Foto: EPA/ALISA YAKUBOVYCH

Gli infiltrati di Putin

I russi sono già dentro Kyiv: sono i sabotatori arrivati nella capitale con quattro compiti

Cecilia Sala

Nella capitale ucraina minacciata dai russi si nascondono da mesi gli "spetsnaz" che lavorano per Mosca: il governo ucraino invita i cittadini a dargli la caccia lasciando molta libertà su cosa fare dopo

Chmel’nyc’kyj. La colonna di fanteria e mezzi corazzati lunga sessanta chilometri per ora non entra, ma i russi a Kyiv ci sono già da mesi. Sono arrivati in Ucraina alla fine dell’anno scorso, hanno affittato degli appartamenti, hanno comprato delle auto usate, si sono nascosti e hanno aspettato questo momento. Sono gli infiltrati, gli spetsnaz, i sabotatori. Qui tutti li chiamano “i terroristi” o “gli scarafaggi” e promettono “che bruceranno più in basso dell’ultimo girone dell’inferno”.

I sabotatori hanno quattro compiti, il primo è supportare con informazioni e segnali le operazioni dei militari che si trovano fuori dal perimetro della città, per esempio posizionando dei fari che si attivano a distanza e servono a guidare i missili russi. Il secondo è spiare le mosse dell’esercito e delle milizie di civili ucraini, il coprifuoco dello scorso fine settimana serviva proprio per permettere loro di fortificare la città, costruire le difese e posizionarsi nelle strade: adesso gli infiltrati devono monitorare i vicoli e gli incroci di Kyiv e poi passare all’esercito le informazioni sui punti in cui sono state disseminate le mine, quelli dove sono stati costruiti muri che sbarrano l’accesso ai carri e quelli dove non bisogna passare perché sono state montate trappole esplosive. Il terzo compito è portare il caos in città. Bombe ed episodi di violenza apparentemente inspiegabili nei quartieri residenziali, tra i giardini, le scuole, le fermate della metropolitana e i centri commerciali.

E’ “l’obiettivo psicologico”: con il terrorismo si mettono alla prova i nervi dell’opinione pubblica per fare in modo che abbia un po’ meno voglia di resistenza e sia un po’ più incline alla resa. Se diventasse un sentimento diffuso il governo non potrebbe non tenerne conto, ma per il momento succede l’esatto contrario. A Kyiv in pochi prendono sul serio i negoziati, nessuno prende in considerazione l’ipotesi che l’Ucraina possa arrendersi e anzi, quando il governo ha invitato tutti i cittadini a dare la caccia agli infiltrati, gli abitanti di Kyiv hanno preso questo compito molto seriamente. Il messaggio delle autorità era simile a quello lanciato dall’amministrazione americana dopo l’11 settembre: “If you see something, say something” (se vedi qualcosa, parla).

Ma in questo caso, una volta individuati i sospetti c’è molta libertà di azione rispetto al trattamento da riservare loro. I civili li arrestano, li fanno sdraiare, gli legano i piedi e le mani dietro la schiena, poi usano lo scotch da pacchi per chiudergli gli occhi e la bocca. Nel distretto di Podil – nord-ovest della capitale – la milizia del quartiere ha sterminato un gruppo di otto sabotatori mentre dormiva in un pullman. Altri due, che erano in macchina, sono stati fatti esplodere. Sempre a Podil ci sono le ronde di signore pensionate che, non potendo partecipare attivamente alla resistenza armata, vanno in giro a caccia di russi con un nastro giallo intorno al braccio destro: “Li riconosco dall’odore”, dice al Foglio Iuliia, 64 anni, e spiega che anche se molti ucraini parlano russo, la pronuncia è inconfondibile.

Il quarto compito dei sabotatori è uccidere il presidente Zelensky e, per questo, gli infiltrati che preoccupano di più sono quelli che non se ne sono mai andati. Gli ufficiali amici del Cremlino che, dopo la caduta del governo amico di Mosca e la fuga dell’ex presidente Viktor Yanukovich nel 2014, hanno continuato a occupare i loro posti nelle istituzioni. Hanno vissuto “coperti”, hanno finto di sposare il nuovo corso del paese, e oggi si preparano a ricevere ordini.

Di più su questi argomenti: