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Il ritratto

In Germania tocca a Lauterbach, il ministro antivirus scelto da Scholz

Daniel Mosseri

Rileva Jens Spahn alla Salute. L’uomo dell’Spd per “battere” la pandemia striglia i Länder, ha il pugno di ferro sulle chiusure e due doti “da Merkel” molto gradite ai tedeschi: il parlar chiaro e la competenza

Meno talk show e più telegiornali in vista per Karl Lauterbach. Assieme al virologo in chief dell’ospedale Charité di Berlino, Christian Drosten, Lauterbach è diventato un volto molto noto negli anni della pandemia in Germania per i suoi costanti appelli a usare la mano dura contro il coronavirus. Il cancelliere designato Olaf Scholz lo ha scelto quale nuovo ministro federale della Salute: una mossa azzeccata che tutto il mondo politico, con l’ovvia eccezione dei sovranisti di AfD, ha salutato con soddisfazione, fra gli applausi delle associazioni dei medici. Perché un po’ come Angela Merkel, Lauterbach unisce due caratteristiche molto gradite ai tedeschi: il parlar chiaro e la competenza. Con una laurea in medicina ottenuta fra Düsseldorf e San Antonio (Texas), un dottorato alla Harvard School of Public Health (dove è anche professore aggiunto), Lauterbach è docente di Farmaeconomia ed Epidemiologia clinica all’Università di Colonia ma è anche deputato dal 2005.

 

Il primo a fargli gli auguri è stato il ministro uscente della Salute Jens Spahn, l’allora astro nascente della destra della Cdu che nel 2018 Merkel piazzò in un dicastero di peso ma con poca visibilità, ignara che il corona ne avrebbe fatto uno dei politici più conosciuti nel paese. Ma Lauterbach non è da meno. Per mesi l’accademico ha pungolato il governo ad adottare misure restrittive più severe o a mantenere più a lungo quelle già decise, ha strigliato i Länder e sostenuto la regola del 2G (solo guariti e vaccinati nei luoghi aperti al pubblico, gli altri a casa). 58 anni, sposato e divorziato, Lauterbach ha avuto quattro figli dall’ex moglie, l’epidemiologa Angela Spelsberg con la quale non ha mancato di polemizzare a mezzo stampa a settembre del 2020 quando lei invocava un allentamento delle misure anticoronavirus mentre lui, coerente con la parte di Cassandra che si è autoassegnato, prevedeva l’arrivo di una seconda ondata del coronavirus. I fatti gli hanno dato subito ragione: la politica invece è stata più lenta.

 

Da alcuni mesi il suo nome non appariva più nelle liste del toto-ministri della Spd impegnata a negoziare il patto di coalizione con Verdi e Liberali (Fdp). Da quando hanno vinto le elezioni, i socialdemocratici di Olaf Scholz hanno smesso di occuparsi di pandemia. Anzi, hanno cambiato linea passando dal rigore invocato da Lauterbach a un aperto flirt con i Liberali non troppo entusiasti in tema di restrizioni e lockdown. Un allentamento del clima di rigore che non ha entusiasmato Angela Merkel. Ormai da un mese però il suo governo si occupa (quasi solo) del disbrigo degli affari correnti e la cancelliera non ha certo potuto mettersi di traverso alla volontà politica dei suoi successori. Ma proprio nei giorni in cui la nuova maggioranza auspicava il ritorno a un clima di “normalità”, l’esplosione della quarta ondata ha fatto cambiare idea a tutti. La progressione geometrica dei contagi, i deludenti risultati in campo vaccinale e il collasso del sistema ospedaliero in alcuni Länder hanno riportato la Spd a più severi consigli, fino alla recente proposta, approvata anche dai Liberali, di introdurre l’obbligo vaccinale per legge dal prossimo febbraio.

 

Fino all’annuncio di Scholz da un palco a Berlino lunedì: “Ci serve un sistema sanitario sempre migliore e dobbiamo battere la pandemia”, compiti per i quali non potevamo che nominare Karl Lauterabach. Alto, magrissimo, dinoccolato e senza cravatta, Lauterbach arriva sul palco sicuro di sé. “Grazie Olaf – lui dà del tu al cancelliere – e grazie al partito. La pandemia è ancora fra noi ma la batteremo e lo strumento centrale saranno i vaccini. Rafforzeremo il sistema sanitario e vinceremo”. E se ne va.  Accanto a Lauterbach alla Salute e a Hubertus Heil riconfermato al Lavoro, Scholz ha anche nominato quattro donne in altrettanti ministeri: Nancy Faeser agli Interni, Christine Lambrecht alla Difesa, Klara Geywitz all’Edilizia, e Svenja Schulze agli Aiuti allo sviluppo. Almeno tre di questi dicasteri sono di grande peso ma per adesso gli occhi della Germania sono tutti sull’epidemiologo Karl. Il fiore all’occhiello della compagine socialdemocratica è lui.
 

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