Il discorso televisivo di mMacron dello scorso dicembre (Olivier Morin / AFP)

Perché la politica francese è drogata di serie tv

Mauro Zanon

All'Eliseo va molto “Game of Thrones", in casa Le Pen è tutto Netflix. E c'è chi vorrebbe cavalcare un drago

Parigi. Nei pochi momenti di pausa, tra una riforma da preparare e un discorso pubblico da affinare, non si parla d’altro che di GoT nell'entourage di Emmanuel Macron. E cioè di “Game of Thrones”, la grande saga fantasy creata da David Benioff e D.B. Weiss, che nelle ultime sei settimane ha fatto svegliare mezza Europa alle tre di notte per assistere agli episodi dell’ottava stagione in contemporanea con gli Stati Uniti. Così ha fatto Aurore Bergé, portavoce della République en marche (Lrem), che da un mese e mezzo ha la sveglia puntata alle 2.55, come racconta il Parisien. “Le lotta di influenze, le alleanze che si costituiscono e si dissolvono. Mi affascina!”, si entusiasma la macronista, dicendo di sognare di “cavalcare un dragone” come Daenerys, “madre” di tre dragoni.

 

Anche Gabriel Attal, segretario di stato presso il ministero dell’Educazione nazionale e della gioventù, è un fan devoto di GoT e si diverte a trasporre l’intreccio della serie tv americana sulla battaglia elettorale in corso. “Mi piacerebbe riuscire a battere i White Walkers del Rassemblement national (Rn)”, sussurra ai suoi colleghi marcheurs, alludendo all’esercito dei morti che affronta quello dei vivi. Benjamin Griveaux, ex portavoce del governo, ora candidato sindaco per il comune di Parigi sotto il vessillo di Lrem, è arrivato a dire che la sua “vita da ministro era complicata per via delle serie televisive”, situazione che, secondo il Parisien, lo accomunerebbe a colei che gli è succeduta, Sibeth Ndiaye. Tra i personaggi preferiti della macronia, c’è Arya Stark, la giovane che si addormenta elencando i nomi dei nemici che conta di eliminare. “Anch’io ho la mia lista di persone”, dice sorridendo, ma non troppo, la segretaria di stato alle Pari opportunità Marlène Schiappa.

 



 

Per i macronisti stare svegli fino a tarda notte per guardare le serie tv è un modo staccare un po’ la spina dal ritmo frenetico del potere. Lo stesso premier, Edouard Philippe, si divora gli episodi di GoT appena ha un attimo di tempo, ma anche quelli di “West Wing”, la serie cult che racconta le problematiche quotidiane, le difficili decisioni pubbliche e private del Presidente democratico Josiah “Jed” Bartlet e del suo staff. La ministra della Difesa, Florence Parly, è un’ammiratrice, va da sé, della serie di spionaggio francese “Le Bureau – Sotto Copertura”, con protagonista un funzionario dell’intelligence esterna di Parigi, la Dgse, interpretato da Mathieu Kassovitz (il regista del film “L’Odio”). Il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ama la serie canadese di genere poliziesco “I misteri di Murdoch”.

 

L’inquilino dell’Eliseo, noto per dormire poco e inviare sms di lavoro anche alle due di notte, non è invece un grande appassionato delle serie televisive, stando a quando racconta chi lo frequenta. L’unica “serie” che ama è quella letteraria dei Rougon-Macquart, il ciclo di venti romanzi scritto da Émile Zola, dicono i suoi amici. Chi al contrario passa molto tempo davanti allo schermo è Nicolas Sarkozy, che già in passato aveva confessato di essere un fan di “Breaking Bad” e del suo protagonista, ma anche di “Dexter” e dei “Borgia”, serie franco-tedesca dedicata alla famiglia più influente della Roma rinascimentale.

  

Consumatore compulsivo di serie, secondo quanto riferito dal suo entourage, Sarko avrebbe negli ultimi tempi un debole per “Broadchurch”, serie televisiva britannica, ma anche per “Baron Noir”, la più politica delle serie francesi: perché in fondo, lui, ci spera ancora di tornare al centro dei giochi. Il suo successore, François Hollande, consuma invece solo made in France: “Le Bureau – Sotto copertura” e “Baron Noir” (quando si stanca, non gli dispiace riguardarsi le puntate di “The Voice”, il talent show più seguito di Francia).

 


 


 

A Rueil-Malmaison, nella dimora storica dei Le Pen, si dice che ogni sera, alle 20.45, Jean-Marie e la moglie Jany si siedano sul divano e inizino a dibattere animatamente sul titolo della serie che andranno a guardare dopo il 20heures, il telegiornale di Tf1. Chi la spunta ogni sera non è dato a sapere, ma a quanto pare “Mehnir”, fedele abbonato a Netflix, prova un fascino smodato per “Breaking Bad”, “Marseille”, “Narcos”, “House of cards” e anche “Suburra”, la serie televisiva italiana sugli intrecci del malaffare romano. “Più è violenta e più gli piace”, racconta un conoscente. La figlia, Marine, leader del Rn, si dimentica del sovranismo quando si tratta di guardare le serie televisive, dicendosi “completamente soggiogata” alla serie spagnola “La Casa di carta”. “E' una droga dura, difficile da abbandonare!”, confessa.

 

Tra i gollisti in quota Républicains (Lr), ci si lamenta della scarsa presenza di produzioni francesi su Netflix. Valérie Pécresse, presidente della regione Île-de-France, fa parte di questi critici e infatti guarda solo “Baron noir” e “Vernon Subutex”, snobbando le serie americane. Il boss di Lr, Laurent Wauquiz, adora invece “The Americans” e “Narcos”, anche se vorrebbe “più francesi” nella piattaforma di Reed Hastings. Da settembre Netflix ha aperto un bureau a Parigi e presto i gollisti potrebbero essere accontentati.