“Brexit: The Uncivil War”, film in cui Dominic Cummings è interpretato da Benedict Cumberbatch (Foto LaPresse)

Chi governerà la Brexit disordinata sull'altalena con la sterlina? Dom Cummings

Paola Peduzzi

Il consigliere in maglietta di Johnson ha un piano radicale per il divorzio e per la gestione del potere. Ha anche una debolezza

Milano. La sterlina è sotto pressione, dalla fine di giugno ha registrato un calo significativo, questo luglio del 2019 è come l’ottobre del 2016, il Regno Unito continua a girare su se stesso e ripete quel che anche allora diceva, prima che la realtà rovinasse le fantasie brexitare: siamo un paese forte, cadremo in piedi. Boris Johnson, neopremier conservatore, esclude i toni del compromesso, dice che incontrerà gli europei soltanto quando avranno qualcosa da dirgli, inaugura il “war cabinet” per il no deal che da ieri pomeriggio fino al 31 ottobre – la data della Brexit – si riunirà tutti i giorni della settimana. La campagna di comunicazione costerà 10 milioni di sterline, scrive il Times, sarà incentrata sul messaggio “il Regno Unito sta lasciando l’Ue, sei pronto?” e si ispira – ironia assoluta – alla campagna del 1988 di Margaret Thatcher “Europe Open for Business”, che preparò il paese all’ingresso nel mercato unico.

 

Il grosso dell’investimento sarà sui social media e sarà “su misura” per ogni elettore, ed è qui che entra in gioco Dominic Cummings, il superconsigliere di Johnson, l’architetto del Vote Leave, oggi di fatto il suo chief of staff. I giornalisti politici raccolgono commenti e indiscrezioni anonimi ma tutti dello stesso segno: è Cummings che dirige lo spettacolo ed è temutissimo, nessuno si permette di perder tempo o di non obbedire, “c’è di nuovo aria di governo forte”. Il primo ordine è stato quello di non fare nessun genere di leak, per ogni dettaglio trapelato senza permesso ci sarà una punizione: incidentalmente il divieto ai leak è diventato un leak sul Daily Telegraph, ma se un tempo ne avremmo riso per giorni, questa volta s’è al massimo sorriso, perché “il clima è del tutto cambiato”, e Cummings non perdona. Al primo incontro con i consiglieri dei vari ministri, Cummings – in jeans e maglietta non stirata con il logo della società di intelligence artificiale di Elon Musk, la OpenAI – ha messo subito in chiaro che loro dipendono soltanto dal premier: la stagione in cui ogni ministro, tramite i propri funzionari, portava avanti i propri interessi e le proprie idee è finita.

 

Ossessionato da Anna Karenina, Bismarck e i modelli matematici, Cummings è l’ideatore dello slogan “take back control”, preso – così racconta il film “Brexit: The Uncivil War”, in cui Cummings è interpretato da Benedict Cumberbatch – da un libro per genitori che devono riprendere il controllo sui loro figli. Tutto il suo pensiero è consultabile su dominiccummings.com, il blog in cui racconta la sua visione del mondo che si fonda su: la distruzione quasi anarchica delle gerarchie burocratiche e delle ortodossie politiche “by any means necessary”, dice citando Malcolm X (il cui ritratto era al ministero dell’Istruzione quando Cummings lavorava per Michael Gove, testimonial della Brexit assieme a Johnson e poi suo traditore oggi reintegrato); mettere a lavoro fisici e matematici per fare la Brexit a ogni costo e magari un’elezione (e vincerla), perché il grande contributo di Cummings alla campagna referendaria fu proprio quella di scovare e profilare gli indecisi, mandare loro messaggi su misura, mobilitarli – il due per cento degli elettori inglesi che ha fatto la differenza. Questa sua arte – o ossessione: David Cameron lo aveva definito “uno psicopatico di carriera” – rappresenta oggi la sua debolezza più grande: la commissione parlamentare che indaga sul ruolo dei social media (e di Cambridge Analytica) nella campagna della Brexit ha chiesto a Cummings di testimoniare. Lui già era stato accusato di ostruzione ai lavori parlamentari quando non si era presentato a una deposizione sulla manipolazione dei dati nella campagna pro Brexit. Ma che questa debolezza possa essere utilizzata per bene dall’opposizione non ci spera nessuno: oggi stanno tutti leggendo gli scritti del colonnello americano John Boyd, che è uno dei modelli di riferimento di Cummings. L’assetto di guerra è chiaro – anche nel linguaggio – la strategia è quella di Boyd: non fare mai quello che il tuo nemico si aspetta da te, l’imprevedibilità è l’arma del governo Johnson-Cummings. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi