Un militare della missione Unifil al confine tra Libano e Israele (foto LaPresse)

Non esiste un “modello Libano” per la Libia

Redazione

Se c’è da preparare una missione di interposizione, meglio parlare da adulti

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, parla di un modello Libano per la Libia. In breve: una missione militare di Caschi blu anche italiani che dovrebbe fare da forza di interposizione nella guerra civile fra Tripoli e Bengasi. Perché no?, si chiede il ministro. L’unica avvertenza, dice, è che sarebbe necessario un invito da parte dei libici. Ora, poniamo per ipotesi che questo invito da parte dei libici che non riescono a mettersi d’accordo su nulla arrivi davvero, qualcuno alla Farnesina oppure alla Difesa dovrebbe spiegare a Di Maio che lo scenario libanese è molto diverso da quello libico. In Libano la situazione è più chiara e strutturata, ci sono due interlocutori come Hezbollah e Israele che hanno una linea diretta con i mille soldati italiani e hanno un controllo perfetto dei loro uomini. Non si combatte dall’estate 2006. Inoltre il territorio da sorvegliare è molto circoscritto e le forze militari sono arroccate sulle loro posizioni da anni, non si muovono di un centimetro. In Libia invece le forze combattenti sono frammentate in centinaia di battaglioni e di bande che rispondono poco volentieri alla stessa autorità e cambiano spesso fronte. L’area da sorvegliare sarebbe più grande e più caotica – e includerebbe centri urbani più grandi. Di fisso ci sarebbe poco. Gruppi terroristici che non c’entrano con la guerra civile vedrebbero la presenza di soldati stranieri come un invito a nozze per attentati e come un ottimo tema per la propaganda. L’idea che l’Europa dovrebbe fare qualcosa di concreto è solida, finalmente, ma il ministro non dovrebbe vendere un modello Libano in Libia altrimenti siamo di nuovo dalle parti dell’abolizione della povertà. La questione è seria e va affrontata con schiettezza e senso del rischio reale. Con tutto il rispetto per il contingente schierato in Libano che svolge un lavoro eccellente e apprezzato da tutta la comunità internazionale, una missione in Libia sarebbe di un grado di difficoltà maggiore. Saperlo serve a prepararsi meglio. Nel caso.

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