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parla una deputata ucraina

"Embargo sul gas per far collassare Mosca. I negoziati? Nessuno si fida più di Putin"

Daniel Mosseri

La deputata ucraina Inna Sovsun ci spiega perché c'è poco da sperare nelle trattative tra le due delegazioni: “Loro ci vogliono morti, noi vogliamo vivere e un compromesso su questo punto non si può trovare. Le sanzioni non sono sufficienti"

Berlino. Durante i colloqui che si sono tenuti oggi a Brest tra la delegazione ucraina e quella russa, si è trovata un’intesa  sulla creazione congiunta di corridoi umanitari per i civili.  “Fidarsi di quello che offrono i russi è semplicemente impossibile”. Inna Sovsun parla schietto. La deputata al Parlamento ucraino per il partito Golos (“Voce”) ci riceve su Skype spiegandoci di trovarsi “in un luogo sicuro”. Sovsun, docente di Scienze Politiche alla National University of Kyiv-Mohyla Academy e viceministra dell’Istruzione, su questo secondo round di colloqui non fa affidamento.

All’Ucraina e al mondo, spiega, Mosca sta mentendo da troppo tempo “e poi ci hanno anche attaccati nel 2014, quando eravamo del tutto neutrali”. Insomma, la fiducia è al minimo mentre a crescere è solo “la resilienza dell’Ucraina”. Minuta, Sovsun non ha l’aria della combattente ma la sua risolutezza è di primo ordine: il negoziato ci sarà “ma noi non abbiamo certo voglia di negoziare dopo che abbiamo visto ciò che hanno fatto alla mia nativa Kharkiv”. Le posizioni, osserva, sono inconciliabili: “Loro ci vogliono morti, noi vogliamo vivere e un compromesso su questo punto non si può trovare”. La deputata è certa di parlare non solo in nome di Golos, “ma per tutti i partiti ucraini a eccezione di Piattaforma di opposizione-Per la Vita”, ossia per la formazione filorussa erede di quel Partito della regioni che fu di Viktor Yanukovych, l’ex presidente ucraino deposto con la rivoluzione di Euromaidan. “Lo sa che tutti gli esponenti di quel partito hanno lasciato l’Ucraina in questi giorni e si sono rifugiati in occidente?”.

Sovsun spiega che neppure i più filorussi fra gli ucraini si fidano ormai di Vladimir Putin e che anche i generali si stanno allontanando dallo presidente russo. Quanto al negoziato, riprende, l’Ucraina è compatta nel respingere le richieste di Mosca, a cominciare dal preteso riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea. Golos non è al governo ma un suo parlamentare, Rusten Umerov, un tataro di Crimea, è associato al team negoziale del presidente Volodmyr Zelensky. Una soluzione al conflitto, continua la deputata, che cura invece i rapporti con la stampa estera, potrà venire solo dall’esercito ucraino e dalle forze di difesa territoriale. “Ma non possiamo farcela da soli. Siamo grati all’occidente per le sanzioni adottate, che però non sono sufficienti: serve un embargo totale per far collassare il regime russo”. Un embargo anche sul gas? “A cominciare dal gas”. Oltre alle sanzioni, per l’Ucraina Sovsun chiede anche nuovi aiuti militari e l’istituzione di una no fly zone da parte della Nato. Prima ancora di prendere fiato chiosa: “Lo so che è chiedere molto ma se questi ci radono al suolo poi arrivano al confine della Polonia. E hanno già detto che a loro l’idea che la Polonia e l’Ungheria siano nella Nato non piace”. La fine del conflitto, ribadisce, arriverà o per la vittoria di una delle due parti oppure perché, questa è la speranza della deputata, l’effetto delle sanzioni antirusse sarà talmente forte da spingere i circoli di Mosca “a estromettere Putin e a consegnarlo alla Corte penale dell’Aia dove merita di essere processato”.


La determinazione di Sovsun non nasconde il dolore per la devastazione del suo paese, un’Ucraina che grazie all’invasione russa si riscopre unita. “Ricevo molti messaggi dai miei compagni di scuola russofoni di Kharkiv che mentre siedono nei rifugi mi scrivono: ‘Vogliamo cacciare questi fascisti’”. Poi ricorda l’impegno con la vita di tanti militari russofoni “che ogni mattina tributano onori al paese in ucraino”. Per Suvson la divisione fra i due gruppi linguistici non esiste più. “Putin dice che è entrato in Ucraina per salvare i russofoni ma sono parole infondate: forse non ha visto i video di migliaia di civili russofoni di ogni regione che insultano i militari di Mosca, in russo, e li affrontano con le molotov”. Alla domanda sulla gestione della crisi del Donbas da parte di Zelensky è netta: “Io rappresento l’opposizione ma da me non sentirete una singola critica nei confronti del governo del mio paese. I conti si fanno dopo la guerra”.

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