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La seconda puntata dell'Impeachment Show

Donald Trump è il terzo presidente messo sotto stato d'accusa nella storia degli Stati Uniti d'America. Il voto della notte e cosa accadrà ora

Andrew Johnson, 1868. Bill Clinton, 1998. Donald Trump, 2019. I due articoli di impeachment contro il presidente americano sono stati approvati alla Camera con, rispettivamente, 230 e 229 voti a favore (197 e 198 i contrari) e così The Donald è diventato il terzo presidente messo sotto stato d'accusa (Richard Nixon si dimise prima del voto) nella storia degli Stati Uniti d'America.

 

Due gli atti d'accusa: abuso di potere, a causa delle pressioni fatte sul collega ucraino Zelensky affinché indagasse sulle attività dei Biden a Kiev; ostruzione del Congresso, ossia per aver ostacolato l’inchiesta sul suo comportamento che la Costituzione affida ai deputati.

 

Il voto è stato partitico. I democratici hanno votato compatti a favore – ad eccezione di Peterson e Van Drew nel primo voto, ai quali si è aggiunto Golden al secondo (ha spiegato che a suo avviso il presidente americano non avrebbe ostacolato l'inchiesta) –, i repubblicani contro, tranne Justin Amash che però ha lasciato il partito da tempo. Una divisione netta che ha le sue ragioni di convenienza politica ed elettorale, come aveva nei giorni scorsi anticipato Paola Peduzzi sia per quanto riguarda il Partito democratico, sia per quanto riguarda il Gop.

 

“Potete credere che oggi io verrò incriminato dalla sinistra radicale, i democratici nullafacenti, e non ho fatto nulla di sbagliato! È una cosa terribile. Leggete la trascrizione (della telefonata col collega ucraino Zelensky a cui aveva chiesto il favore di indagare sui Biden, ndr). Ciò non dovrebbe mai più accadere ad un altro presidente. Recitate una preghiera!”, ha twittato Trump dopo la notizia della messa in stato d'accusa. Nei giorni scorsi invece il presidente aveva scritto una lettera a Nancy Pelosi nella quale la accusava di colpo di stato.

  

Dopo il voto alla Camera, tocca ora al Senato prendere in carico la procedura di impeachment. E l'esito, dati i numeri (53 sono i senatori repubblicani, 45 i democratici, 2 gli indipendenti) e la necessità di raggiungere la maggioranza dei due terzi su almeno uno dei capi di imputazione, sembra scontato quanto quello di ieri notte.

 

Le prossime fasi dell'impeachment saranno queste:

 

• La Camera sceglierà una squadra di legislatori che vengono chiamati “manager” che faranno da pubblico ministero al processo al Senato. I manager presenteranno gli articoli dell'impeachment al Senato, che farà da giuria. A presiedere il processo sarà il giudice che guida la Corte Suprema, John Roberts (qui c'è il racconto di come si comportò William Rehnquist quando dovette presiedere il processo a Clinton);

 

• Il Senato chiederà al presidente di discutere i capi di imputazione. Trump può andare personalmente a rispondere – Clinton non lo fece, né lo fece Andrew Johnson nel 1868 – o mandare i suoi legali. Se il presidente non vuole rispondere alle richieste del Senato, la non risposta vale come una dichiarazione di non colpevolezza;

 

• Il Senato dovrà votare.

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