Al vertice Conte-Merkel c'è anche Autostrade

David Carretta

La vicenda della revoca della concessione ha fatto il suo ingresso al Castello di Meseberg, dopo il bilaterale tra la cancelliera e il premier. Italia e Germania affrontano il prossimo vertice Ue con due prospettive molto diverse sul Recovery Fund

Bruxelles. Angela Merkel vuole costruire “ponti” per fare in modo che l'Unione Europea dia una risposta “poderosa” alla crisi economica provocata dal Covid-19. Giuseppe Conte vuole servirsi delle “autostrade che già esistono” per evitare che l'Italia debba sottostare a condizioni troppo rigide sulle risorse che le saranno destinate dal Recovery Fund. Seppure indirettamente, la vicenda della revoca della concessione a Autostrade ha fatto il suo ingresso al Castello di Meseberg, durante la conferenza stampa che ha chiuso l'incontro bilaterale tra la cancelliera tedesca e il presidente del Consiglio italiano. Al netto delle cortesie diplomatiche, Merkel e Conte affrontano il vertice Ue di venerdì e sabato con due prospettive molto diverse sul Recovery Fund da 750 miliardi per rilanciare l'economia. Si potrebbe perfino dire su ponti opposti sulla condizionalità per usare i fondi, la questione che sta diventando il principale oggetto del contendere tra i 27. Nel suo ruolo di presidente di turno dell'Ue, Merkel ha insistito più volte sulla necessità di “costruire ponti in ogni direzione” per arrivare a un accordo. Implicitamente significa andare verso i paesi frugali – Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia – che chiedono condizionalità più strette nell'uso delle risorse del Recovery Fund per evitare che i soldi dei loro contribuenti vengano sprecati. Per Conte, invece, condizionalità troppo strette “sarebbero una follia” perché se il Recovery Fund “diventa impraticabile in concreto, significa perdere tempo, illudere i cittadini europei, rallentare la ripresa e lasciare l'Europa meno competitiva” e “non è nell'interesse di nessuno”. Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia sarebbero i primi a rimetterci – ha spiegato Conte – perché “se noi lasciassimo questa crisi correre così come si sta manifestando, in poco tempo avremmo una distruzione del mercato unico, perché la frammentazione sarebbe inevitabile. Questo non conviene a nessuno” e “non conviene alla Germania”.

 

La condizionalità è diventato uno dei temi dominanti delle trattative tra i 27, dopo che il primo ministro olandese, Mark Rutte, ha chiesto la possibilità di mettere il veto ai piani nazionali di ripresa e resilienza e il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, ha spiegato che sarebbe “negligente” non verificare come saranno spesi i soldi del Recovery Fund. “Abbiamo sentito molte promesse sulle riforme economiche in passato. La questione ora è come fare in modo che vengano fatte”, ha spiegato Rutte venerdì in una conferenza stampa. L'Italia “deve, oggi come prima, lottare con una grande economia sommersa e ha dei sistemi - dalle pensioni al mercato del lavoro - non competitivi. Se vogliamo sborsare 750 miliardi di euro, dobbiamo quindi chiedere: chi dovrebbe pagarli, chi dovrebbe riceverli e per quale fine cosa dovrebbe essere sborsato? Qualsiasi altro comportamento sarebbe negligente”, ha detto Kurz alla Faz in un'intervista nel fine settimana: “la condizionalità è necessaria affinché il denaro non venga utilizzato solo per tappare buchi dei bilanci nazionali”.

 

Il presidente del Consiglio europeo, Chalres Michel, ha costruito un primo ponte con la bozza di compromesso che ha presentato venerdì. La “negobox” di Michel da al Consiglio, invece che alla Commissione, l'ultima parola su piani nazionali di ripresa e resilienza, con la possibilità per gli Stati membri di formare una minoranza di blocco. Inoltre – secondo la “negobox” di Michel – i paesi beneficiari dovranno rispettare le raccomandazioni specifiche dell'Ue sulle riforme anche degli anni passati. “Michel ha fatto una proposta”, ha detto Merkel: “Questa proposta prevede che i singoli Stati membri - Italia, Francia, Germania - sulla base del semestre europeo trattino con la Commissione come le risorse vengano spese per il rispettivo paese. Poi alla fine il Consiglio deve decidere a maggioranza qualificata. Mi sembra una buona soluzione che potrei sostenere”, ha spiegato la cancelliera. Secondo Conte, la “negobox” di Michel è “un buon punto di partenza” per il livello di ambizione politica”, ma ci sono alcune criticità”. L'Italia è sì a favore di “criteri di spesa chiari e trasparenti”, è pronta anche “a un costante monitoraggio sulla coerenza tra i programmi anticipati e l'esecuzione e l'attuazione”. ha spiegato Conte. Il Consiglio Ue può essere coinvolto, ma la fase attuativa non deve essere di sua “competenza”. Tradotto: l'Italia non vuole che l'Ue e gli altri Stati membri si intromettano troppo su come verranno spese le risorse del Recovery Fund. “Non stiamo chiedendo fondi per poterli utilizzare in modo arbitrario. Discrezionale sì, non arbitrario. Sono due concetti diversi”, ha detto Conte.

   

Merkel ha voluto dare fiducia al presidente del Consiglio sui suoi piani in Italia. “Conte con la sua agenda di riforme ha dimostrato di essere pro-attivo per quanto riguarda l'Italia su come uscire da questa difficile situazione”, ha detto la cancelliera. Conte non ha minacciato alcun veto che – allo stato attuale – rischierebbe di irrigidire le posizioni dei frugali. “Non vedo difficoltà per quello che riguarda la posizione negoziale italiana”, ha assicurato Merkel: “Saremo in 27 attorno a un tavolo con un impegno verso l'Europa e verso gli interessi del proprio paese. L'arte consiste nel gettare dei ponti” per arrivare a un accordo. “Non dovremmo avere bisogno di ponti in un mercato unico”, ha risposto Conte: “Dobbiamo servirci delle autostrade che già esistono. Fermo restano che se ci sono ponti e questi ponti crollano dobbiamo saper sanzionare chi è responsabile di questo crollo”.

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