Macron s'infuria con Biden per il contratto stracciato dall'Australia

David Carretta

Canberra annulla l’accordo con Parigi sui sottomarini militari e stringe un patto con Washington e Londra. Affossato il pivot dell’Ue verso l'Indo-Pacifico

“Una pugnalata alla schiena a un alleato europeo chiave coinvolto nell’Indo-Pacifico”, ha detto il ministro francese degli Esteri, Jean-Yves Le Drian. “E’ un fulmine a ciel sereno e, per molti a Parigi, una Trafalgar che, tra le altre conseguenze maggiori, complicherà la cooperazione transatlantica dentro e a proposito della regione”, ha spiegato Bruno Tertrais della Fondation pour la recherche stratégique.

  

La decisione dell’Australia di stracciare un contratto da 35 miliardi con la francese Naval Group per la fornitura di sottomarini e il lancio dell’alleanza Aukus tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti mettono bruscamente fine all’illusione della Francia e dell’Ue di poter giocare da subito alla pari con gli Stati Uniti. Perché la pugnalata alla schiena non è solo quella dell’Australia che ha cancellato il “contrat du siècle”. La vera pugnalata – per francesi ed europei – è quella dell’Amministrazione Biden che ha organizzato e annunciato Aukus senza informarli. “La decisione americana che porta a escludere un alleato e partner europeo come la Francia da una partnership cruciale con l’Australia nel momento in cui stiamo fronteggiando sfide senza precedenti nella regione indo-pacifica segnala un’assenza di coerenza che la Francia può solo constatare e deplorare”, ha detto Le Drian. 

 
Ieri avrebbe dovuto essere un grande giorno per la politica estera dell’Ue: il lancio della strategia indo-pacifica. Con un decennio di ritardo anche l’Europa fa il suo pivot verso oriente per ricalibrare la politica con la Cina. “Il nostro obiettivo è di mantenere un Indo-Pacifico libero e aperto per tutti”, doveva dire l’Alto rappresentante, Josep Borrell, nelle dichiarazioni preparate in anticipo per annunciare l’impegno (anche militare) dell’Ue nella regione. E invece ieri Borrell ha dovuto ammettere di non essere stato informato in anticipo di Aukus. Quanto alla Cina “la nostra strategia è costruita sulla necessità di cooperare, non di scontrarci”, ha risposto Borrell. I ministri degli Esteri dell’Ue dovrebbero discutere di Aukus nella loro riunione del prossimo 18 ottobre. Tre giorni dopo, in un vertice europeo, i capi di stato e di governo avranno un dibattito strategico sulla Cina. Il fatto che serva un mese per reagire ad Aukus e che i leader non abbiano ancora trovato tempo per la strategia sulla Cina mostra i limiti dell’autonomia strategica dell’Ue.

Il pivot verso l’Asia di Barack Obama è di oltre dieci anni fa. In questo decennio, pilotata dalla Germania, l’Ue è rimasta ambigua con la Cina privilegiando i suoi interessi economici. A fine 2020, mentre Pechino sanzionava l’Australia perché chiedeva un’inchiesta internazionale sul Covid-19, la Commissione firmava un accordo sugli investimenti Ue-Cina. Come dar torto al premier australiano, Scott Morrison, se ha scelto il protettore americano? L’alleanza anglosassone contro la Cina è vissuta come un affronto dalla Francia. Ma a che punto sono le promesse di Emmanuel Macron su autonomia strategica e rafforzamento della difesa dell’Ue? Frenate dalla Germania. Così l’Ue si è ridotta a discutere di una forza di 5 mila uomini, tagli Iva per gli acquisti di armi e centri di consapevolezza situazionale. Olivier Schmitt, direttore dell’Institut des hautes études de défense nationale, ieri si è chiesto se sia “possibile per la Francia avere una strategia indo-pacifica diversa che essere partner junior degli Stati Uniti”. La stessa domanda vale per l’Ue.

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