Israele quasi smette la linea dell'ambiguità sui sabotaggi in Iran

Daniele Raineri

Devastato il sito dove si arricchiva l’uranio durante l’inaugurazione delle nuove centrifughe (di nuovo)

Sabato era la quindicesima Giornata del nucleare in Iran, dedicata alla celebrazione del programma atomico del paese. Dentro al principale sito per l’arricchimento dell’uranio a Natanz le telecamere hanno filmato i tecnici in camice bianco cantare un inno al nucleare con in mano le foto dei ricercatori uccisi dalla campagna di omicidi mirati dell’intelligence israeliana per rallentare la corsa verso l’atomica. Il governo ha annunciato l’inizio dei test delle nuove centrifughe Ir-9, che saranno 50 volte più veloci delle centrifughe di prima generazione. Ma domenica mattina c’è stato un sabotaggio. Una versione parla di un attacco informatico che avrebbe messo fuori uso il sistema interno che fornisce energia elettrica alle centrifughe – e avrebbe manomesso il sistema in modo così grave da provocare un’esplosione. Una seconda versione pubblicata dal New York Times che ha sentito fonti delle intelligence americana e israeliana sostiene che è esplosa una bomba. In entrambi i casi vuol dire che qualcuno è entrato dentro Natanz perché il sistema elettrico non è connesso a internet. Anche nel 2010 quando l’intelligence israeliana distrusse alcune centrifughe con il virus informatico Stuxnet – le faceva girare in modo irregolare – qualcuno aveva portato il virus dentro al sito. Il portavoce dell’Agenzia atomica iraniana si è rotto le gambe perché è caduto in un condotto dell’aria alto sette metri la cui imboccatura era “coperta dai detriti”, quindi possiamo supporre che lo scoppio sia stato potente. C’era stata un’esplosione dentro Natanz a luglio e le immagini provavano che la bomba anche in quel caso era all’interno. Per questo gli iraniani da ottobre costruiscono un sito sotterraneo, che però non sembra immune dai sabotaggi.

 

L’attacco sospende la capacità di arricchire l’uranio a Natanz per nove mesi e quindi toglie agli iraniani la loro arma principale durante i negoziati con l’Amministrazione Biden a Vienna – che possono essere riassunti così: “Se non ci levate tutte le sanzioni come nel 2015, noi acceleriamo l’arricchimento dell’uranio”. Israele non commenta, ma la sua antica politica di ambiguità è sempre meno ambigua. Domenica le tv israeliane citavano loro fonti che attribuivano all’intelligence israeliana il sabotaggio. Forse ha a che fare con il fatto che l’Amministrazione Biden passa ai media informazioni sulle operazioni di Israele con l’intento di moderarle, come è successo a marzo con la notizia dei sabotaggi in mare. Il governo israeliano potrebbe aver deciso che a questo punto è meglio ridurre al minimo l’ambiguità e mandare un messaggio di determinazione sia all’Iran sia all’Amministrazione Biden.
 

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)