Così l'ex premier Philippe lancia un nuovo partito e cerca di riunire la destra per Macron

Mauro Zanon

Le manovre in vista delle elezioni presidenziali del 2022 sono già cominciate. E se la destra fa i conti con la variabile Zemmour, al centro si prova a riassorbire i delusi allargando la maggioranza macronista 

In queste ultime settimane, capita spesso di incrociare Édouard Philippe sui lungosenna della rive gauche, davanti all’Assemblée nationale, impegnato in lunghe conversazioni con alcuni deputati di area gollista delusi dalla confusione regnante nel partito dei Républicains (Lr) e inquieti per l’ascesa imperiosa del polemista radicale Éric Zemmour. Anche l’ex primo ministro, tornato a fare il sindaco nel suo feudo di Le Havre la scorsa estate pur restando leale al presidente della Repubblica Emmanuel Macron, è preoccupato come loro per i sondaggi che danno Zemmour al secondo turno delle presidenziali, ma prova a rassicurarli, annunciando la nascita imminente di un porto sicuro per i moderati e i liberali di destra. 


Sabato, a Le Havre, in Normandia, Édouard Philippe lancerà il suo partito politico, con due obiettivi ben precisi: allargare la maggioranza parlamentare macronista, presentando alle legislative del 2022 figure uscite dai ranghi della droite, e captare gli elettori di destra indecisi, quelli che considerano Xavier Bertrand e Valérie Pécresse due buoni amministratori di regione ma niente più, e sono allergici al nazionalismo identitario di Zemmour. “Nel 2017, c’è stato un effetto Bayrou (leader dei centristi del MoDem, principale alleato di governo di Macron, ndr). Questa volta non funzionerà, ma ci può essere un effetto Philippe”, ha spiegato un eletto della République en marche (Lrem) al quotidiano La Dépêche. Philippe conta di chiedere 80 circoscrizioni a Lrem, per presentare i suoi candidati lì dove gli eletti uscenti della macronia non sono nella migliore posizione per vincere. Candidati che correranno sotto il vessillo della sua nuova creatura politica. “Sarà un vero partito. Con un motore e la benzina. Con dei militanti e un leader”, assicura un fedelissimo di Philippe. Il suo modello non è la start up Lrem, ma una struttura à l’ancienne, come spiega il Figaro, quella che ha scoperto all’inizio degli anni Duemila all’ombra di Alain Juppé, il suo mentore. Il nome della futura formazione che sposterà ancora più a destra il baricentro della maggioranza è tenuto segreto da Philippe, ma sarà un partito “di destra e oltre”, secondo quanto precisato dell’entourage del sindaco di Le Havre. 


Al Carré des Docks, spazio inaugurato nel 2016, sarà presente anche l’ex ministro dell’Interno Christophe Castaner, generale della macronia e attuale capogruppo dei deputati Lrem: un modo per contenere i mugugni di alcuni marcheurs che vedono nel nuovo partito un’operazione pericolosa per Macron, attraverso cui Philippe vuole semplicemente testare il suo appeal elettorale in vista delle presidenziali del 2027. “Abbiamo l’ambizione comune di contribuire alla rielezione del presidente della Repubblica”, ha dichiarato Castaner. Quest’ultimo sarà accompagnato da alcuni esponenti del MoDem e di Agir, la destra Macron-compatibile guidata da Franck Riester, attuale ministro con delega al Commercio estero. 


Resta da capire, ora, se il partito di Philippe entrerà a far parte della casa comune evocata a inizio settembre da Stéphane Séjourné, consigliere politico di Macron, ossia di quel “Grande partito democratico” che servirebbe a scongiurare la dispersione dei voti moderati e liberali nel 2022, o se resterà “leale ma libero”, secondo le sue parole. Di certo, sottolinea l’entourage di Philippe, “la macronia avrà bisogno del radicamento locale garantito dai sindaci e dovrà necessariamente appoggiarsi su di noi”. Domani scatta l’operazione-seduzione di Philippe per aiutare Macron, ma per molti inizia anche la sua conquista dell’Eliseo all’orizzonte del 2027.

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