Donald Trump (foto LaPresse)

Caro Trump, è la legge. Idiot!

Giuliano Ferrara

Impeachment o no, ora gli americani sono soli davanti all’evidenza. Non ci sono più alibi, né quello del riscatto della Rust Belt né del protezionismo e dell’America First né del sacrosanto rilassamento fiscale: un gangster è un gangster, punto

Può essere che vada a finire come si dice. Impeached dalla Camera, il Senato lo assolve in processo politico, per la cura e la regia confessa dei suoi avvocati. Poi Trump viene trionfalmente rieletto. It’s the economy, stupid! Ma ho qualche dubbio. E’ il residuo di fiducia che provo negli americani a parlare, forse malriposto. Quel che è sicuro è che è un nonsenso puntare sull’alto valore divisivo della decisione della maggioranza democratica di procedere contro un presidente che ha ricattato un capo di stato estero con 400 milioni di aiuti militari in sospeso impegnandolo, “per favore”, a distruggere la reputazione di un suo rivale elettorale. I gangster devono fare la galera in un posto meno confortevole della Casa Bianca. It’s the law, idiot! L’alternativa è la putinizzazione non della presidenza americana, quella c’è già stata, ma la putinizzazione dell’America, degli Stati Uniti, e lì non si dovrebbe passare se la storia è la storia e non una storiaccia qualsiasi.

 

Nancy Pelosi e i suoi non potevano fare altrimenti, questo è chiaro a tutti. Lei, una moderata, era contraria alle pressioni per l’impeachment su altri temi, e ha ristretto il campo all’abuso di potere e all’ostruzione di giustizia sul caso ucraino per evitare lungaggini e fughe in avanti. Ora il Senato, date certe condizioni ancora non soddisfatte, dovrebbe procedere con un dibattimento devastante, l’audizione dei testimoni sottratti alla Camera, e la immediata rimozione. Non sarà così? No, non sarà così. Ma questo nulla toglie alla necessità costituzionale dell’atto, e alla sua urgenza politica, alla sua perfetta conduzione legale, alla sua univoca e provata conclusione. 

 

Gli elettori americani ora sono soli davanti all’evidenza. Non si può dire che se la fossero cercata, con l’elezione di Trump per un pugno di voti nel collegio elettorale. Sono i democratici che purtroppo si cercarono i guai in cui si misero da soli. E l’ex capo dell’Fbi, che poi ha pagato cara la sua maldestra disinvoltura, diede l’aiutino finale. Ora però, da quanto si sa dell’America, un referendum su un uomo al di sopra della legge, vinto dal fuorilegge, sarebbe, con i complimenti e la solidarietà di Putin, qualcosa di aberrante, una specie di pietra tombale sul più antico costituzionalismo scritto del mondo e su tutta una cultura istituzionale da preservare a ogni costo. Negli anni di Berlusconi i nostri amici americani facevano gli spiritosi, e di fronte a un uomo perseguitato dalla malagiustizia e dal suo uso politico, un tipetto certo disinvolto ma osservante delle regole di fondo cento volte più di Trump, esibivano uno snobistico e liberal baffo moscio nel nome del ridicolo conflitto di interessi potenziale. Ora Bloomberg o Sanders o sleepy Joe o il fenomenale Buttigieg poco importa, decisivo è il TTT, tutto tranne Trump. Non ci sono più alibi, né quello del riscatto della Rust Belt né quello del protezionismo e dell’America First né quello del sacrosanto rilassamento fiscale: un gangster è un gangster, punto.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.