Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro (LaPresse)

Bolsonaro, l'ultimo dei minimizzatori

Maurizio Stefanini

Per il presidente del Brasile il coronavirus è una fabbricola e non c'è bisogno di lockdown. Tra negozi aperti, funzioni religiose e bagni di folla i casi crescono in fretta

In Brasile il coronavirus ha avuto finora una portata minore rispetto alla Cina, l'Europa o gli Stati Uniti. Ma dopo il primo contagio arrivato dall’Italia i casi in una settimana sono quadruplicati, fino ad arrivare a 3027, con 77 morti. E il timore è per quel che potrebbe accadere se il male dovesse raggiungere le 763 Favelas di Rio de Janeiro. Là dove tra 1,5 e 2 milioni di persone vivono in condizioni estreme, senza servizi igienici o acqua corrente.

 

Eppure, in un mondo in quarantena, è questo l’unico paese in cui il governo ha lanciato una campagna per convincere la gente che deve continuare a lavorare. Lo slogan è: “Il Brasile non può fermarsi”. Intanto giovedì la Gazzetta Ufficiale ha anche pubblicato un decreto in cui ha dichiarato le attività religiose “servizio essenziale”. “Le chiese devono restare aperte perché per molte persone sono l’ultimo rifugio”, ha spiegato il presidente Jair Bolsonaro. Non su richiesta della chiesa cattolica, che anzi ormai considera “un pericolo” il minimizzare di Bolsonaro che  definisce il coronavirus “una febbricciuola” in cui “c’è un elemento di finzione o fantasia”, si è fatto fotografare mentre faceva il gesto dell’ombrello dopo essere risultato negativo a un test e si rifiuta di fare un secondo test di controllo. Il presidente ha detto che non c’è problema perché tanto “i brasiliani non si ammalano neanche se sguazzano nell’acqua delle fogne”, mentre gli italiani muoiono perché “sono un popolo di vecchietti”.  “Ripudiamo con veemenza l’autorità dell’esecutivo nazionale quando sminuisce” ha protestato l’arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza Episcopale Walmor Oliveira de Azevedo, invitando invece a stare in casa. “Profonda preoccupazione” per il non rispetto delle raccomandazioni dell'Oms ha espresso pure il cardinale  Cláudio Hummes.

 

A premere su Bolsonaro sono state però le chiese evangeliche, suo grande serbatoio di voti. Uno dei suoi più potenti grandi elettori è stato in particolare il magnate Edir Macedo, vescovo e fondatore della Chiesa Universale del Regno di Dio. Proprietario del seguitissimo canale Tv Record, ha diffuso un video in cui dice di non preoccuparsi del coronavirus perché è una “tattica di Satana”. “Satana lavora con il timore, con la paura, con il dubbio. E quando la gente ha timore, paura o dubbi, diventa debole, e qualunque venticello si trasforma in una polmonite”. Proprio seguendo questo tipo di impostazione Bolsonaro dopo aver fatto il “gesto dell’ombrello” al coronavirus si era esposto a bagni di folla. Lo spot del governo ripete che “per i quasi 40 milioni di autonomi il Brasile non può fermarsi, per gli ambulanti, ingegneri, professori il Brasile non si può fermare, per le domestiche il Brasile non si può fermare”. “Perchè le imprese non debbano licenziare dipendenti, perché tutti vivano con una buona qualità di vita”.  E nel frattempo Bolsonaro ha pure postato su  Twitter il video di una marcia contro la quarantena.

Il Pt di Lula e Dilma Rousseff ha colto l’occasione per uscire dall’angolo, reclamando la destituzione di Bolsonaro e sponsorizzando manifestazioni di protesta a colpi di casseruola - di cui però vengono fatte girare immagini dalle case. Ma il fatto è che la posizione del presidente brasiliano è sempre più criticata da media internazionali certo non sospettabili di simpatie per la sinistra populista latino-americana. Dall’Economist che lo ha definito “Bolsonerone” al New York Times secondo cui “pone a rischio la salute dei brasiliani”, al Monde che gli dà del minimizzatore. Per non parlare della società di consulenza di rischio internazionale Eurasia Group, che lo ha definito il leader “più inefficiente al mondo” nella gestione di questa emergenza.  

 

Ma anche il resto del centro-destra brasiliano sta ormai sul piede di guerra contro Bolsonaro, a partire dal presidente della Camera dei deputati Rodrigo Maia.  E in prima linea sono governatori influenti e sicuramente anche loro in stile Trump, come quello di Rio de Janeiro Wilson Witzel, che sta facendo approntare  un ospedale da campo allo stadio Maracanà. O quello di San Paolo João Doria, definito da Bolsonaro “lunatico” per aver dichiarato una radicale quarantena per conto suo. O quello di Goiás Ronaldo Caiado, che era stato un suo grande elettore, ed è un noto reazionario, ma prima ancora è un medico. “Nessun dialogo con quest’uomo”, ha commentato dopo aver sentito i suoi ultimi discorsi. “Le cose tra me e lui sono arrivate al capolinea”. 

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