La parola più pronunciata da Putin a Davos è tensioni

Luciana Grosso

Il presidente russo ha detto che le grandi divisioni sociali generate dalla pandemia ricordano le condizioni che hanno permesso ai grandi conflitti mondiali di scoppiare. Ha parlato di collaborazione, di nuovi modelli economici e del ruolo dei social, ma ha evitato di riconoscere le sue responsabilità

Nel corso di un lungo discorso pronunciato al Forum di Davos il presidente russo, Vladimir Putin, ha enumerato tutto quello che, a suo avviso, rischia di far scivolare il mondo in una lotta di tutti contro tutti, di esasperare le tensioni causate dalla pandemia e dalla crescente disuguaglianza economica. “L’economia è cresciuta molto negli ultimi quarant'anni – ha detto snocciolando cifre e numeri – e un miliardo di persone che prima viveva in povertà ora vive in una condizione decisamente migliore. Ma la globalizzazione e la crescita economica costante degli ultimi decenni non hanno premiato tutti allo stesso modo. Se hanno fatto crescere le economie dei paesi ex in via di sviluppo, hanno anche molto impoverito le classi medie dei paesi occidentali e ricchi, i cui cittadini si ritrovano impoveriti e privi di quelle che, una volta, erano certezze date quasi per scontate: un lavoro, una pensione, l’accesso all’istruzione e alla sanità. 

 

Tutto questo ha portato a un diffuso malcontento, a grande incertezza e conflittualità politica, con il risultato della crescita di movimenti politici radicali, sia a destra che a sinistra, sia del populismo. Si tratta di un disagio e di un conflitto che non possono essere ignorati, mettendo la testa sotto la sabbia, e verso i quali, gli strumenti economici che hanno funzionato negli scorsi decenni sembrano essere armi spuntate. Si tratta di un malcontento reale e concreto perché nasce da problemi reali e concreti delle persone. E in tutto questo gioca anche un ruolo lo strapotere, fuori controllo, dei social media, che hanno potere e dimensioni comparabili a quelli degli stati”. 

 

    

E, precedendo la possibile obiezione che parte delle difficoltà dell'occidente siano state causate anche dalla Russia di Putin, che ha favorito disinformazione e radicalizzazione, il presidente russo risponde veloce: “Spesso i paesi con problemi di conflitto interno cercano e trovano un capro espiatorio a cui dare la colpa dei loro fallimenti, ponendoli poi con sanzioni inique e stigma”. Dopo aver dipinto un quadro assai poco rassicurante, e dopo aver cercato di mostrare a chi lo stava ascoltando (soprattutto a Joe Biden) quanto l’occidente di oggi sia pieno di mine innescate, Putin si è presentato come uomo di pace, almeno sino a nuovo ordine. 

 

“Le situazioni di grande tensione, di divisione sociale, di malcontento, di radicalizzazione politica, hanno sempre esiti incerti e imprevedibili. Nel secolo scorso l’impossibilità di risolvere conflitti ha scatenato terribili guerre. Guerre che oggi sarebbero inconcepibili e che vanno evitate. Perché significherebbero la fine della nostra civiltà. Sarebbe una catastrofe dagli esiti incontrollabili e imprevedibili. Una guerra di tutti contro tutti, contro nemici interni ed esterni. Sarebbe la fine del mondo per come lo conosciamo. La fine dell’intera civiltà”. Tutte cose che Putin, sia ben chiaro non vuole. Ma che avverte, potrebbero succedere. "Il gioco senza regole dei singoli paesi che si intensifica a livello mondiale aumenta il rischio di un uso unilaterale delle armi".

 

Sulla pandemia ha detto Putin che bisogna trovare strade comuni, una cooperazione internazionale che garantisca una maggiore disponibilità di vaccini contro il Covid-19 nei paesi poveri. Ha cercato di esaltare la possibilità di una collaborazione sempre più stretta con l'occidente, ha detto che in questo il trattato New Start che Stati Uniti e Russia si sono accordati per estendere va nella direzione giusta. Nel suo intervento a sorpresa  durante il terzo giorno del World economic forum di Davos, Putin non ha fatto altro che mostrare apertura e chiusura, continuamente, nei confronti dell'occidente. Interrogato sul legame tra la Russia e l'occidente il presidente ha detto che Mosca è pronta per dei buoni rapporti: "Lo vogliamo, ma l'amore è impossibile se viene dichiarato solo da una parte. Deve essere reciproco". 

  

  

Erano dodici anni che Putin non partecipava al Forum di Davos, è tornato ora che la sua presidenza è in un momento di isolamento, internazionale e nazionale. Non ha menzionato le proteste che lo scorso fine settimana in Russia hanno mostrato quanto sta crescendo tra i russi la stanchezza e la rabbia contro il Cremlino, non ha parlato di Navalny e del suo avvelenamento. Ma nel suo ritorno a sorpresa, Putin cercava di recuperare il peso internazionale perso in questi mesi.

  

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