Nei paesi dei certificati di vaccinazione falsi
In Romania e Bulgaria sembrano essere tornate a un anno fa e le vaccinazioni non decollano. E' un problema anche politico e alla propaganda No vax si aggiungono i pass finti che vengono messi in circolazioni. I guai sono soprattutto interni, ma presto riguarderanno anche l'Ue, che con le dosi va a due velocità
Roma. Il presidente romeno Klaus Iohannis ha definito la situazione pandemica del suo paese: “Una catastrofe”. Ieri ci sono stati più di sedicimila nuovi casi, con oltre quattrocento morti. La Romania sembra essere rimasta bloccata a un anno fa, ha il tasso di vaccinazione più basso d’Europa, circa il 29 per cento, e adesso è nel pieno di una nuova ondata. Anche la Bulgaria è in condizioni simili e questo pone molti problemi alle scelte di riapertura di tutti i paesi membri.
A pesare sulla catastrofe romena, alla quale corrisponde anche un nuovo periodo di instabilità politica, oltre alla diffidenza della popolazione nei confronti dei vaccini è anche la pratica di ottenere certificati di vaccinazione falsi. Parlando con Radio Free Europe/Radio Liberty, diversi medici ospedalieri hanno raccontato che il dubbio sull’esistenza di un mercato capillare di pass fittizi è venuto quando diversi pazienti che esibivano un certificato di vaccinazione venivano poi ricoverati in terapia intensiva. Un fenomeno che non trovava riscontro in altre nazioni europee. Alcuni pazienti poi raccontavano, pentiti, di aver acquistato un certificato falso soprattutto per poter viaggiare. Alcune delle persone con certificati falsi risultavano comunque registrate come vaccinate anche per lo stato. La notizia ha fatto spostare l’attenzione sui medici di base, alcuni sono indagati con l’accusa di aver gettato le dosi e falsificato i certificati di vaccinazione, una pratica che in Romania viene chiamata “vaccino nel lavandino”. In Bulgaria la situazione è molto simile, un certificato di vaccinazione costa sui 600 lev, 354 euro circa, ma sui social vengono pubblicizzati pass anche a 200 lev. Per ottenerli in media ci vogliono ventiquattro ore. Le autorità sanno che c’è un problema ma non trovano soluzioni. In Romania e Bulgaria ci sono delle restrizioni, per accedere a bar, ristoranti o cinema bisogna avere un certificato, e finora le persone con un pass falso sono riuscite ad aggirarle, contribuendo a far circolare il virus. Ci sono anche i pentiti, chi ha comprato un certificato, si è ammalato e adesso vorrebbe vaccinarsi davvero. E non sempre è possibile, soprattutto se, secondo il ministero della Salute, risultano già vaccinati.
Il problema oltre a essere nazionale è europeo. In Romania e Bulgaria la propaganda No vax è forte e la facilità a reperire i pass non aiuta la campagna di vaccinazione. L’Ue sembra andare a due velocità anche nella campagna di immunizzazione. Se l’ovest è avanti e ora vede con concretezza il ritorno della normalità, l’est ha più problemi. Ha perso tempo durante l’estate, la campagna di vaccinazione non è stata martellante, e il quadro epidemiologico è quindi molto diverso e più preoccupante. Queste due velocità impongono all’Ue anche di pensare a delle soluzioni per non compromettere i risultati ottenuti a ovest.
In Romania e Bulgaria, le condizioni instabili della politica rendono tutte le decisioni ancora più complesse. Martedì scorso a Bucarest è caduto il governo che negli ultimi mesi ha cercato di evitare restrizioni troppo dure per paura di elezioni anticipate. A Sofia si vota a novembre per la terza volta in un anno, c’è un’amministrazione provvisoria e nessun partito finora ha voluto prendere misure forti per aumentare le vaccinazioni. Sulla spinta di questo clima permanente da campagna elettorale, la pandemia ha ripreso ritmo.
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