Militari Usa in azione a Kabul, in una foto d'archivio Ansa

Editoriali

Ci rivediamo presto, Kabul

Redazione

Biden annuncia il “ritiro totale” entro l’11 settembre. Durerà poco

È atteso per oggi un discorso del presidente americano Joe Biden per annunciare il ritiro totale delle truppe americane dall’Afghanistan entro l’11 settembre di quest’anno. Allo scadere di quella data simbolica, vent’anni dopo l’attacco a New York e al Pentagono pianificato da al Qaida in Afghanistan, il numero di soldati americani sarà sceso a zero – e quindi, molto probabilmente, anche gli altri contingenti stranieri incluso quello italiano avranno già lasciato il paese. Gli americani hanno ragioni politiche per abbandonare, non possono sobbarcarsi il peso e i costi di una presenza militare infinita che è sempre difficile da giustificare davanti all’opinione pubblica. I soldati americani in questo momento in Afghanistan sono 2.500, quindi molto pochi, e non vanno in combattimento ma hanno soltanto ruoli d’appoggio. È necessario essere realisti a proposito di quello che succederà quando se ne saranno andati via.

 

I talebani non vogliono davvero spartire il governo del paese con altri. Non ci sarà alcuna coabitazione. Sono talebani, non scendono a compromessi, non fanno coalizioni miste. Vogliono instaurare di nuovo l’Emirato islamico, è per quello che combattono e muoiono da vent’anni. I negoziati di pace erano una finzione. Faranno cadere sotto il loro controllo tutte le province che non riusciranno a resistere e tratteranno gli afghani come facevano prima del 2001 – quando ammazzavano le donne negli stadi. Al Qaida non ha mai lasciato il paese e ne trarrà vantaggio. I talebani del Pakistan, il vicino che dispone di atomiche, saranno incoraggiati dalla vittoria. Il paese si dividerà. I pezzi di Afghanistan che resisteranno ai talebani avranno bisogno di aiuto militare ben presto sotto forma di intelligence, raid aerei e squadre antiterrorismo. Toccherà ritornare per evitare un collasso al cento per cento. In Iraq gli americani sono andati via alla fine del 2011 e sono tornati con lo stesso presidente a metà 2014.

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