Tutte le violenze al Campidoglio (prima dell'assalto dei trumpiani)

Capitol Hill è un luogo simbolico della democrazia americana ma è stato anche teatro di incendi, bastonate, risse e sparatorie

Enrico Cicchetti

Quello del 6 gennaio è stato solo l'ultimo atto di una serie di violenze che ha avuto per teatro il Campidoglio degli Stati Uniti. Nella sua lunga storia, Capitol Hill è stato uno spazio simbolico della democrazia americana, la sede dove senatori e deputati hanno approvato le leggi che governano il paese e dove i presidenti vengono nominati e pronunciano i loro discorsi sullo stato dell'Unione. Ma è stato anche teatro di violenze: incendi, irruzioni, risse e sparatorie. Ben prima dell'invasione dei sostenitori trumpiani.

   
L'incendio del Campidoglio

La guerra angloamericana fu dichiarata nel 1812. L'anno successivo le forze americane invasero il Canada e bruciarono la casa del governatore e la sala legislativa a York (l'attuale Toronto). Per rappresaglia, una spedizione militare britannica risalì il fiume Patuxent con l'obiettivo di distruggere gli edifici pubblici di Washington.

 

Il 24 agosto 1814, le truppe britanniche al comando del vice ammiraglio Sir Alexander Cockburn e del maggiore generale Robert Ross marciano su Washington DC. Dopo una rapida vittoria sulle forze americane a Bladensburg, nel Maryland, all'inizio della giornata, entrano nella città deserta la sera stessa. I soldati arrivano al Campidoglio, armati di polvere da sparo e di torce. Danno alle fiamme il palazzo del Parlamento (che all'epoca non aveva la sua iconica cupola, iniziata a costruire solo nel 1818), la Casa Bianca - che è la residenza presidenziale - la sede della Corte suprema e il cantiere navale con diverse navi da guerra. Un colpo umiliante all'onore degli Stati Uniti.

  

Risse e bastonate

Nel periodo prima della guerra di secessione, uno dei più famosi episodi di violenza al Congresso è la fustigazione di Charles Sumner.  Nel 1856, il rappresentante pro-schiavitù Preston Brooks picchiò con un bastone il senatore anti-schiavitù Charles Sumner. Brooks disse di aver scelto di attaccare Sumner in questo modo perché non poteva usare la spada: avrebbe infranto una legge del 1839 contro i duelli nel Congresso, approvata un anno dopo che un deputato ne aveva ucciso un altro in un duello nel Maryland. Ma la fustigazione di Sumner non è stato un incidente isolato. La storica Joanne B. Freeman ha identificato più di 70 eventi violenti tra membri del Congresso nel suo libro, The Field of Blood: Violence in Congress and the Road to the Civil War. Nel 1858, una scazzottata tra circa 30 deputati scoppiò alla Camera dei Rappresentanti - alle due di notte - quando un sudista afferrò un nordista per la gola. Nel 1860, i membri del Congresso pro-schiavitù minacciarono un avversario politico con pistole e bastoni mentre parlava alla Camera.

  

Attentati

Il 2 luglio 1915, Erich Muenter, ex professore di Harvard, di origine tedesca, depositò un pacco contenente tre candelotti di dinamite vicino alla sala di ricevimento del Senato. Il pacco è esploso intorno a mezzanotte, mentre il Senato era in pausa. Nessuno rimase ferito. L'uomo scrisse una lettera a un giornale di Washington, dicendo che l'aveva fatto per protestare contro gli aiuti americani alla Gran Bretagna, in guerra contro la Germania, e disse che sperava che la detonazione avrebbe "fatto abbastanza rumore da essere sentito al di sopra delle voci che gridano per la guerra". Poi si è recato a casa di JP Morgan a Long Island e ha sparato al finanziere - sopravvissuto alle ferite superficiali. Muenter morì in prigione, ufficialmente suicida. 

Il primo marzo 1954quattro portoricani hanno sparato alla Camera dei Rappresentanti, ferendo cinque membri del Congresso, per chiedere l'indipendenza di Porto Rico (i portoricani hanno la cittadinanza statunitense ma non possono votare per il presidente e non hanno rappresentanti di voto al Congresso). Il primo marzo 1971, un gruppo di sinistra radicale che si faceva chiamare Weather Underground mise una bomba Al Campidoglio. Nessun ferito ma danni per circa 300 mila dollari. L'attentato fu rivendicato come protesta contro i bombardamenti in Laos sostenuti dagli Stati Uniti. 

Tredici anni dopo, il 7 novembre 1983, una bomba squarciò il secondo piano dell'ala del Senato. Il dispositivo è esploso in tarda serata e nessuno è stato ferito, ma ha causato un danno stimato di 250 mila dollari. Un gruppo che si fcevaa chiamare Unità di Resistenza Armata in seguito ha rivendicato la responsabilità dell'attacco, come "rappresaglia per le azioni militari a Grenada e in Libano". Sette persone sono state arrestate in relazione all'attacco.

  

Sparatorie

Oltre alle cause politiche, nel corso dei decenni il Campidoglio ha assistito a una sparatoria mortale del 1890 scatenata da una faida tra un giornalista e un membro del Congresso, a un'altra del 1998 contro due agenti di polizia da parte di un uomo mentalmente instabile e un episodio del marzo 2016 in cui la polizia del Campidoglio ha sparato e ferito un 66enne, con disturbi mentali, che brandiva una pistola al Capitol Visitor Center.  

 

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  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti