Macron fa l'influencer e spiega perché vaccinarsi

Micol Flammini

Il presidente francese che risponde alle domande dei cittadini su Instagram e TikTok è la dimostrazione che la politica social puo’ essere istituzionale, anche in maglietta

È facile detestare Emmanuel Macron, lo ha scritto anche il Financial Times, uno dei quotidiani anglosassoni che non dà tregua al presidente francese e alla Francia. Di questo suo riflesso poco simpatico, il capo dell’Eliseo sembra rendersi conto, ma non per questo si tira indietro quando c’è da affrontare i francesi. Anzi, li va a cercare, soprattutto quando lo contestano. Lo ha fatto durante la crisi dei gilet gialli, quando si rimboccò le maniche e intraprese il tour forsennato dei grand débat che sembravano una prova di resistenza fisica più che politica: ore a discorrere, a spiegare, a calmare la Francia in rivolta. I risultati di quei tour per il paese  furono buoni. Ci sta riprovando anche adesso per spiegare ai francesi perché è necessario vaccinarsi e a cosa serve il pass sanitario. 

 

Telefono in mano, il presidente francese risponde alle domande dei suoi cittadini su Instagram e su TikTok. “Ho deciso di rispondere direttamente alle vostre domande, forza, fatemele. Cercherò di essere quanto più diretto e chiaro possibile”. Il primo video è stato pubblicato lunedì e Macron è già al Forte di Brégançon, dove trascorre le vacanze estive. Ha uno stile meno presidenziale,  con la bandiera francese alle spalle, ma lui appare abbronzatissimo e in t-shirt, tanto che uno dei primi commenti  sotto al video è: “E’ la prima volta che vedo un presidente in maglietta”. Il Figaro che si è affrettato a fare un sondaggio per capire se i  lettori approvano questa nuova versione social del capo dell’Eliseo – la maggior parte non approva – ha scritto che quelle di Macron sono delle vacanze “studiose”, trascorse a cercare di rompere i canali di comunicazione tradizionali e convincere la parte di popolazione ancora riluttante al vaccino o quella che scende in strada perché crede che il green pass sia una misura liberticida. Macron parla soprattutto ai giovani, sono i loro i canali che usa, sono loro che lo preoccupano e a loro ha rivolto l’attenzione già da qualche mese. A febbraio, Gabriel Attal, il portavoce dell’esecutivo, aveva messo su una squadra di influencer per spiegare l’attualità e le decisioni del governo su Twitch e su YouTube, ma Macron questa volta ha deciso di fare da solo: adesso è lui l’influencer ingaggiato in un ritmato domanda e risposta dal sapore pre elettorale. 

 

 

La scommessa è alta e di mezzo non ci sono soltanto le elezioni, ma la ripresa della nazione dalla pandemia, uscirne prima vuol dire rialzarsi più in fretta, avere più tempo per curare  le ferite sociali lasciate dalla crisi sanitaria ed economica, e questo metterebbe anche il presidente in una posizione più forte  per conquistare un secondo mandato. Le contraddizioni che ispira Macron sono tante, i suoi discorsi sono spesso percepiti come lezioni, si lascia “ammirare ma non amare”, ma si mette sempre in gioco. Gli Stati Uniti hanno cercato degli influencer per convincere le persone a vaccinarsi, il presidente francese ha deciso di farlo lui stesso l’influencer,  assumendosi anche una grande rischio. 

 

Il secondo giorno è apparso in polo Lacoste, ieri in camicia bianca e cravatta e con alle spalle la bandiera del Libano, in ricordo  dell’esplosione devastante al porto di Beirut. Ha detto ai francesi di aver ricevuto una dose di Pfizer – ha avuto il Covid a dicembre – e che il vaccino è l’unico modo per ripartire e il pass per avere la libertà in sicurezza. Se convincerà non si sa, ma senza perdere il suo velo di antipatia presidenziale, con qualche sorriso appena accennato, i modi composti per quanto ostentatamente disinvolti, Macron sembra aver trovato una su via per fare la politica via social: non gli serve urlare, strepitare, offendere, l’istituzionalità potrebbe funzionare persino su TikTok. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.