Così l'Ue si divide sui prezzi dell'energia, e il Green Deal traballa
La Germania confida nelle dinamiche dell'economia, mentre la Francia dice che le "regole del mercato unico dell'energia sono obsolete". C'è aria di crisi e ogni stato membro pensa per sé: a pagarne le conseguenze rischiano di essere le politiche pro clima
L’aumento dei prezzi dell’energia sta diventando un problema economico e politico sempre più urgente dentro all’Unione europea. I ministri delle Finanze ne discuteranno all’Eurogruppo e all’Ecofin di lunedì e martedì. La prossima settimana la Commissione farà una serie di proposte per facilitare gli interventi dei governi nel settore. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha deciso di mettere il tema all’ordine del giorno del Vertice del 21 e 22 ottobre. Diversi governi temono una reazione stile Gilet gialli prima ancora che il Green deal inizi ad avere un costo reale per cittadini e imprese. La Spagna, dopo aver tagliato le tasse sull’energia, ha chiesto acquisti comuni di gas analoghi a quelli dell’Ue sui vaccini. L’Italia, dopo il decreto per contenere gli aumenti in bolletta, è favorevole a stock di riserva comuni. La Polonia ha inviato un documento chiedendo alla Commissione “flessibilità per introdurre misure rapide e temporanee per proteggere i consumatori e assicurare un trattamento equo alle nostre imprese”. La Francia, dove la rivolta dei Gilet gialli era partita nel 2018 a causa di un aumento del prezzo del carburante per ragioni climatiche, giovedì ha deciso una misura radicale: dopo un sussidio di 100 euro per 6 milioni di famiglie, il primo ministro, Jean Castex, ha annunciato il blocco dei prezzi del gas e un taglio delle tasse sull’elettricità. Lo “scudo tariffario” – come lo ha chiamato Castex – fino ad aprile, cioè alle elezioni presidenziali.
La risposta comune dell’Ue, che viene invocata da molti, rischia di essere solo simbolica. Gli stati membri sono divisi sull’approccio da seguire, per ragioni che vanno dalla concezione del mercato dell’energia alla necessità di restare coerenti con il Green deal. Lo si evince da un documento preparatorio dell’Eurogruppo che è stato inviato ai ministri delle Finanze. Una delle domande chiave è questa: “Qual è, secondo la sua esperienza, l’equilibrio appropriato tra lasciare che le attuali dinamiche del mercato dell’energia svolgano il loro ruolo e un coinvolgimento più attivo dello stato?”. La Germania risponderà “il mercato”, perché i prezzi torneranno a livelli più bassi (e le elezioni sono già passate). Per contro, secondo il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, il mercato unico dell’energia funziona “secondo regole che sono obsolete”. Grazie al nucleare i francesi hanno “un’energia decarbonizzata e un costo molto basso, ma il mercato fa sì che ci sia un allineamento dei prezzi dell’elettricità in Francia sui prezzi del gas”, ha spiegato Le Maire. Parigi contesta anche le regole sulla concorrenza che scoraggiano i contratti di lungo periodo tra consumatori e fornitori per permettere più libertà di scelta. La Francia chiederà all’Ue meno vincoli su “tariffe regolamentate e contratti a lungo termine per essere più indipendenti dal punto di vista energetico ed evitare la volatilità estrema dei prezzi che pone problemi politici”, spiega al Foglio una fonte di Bercy.
La Commissione si trova tra l’incudine delle pressioni politiche e il martello della sua ambizione per il Green deal. La proposta spagnola di acquisti comuni per gli stock non necessariamente porterà a prezzi più bassi. In un’intervista a Bloomberg, la commissaria all’Energia, Kadri Simson, ha detto che gli stati membri potrebbero compensare consumatori e imprese con le entrate del sistema di scambio di emissioni Ets, che in teoria dovrebbero servire a finanziare politiche pro clima. Significherebbe andare contro la filosofia del Green deal di disincentivare le emissioni di CO2 e finanziare l’innovazione. L’altra domanda chiave – contenuta nel documento dell’Eurogruppo – è se l’aumento dei prezzi sia “permanente o transitorio. Nel primo caso ci si può aspettare che abbia implicazioni più grandi per la crescita e l’inflazione dato il potenziale per prezzi più alti dell’energia di influenzare le catene di approvvigionamento, i margini di profitto e la probabilità di passare poi ai prezzi al consumo e al processo di contrattazione salariale”, spiega il documento. Ieri Eurostat ha annunciato un’inflazione del 3,4 per cento nell’area euro in settembre. “Un incremento temporaneo da tenere sotto osservazione”, ha detto il commissario Paolo Gentiloni. Se non sarà così, le prospettive economiche dell’Ue e il futuro del Green deal rischiano di essere molto meno rosee.
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