Il premier inglese Boris Johnson (Ansa)

dopo la crisi afghana

Al G7 Johnson va d'accordo più con l'Ue che con Biden

Gregorio Sorgi

Londra ha un’idea esagerata del rapporto con Washington e sul ritiro contraddice l’America e i talebani. Parla Lewis di Chatham House 

Il padrone di casa del G7, Boris Johnson, si è trovato più a suo agio con i suoi omologhi europei che con il presidente americano Joe Biden. La Gran Bretagna e i paesi dell’Ue hanno chiesto a Biden di estendere la scadenza per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan oltre il 31 agosto ma non c’è stato nulla da fare, come ha confermato il portavoce del Pentagono John Kirby nel pomeriggio. In una conferenza stampa dopo il vertice Johnson non è intervenuto sulla proroga, ma ha ripetuto che dal 14 agosto la Gran Bretagna ha evacuato 9 mila cittadini britannici e collaboratori afghani.

Il premier britannico ha spiegato che “la condizione numero uno” posta dal G7 è che i talebani “devono garantire, fino al 31 agosto e oltre, un passaggio sicuro per chi vuole andarsene” dal paese. Questa frase è in aperta contraddizione con le affermazioni del portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid, che nel pomeriggio aveva detto che i cittadini afghani non avrebbero potuto lasciare il paese dopo il 31 agosto. Johnson ha aggiunto che il G7 ha concordato una “roadmap per rapportarsi in futuro con i talebani”, alludendo al fatto che i finanziamenti dei paesi occidentali per l’Afghanistan saranno condizionali al rispetto dei diritti e alla presa di distanza dai gruppi terroristi da parte dei talebani. 

 

Prima dell’intervento di Johnson, avevamo chiesto a Patricia Lewis, analista e direttrice dell’International Security Programme del think tank Chatham House, perché gli interessi di Londra e delle capitali europee fossero così diversi da quelli di Washington. “Il motivo è che la tabella di marcia del disimpegno in Afghanistan è stata decisa dagli Stati Uniti d’accordo con i talebani – ci risponde Lewis – ed entrambi sono convinti che non può esserci una proroga. Gli europei e i britannici non hanno avuto una voce in capitolo, e ora si rendono conto che non c’è tempo per evacuare tutti. La sensazione è che tutti i membri del G7 pensino che gli Stati Uniti stiano dando priorità a qualcosa di trascurabile, la scadenza, al costo di lasciare molti cittadini intrappolati in Afghanistan”. 

 

Questa crisi ha logorato la cosiddetta special relationship, il rapporto privilegiato tra Londra e Washington, tanto che molti politici e diplomatici inglesi hanno rilasciato frasi al vetriolo contro lo storico alleato. Secondo Lewis, questo è un film che abbiamo già visto molte volte. “Il dominio militare degli Stati Uniti crea una dipendenza che spesso dà fastidio agli alleati. Però il più delle volte i partner dell’America chiudono un occhio e si adeguano alla linea di Washington. Magari arriverà un giorno, e questo potrebbe esserlo, in cui la gente sarà così furibonda con gli Stati Uniti che questa dinamica potrebbe cambiare”. 

 

L’analista di Chatham House crede che i britannici diano un valore esagerato alla special relationship. Questa viene trattata “come un rapporto tra fratelli che condividono la stessa lingua”, mentre è essenzialmente una cooperazione tra servizi di intelligence. “Questo è ciò che conta davvero, è il motivo per cui è nata la special relationship, e il Regno Unito farà di tutto per continuare a cooperare con gli Stati Uniti in questa area. Questa dimensione è rimasta intatta anche durante l’amministrazione Trump, quando i rapporti tra i due paesi vennero messi a dura prova”. Per quanto riguarda i temi della sicurezza, come l’accordo sul nucleare con l’Iran, il Regno Unito spesso si trova più vicino agli alleati europei che a Washington.

 

E questa realtà non è cambiata con la Brexit. “Non è sorprendente che sia successo lo stesso con l’Afghanistan, dove la posizione europea è molto diversa da quella americana. Le scelte di Biden sono determinate dalla politica interna americana su questo tema, che è molto diversa da quella britannica e continentale”. Tuttavia, Lewis crede che la crisi afghana non sarà “la pietra tombale della Nato”, e che i timori condivisi sull’ascesa della Cina e sull’aggressività della Russia finiranno per unire i membri dell’alleanza. A differenza di molti analisti che hanno denunciato il ritiro delle truppe americane come un tradimento, Lewis si rifiuta di colpevolizzare l’amministrazione Biden. Secondo lei, la scelta sull’Afghanistan è “un lascito dell’era Trump”, che Biden ha creduto fosse nell’interesse americano. 

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