Il ponte aereo britannico per rifornire di armi l'Ucraina

Daniele Raineri

Missili anticarro portatili per i soldati di Kiev, sono disegnati per rendere costosa la possibile invasione russa

Da due giorni aerei da trasporto militari C-17 britannici decollano dalla base della Raf a Brize Norton e atterrano nella capitale ucraina Kiev. E’ un ponte aereo per rifornire in fretta di armi l’esercito ucraino in vista di una possibile invasione da parte della Russia, che da mesi ammassa soldati e mezzi in diversi punti del confine come se si stesse preparando a lanciare un attacco da più direzioni. Le armi scelte dagli inglesi per aiutare gli ucraini sono Nlaw, lanciamissili anticarro portatili prodotti dalla Gran Bretagna in collaborazione con la Svezia e appaiono una scelta logica se si considera dove e come si potrebbe svolgere lo scontro. Il sistema Nlaw pesa circa dodici chili, può essere portato e usato da un soldato da solo, ha una carica esplosiva capace di mettere fuori combattimento un carro armato e distribuito alle truppe ucraine può creare molti problemi agli almeno milleduecento carri armati russi che potrebbero avanzare dentro il territorio ucraino. La gittata massima è di ottocento metri e non è tantissima – chi si vorrebbe trovare a ottocento metri da un corazzato russo? E’ probabile che le grandi infrastrutture della Difesa ucraina, come le basi militari, finiranno subito nel mirino dei bombardamenti russi. Ma il sistema Nlaw ha un ingombro minimo, può stare nel bagagliaio di un’automobile, e sopravvivere all’onda d’urto della prima fase di un’avanzata russa con più chance di altri sistemi, pesanti e meno mobili.

 

E’ disegnato per le fasi successive della battaglia, quando gli almeno milleduecento carri armati russi cominceranno a esporsi e la vastità del territorio ucraino renderà difficile per i russi tenere tutto il fronte sotto controllo. La Russia è molto più forte dell’Ucraina dal punto di vista militare, ma gli ucraini non sono chiamati a vincere questa possibile guerra nel senso convenzionale. Devono piuttosto rendere l’aggressione molto costosa, in termini di perdite umane e materiali, per i russi, in modo da far perdere a Mosca ogni appetito politico e la voglia di continuare le operazioni. Il concetto di base è questo: rallentare i russi e infliggere loro perdite fino a quando non si ritorna a parlare di una soluzione diplomatica. Il governo inglese insiste molto sul fatto che i missili servono a rafforzare le difese ucraine. “Abbiamo preso la decisione di fornire all’Ucraina sistemi d’arma leggeri, anti corazzati e difensivi. Un numero ristretto di personale del Regno Unito fornirà anche una formazione iniziale per un breve periodo di tempo – ha annunciato lunedì il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace – L’Ucraina ha tutto il diritto di difendere i propri confini e questo nuovo pacchetto di aiuti rafforza ulteriormente la sua capacità di farlo. Sia chiaro: questo supporto è fatto di armi a corto raggio e chiaramente difensive; non sono armi strategiche e non rappresentano una minaccia per la Russia. Devono essere utilizzate per l’autodifesa”. In ogni caso, la mossa britannica è una risposta molto significativa alla minaccia russa. 

 

Anche gli americani in passato hanno fornito agli ucraini missili anticarro, Javelin nel loro caso. Proprio una di queste forniture finì al centro del primo impeachment contro Donald Trump. L’allora presidente americano aveva bloccato una spedizione di missili perché in cambio pretendeva dal governo ucraino che inventassero accuse contro lo sfidante, il democratico Joe Biden, false ma abbastanza complicate da infangarlo senza possibilità di essere smentite in tempo per la fine della campagna elettorale. Il piano non funzionò.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)