Emmanuel Macron (foto LaPresse)

C'è un fatto politico: l'Europa sovrana è quella modello Macron

Giuliano Ferrara

Cosa possono imparare dal manifesto macroniano gli sfruttatori della paura e gestori della recessione

C’è un buco nella politica del governo italiano, e non è la Tav, che comunque si farà, a meno di catastrofi a oggi imprevedibili: c’è una maggioranza nel paese e in Parlamento a favore, punto (ne fa parte, valutazione dei costi a parte, anche il meraviglioso professor Marco Ponti). Grillo Casaleggio e Di Maio lo sanno, e annaspano per trovare una via d’uscita. Il vero buco è politico: un governo senza testa, immerso nel narcisismo selfistico, ha dimenticato di leggere e valutare l’uscita di Macron di lunedì scorso, un appello-programma trasmesso direttamente all’opinione pubblica europea a due mesi dal rinnovo del parlamento di Strasburgo. Propone un’Europa sovrana, che protegge le frontiere con razionalità e con una polizia comune e comuni criteri, protegge il lavoro e la concorrenza esposta ai mercati aperti (uguale salario per uguale impiego), reinventa la sicurezza e la difesa in autonomia da grandi potenze aggressive, si apre a nuovi trattati, allo scudo sociale e al controllo anche fiscale delle grandi multinazionali del digitale, più Banca del clima e diverse velocità nelle partnership per non finire nel burrone come la Brexit. 

 

Il presidente francese sembrava travolto dall’onda moltitudinaria di un contropotere anonimo e senza leader che ripropone la lotta di classe dei nostri tempi rivendicando non già salario al padrone ma potere d’acquisto allo stato (Toni Negri nel libretto interessante della editrice manifestolibri sui gilets jaunes), ma ora concessioni, repressione e partecipazione organizzata dal potere centrale attraverso sindaci e assemblee territoriali (il Grand Débat che finirà il 16 marzo) lo hanno rimesso in sella; e il capo dei Bobo, il nemico pubblico numero uno dei nazional-populisti, riprende l’iniziativa insabbiata dalle elezioni tedesche e dalla rivolta dei burini sugli Champs-Elysées.

 

Liberare e proteggere sono sempre stati il mantra di Macron, ora l’accento è sulla protezione e sui valori comuni affinché i popoli europei riprendano in mano il loro destino. Il 16 febbraio a Monaco la Merkel aveva stangato con inedita grinta l’Amministrazione Trump, rappresentata da un vice ridicolizzato dal silenzio ostile della platea, e ora ha bloccato manovre congiunte presuntivamente antirusse, segnalando di nuovo che l’Europa deve fare da sé, e ha messo sulla griglia il Truce ungherese. Insomma, francesi e tedeschi hanno ancora qualcosa da dire e da fare. Non è più Europa-mercato contro antiEuropa-popolo, la politica è fatta di slittamenti riforme e revisioni con la loro tempistica. Nel settembre del 2016 alla Sorbona Macron volava molto alto, e l’atterraggio di fortuna della Merkel lo ha tradito. I burini moltitudinari lo hanno sfregiato, but the opera isn’t over till the Fat Lady sings (mai presumere di sapere come va a finire finché non è finita). Qualcuno dovrebbe avere informato il governo Conte del nuovo fatto politico, ma per adesso senza esito. Leggere scrivere e far di conto sono ancora attività umane capaci di pesare almeno quanto l’uso manipolatorio del buonsenso. Questo è il buco vero, e i bandi di concorso per sovranisti senza idee, sfruttatori della paura e gestori della recessione, stanno tutti per scadere.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.