in difficoltà il nemico con contrattacchi, trappole e imboscate – quelle che finora hanno garantito i successi della resistenza, e per cui i missili a spalla e i droni turchi erano efficaci e sufficienti. Gli ucraini chiedono di essere messi nelle condizioni di affrontare questa fase con le armi giuste, ma al momento non ne hanno ancora abbastanza. 

 

Il presidente Zelensky continua a insistere e qualcosa ottiene. Ci sono molte “prime volte” nei nuovi pacchetti di aiuti: è la prima volta da quando è cominciata la guerra che gli ucraini ricevono dei carri armati, sono i T-72 sovietici che arrivano dalla Repubblica ceca. Anche l’amministratore delegato della tedesca Rheinmetall ha detto che sarebbe disponibile a mandare subito cinquanta carri armati Leopard 1 in Ucraina, ma sta aspettando di sapere se il governo di Berlino lo autorizza a spedire il carico. Gli inglesi, oltre a centoventi veicoli corazzati per le truppe, hanno regalato i missili anti nave che chiedeva il ministro della Difesa Reznikov. Anche questa è una prima volta e missili del genere potrebbero cambiare radicalmente l’assetto della guerra perché, insieme alle mine posizionate sulla costa ma soprattutto in mare (anche queste inglesi), rendono improbabile qualsiasi tentativo di sbarco russo, che si rivelerebbe costosissimo. Un altro regalo prezioso arriva da Bratislava,  sono i sistemi di difesa aerea a lungo raggio S-300,  difficili da intercettare e da distruggere, ingaggiano decine di bersagli contemporaneamente e permettono di abbattere aerei e missili (anche balistici) fino a una distanza di 250 chilometri.

 

L’Ucraina ha già alcune batterie di S-300 ma sono poche, e per difendere le città, i depositi e le basi militari dai jet e dai missili russi – come quello che ha ucciso cinquanta civili alla stazione di Kramatorsk – non bastano. La settimana scorsa, per la prima volta, sono arrivate batterie nuove dalla Slovacchia. Bisogna muoversi molto in fretta perché spostare sul territorio ucraino le armi pesanti – più difficili da trasportare e da nascondere –  è un processo delicato,  per questo Zelensky dice che è già tardi, che dovevano arrivare prima. C’è un aspetto fondamentale: i russi hanno avuto enormi problemi logistici nella prima fase della guerra, ma le loro linee logistiche ora sono più corte e più semplici da proteggere. Per gli ucraini adesso è vero il contrario: le truppe si stanno concentrando nel punto più lontano dal confine ovest, che è l’unico attraverso il quale possono passare gli aiuti militari occidentali. Rispetto alla lista di richieste ucraine mancano ancora all’appello gli aerei e l’artiglieria, Sullivan non ha mai citato i primi ma – senza entrare nei dettagli e senza dire da quale paese dell’ex blocco sovietico – ha detto che  “l’artiglieria è inclusa” e sta arrivando.