lavoro e green pass

L'inverno mette fretta alla Germania che sui test gratuiti ci ripensa

Micol Flammini

Tamponi a pagamento per i non vaccinati. Il ministro della Salute Spahn: "Non si tratta di pressione, si tratta di equità"

Tra i cittadini tedeschi con più di sessant’anni, almeno 3 milioni ancora non sono stati vaccinati. La Germania ha un tasso di immunità del 68 per cento, inferiore a quello dell’Italia o della Francia, ma non è sicuramente la nazione europea più indietro. Tuttavia, Berlino da tempo cerca il modo di rendere le vaccinazioni più frequenti e di convincere gli scettici. Dopo aver tentato per tutta l’estate un’opera di persuasione e convincimento, evitando di adottare il green pass, ha deciso di applicare misure più concrete.

 

Da questa settimana i test antigenici non sono più gratuiti. Dal primo novembre i non vaccinati che dovranno stare in quarantena non riceveranno alcun risarcimento per la perdita di stipendio. Mentre in Italia si ragiona sulla possibilità di rendere gratuiti i test, le altre nazioni fanno il passo contrario: da oggi anche in Francia, i tamponi rapidi saranno a pagamento. La Germania ha avuto un percorso molto diverso rispetto a quello italiano per quanto riguarda le vaccinazioni. Si era preparata con largo anticipo, aveva allestito centri di vaccinazione ovunque, aveva trasformato stadi e discoteche, comprato un numero sufficiente di frigoriferi per contenere le dosi. Aveva reclutato dottori in pensione, infermieri, era pronta, prontissima, ancora prima che i vaccini fossero disponibili. Eppure la preparazione non è bastata. La campagna di vaccinazione ha avuto i suoi problemi, le sue indecisioni, le sue proteste e soprattutto alcune scelte comunicative sbagliate da parte del governo, soprattutto su AstraZeneca, avevano compromesso non poco l’andamento delle vaccinazioni. C’è stato il tempo di recuperare e di riprendersi, eppure i tedeschi da convincere sono ancora molti e con l’arrivo dell’inverno, la Germania ha deciso di provare altri metodi per incentivare ancora le vaccinazioni. 


Dopo la pazienza estiva, il governo che ha mantenuto un atteggiamento molto cauto durante la pandemia, ha iniziato a rincorrere altre nazioni europee. Il principio di gratuità che finora era stato alla base della prevenzione, è stato il primo a essere ripensato. Il ministro della Salute, il cristianodemocratico Jens Spahn ha detto: “Perché i cittadini dovrebbero pagare per il fatto che qualcuno ha deciso di non farsi vaccinare?”. La vaccinazione non è obbligatoria, Spahn ha sottolineato che è ancora diritto di ogni cittadino scegliere di non farla, ma da questa settimana chi non è immunizzato dovrà pagare dai 10 ai 25 euro per andare al ristorante o dal parrucchiere. Si spera che la questione economica, la fine di alcuni servizi gratuiti, possa essere un incentivo e a chi chiedeva al ministro se questo non fosse un modo per rendere il vaccino di fatto obbligatorio, Spahn ha risposto: “Non si tratta di pressione, si tratta di equità”. 


La Germania ben prima dell’Italia ha avuto problemi con manifestazioni No vax e prima ancora No mask e il timore che nei suoi ultimi mesi il governo Merkel dovrà occuparsi di far fronte a nuove manifestazioni è alto. Gli analisti sostengono che le elezioni del 27 settembre sono in realtà un buon deterrente. Il partito che si era intestato la battaglia antivaccinista ha subìto una brutta sconfitta. Uno dei suoi leader, Jörg Meuthen, si è dimesso. Meuthen in realtà era il rappresentante della fazione più moderata del partito che adesso potrebbe spostarsi ancora più a destra, ma le sue dimissioni sono il segno del fatto che l’AfD adesso dovrà concentrarsi di più sulla sua riorganizzazione che sulle  battaglie che politicamente non la porteranno lontano: le elezioni ci sono state da poco. 
 

Spahn ha detto che il tasso di vaccinazione della Germania è insufficiente e che non è pensabile al momento un ritorno alla normalità: “E’ meglio non andare troppo di fretta”. Gli epidemiologi che consigliano il governo hanno detto che i tedeschi non devono aspettarsi un “giorno della libertà” come quello britannico. Alla Deutsche Welle, che ha raccolto il parere di diversi esperti, Berit Lange dell’Helmholtz Centre for Infection Research, ha detto che la nazione ha davanti a sé altri mesi di regole. La loro fine “è una questione politica. Se sia corretto è un problema epidemiologico”. Per ora a doversene occupare è ancora il governo di Angela Merkel.

 

 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.