Emmanuel Macron (foto LaPresse)

L'Europa che protegge. Da oggi Macron rientra in campagna elettorale

Mauro Zanon

Il voto del 26 maggio e il ruolo del presidente francese

Parigi. Domenica sera, a Che tempo che fa su Rai 1, il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha dato il via alla campagna elettorale per le europee. E’ partito da Roma, Macron, perché è lì che si deve vincere la battaglia delle idee contro i sovranisti, è lì che si trova Matteo Salvini, l’antitesi della sua visione dell’Europa, e perché “Francia e Germania devono essere d’accordo, ma l’Europa non può andare avanti senza l’Italia”. Oltre i malintesi, oltre le peripezie, oltre gli ostacoli, “c’è una storia da fare assieme”, ha sottolineato l’inquilino dell’Eliseo, e “c’è il cuore, l’amicizia e l’amore” tra Parigi e Roma. “Ci sono state affermazioni eccessive, ma dobbiamo andare oltre per quello che noi dobbiamo ai nostri popoli, all’Europa, alla nostra storia”, ha aggiunto Macron. La volontà di cooperare e ripensare le regole europee per la costruzione di un’Europa più unita e solidale è anche la linfa della “tribune” che Macron ha scritto in queste settimane assieme ai suoi consiglieri per gli affari europei e che oggi verrà diffusa nei 28 paesi dell’Ue, compreso il Regno Unito, attraverso varie testate. “E’ l’intervento più importante dal discorso della Sorbona (pronunciato nel settembre 2017, ndr)”, ha dichiarato l’entourage del presidente, per sottolineare l’importanza di questo testo nel quale Macron lancia un segnale d’allarme ai cittadini europei, ma anche alle istituzioni.

 

 

Alla Sorbona, Macron aveva enumerato 49 proposte in un discorso vibrante di più tre ore, dove aveva manifestato l’ambizione di rifondare il continente per tenere il passo della Cina e degli Stati Uniti, ma aveva anche messo in guardia dall’“oscurantismo” rampante dei partiti nazionalisti. Oggi, con un testo più conciso, riprende il filo di quel discorso, incentrandolo sul principio guida dell’“Europa che protegge”. “Macron vede le elezioni del 26 maggio come lo choc tra due modelli: da un lato il ripiegamento nazionalista dove ognuno gestisce i propri problemi nel proprio angolino e si protegge dall’immigrazione a livello nazionale; dall’altro, un modello aperto, federalista dove si mettono in comune i problemi per trovare in comune le soluzioni”, ha analizzato l’editorialista di Bfm.tv Christophe Barbier. Nelle settimane in cui si sta concretizzando la Brexit, il messaggio che il capo dello stato francese vuole trasmettere ai cittadini dell’Ue con questa tribune è che il rifiuto dell’Europa non è un progetto, ma nemmeno quest’Europa così com’è organizzata è in grado di rispondere alle sfide politiche, economiche e sociali del Ventunesimo secolo: bisogna ricostruirla attorno ad alcune idee forti e reinventare un sogno europeo come accadde con il Rinascimento. Secondo Christine Verger, cofondatrice del think tank Notre Europe ed ex consigliera di Jacques Delors, l’intervento di oggi è “il simbolo della nascita di uno spazio politico europeo”.

 

I membri del governo francese, nei giorni precedenti, avevano ricevuta consegna di non esprimersi sulle questioni legate all’Europa, stando alle informazioni del Figaro. A partire da questa mattina, i pesi massimi della maggioranza macronista cercheranno invece di occupare mediaticamente televisioni e radio, per sostenere la presa di parola del presidente e ribadire l’importanza di portare a termine il cantiere europeo. La terza tappa dell’offensiva macronista sarà la presentazione della lista per le europee, che dovrebbe essere completata entro metà marzo. Tra i favoriti per guidare la lista Lrem, c’è la ministra della Salute Agnès Buzyn, che sarebbe sul punto di rassegnare le dimissioni, ma anche la sua collega agli Affari europei Nathalie Loiseau. Come osservato dal Monde, se Macron uscirà vincente dalla battaglia politica e culturale del 26 maggio recupererà in parte anche la sua legittimità sul fronte interno, che mesi di mobilitazioni gialle hanno messo in discussione. In caso di fallimento, invece, la sua spinta riformista rischierebbe di sgonfiarsi e i suoi oppositori, inevitabilmente, si sentirebbe rinvigoriti.

 


Di seguito il testo integrale del messaggio di Macron diffuso nei 28 paesi dell'Unione

  

Per un Rinascimento europeo

Cittadini d’Europa,

Se prendo la libertà di rivolgermi direttamente a voi, non è solo in nome della storia e dei valori che ci riuniscono. È perché è urgente. Tra qualche settimana, le elezioni europee saranno decisive per il futuro del nostro continente.

Mai dalla Seconda Guerra mondiale, l’Europa è stata così necessaria. Eppure, mai l’Europa è stata tanto in pericolo.

La Brexit ne è l’emblema. Emblema della crisi dell’Europa, che non ha saputo rispondere alle esigenze di protezione dei popoli di fronte alle grandi crisi del mondo contemporaneo. Emblema, anche, dell’insidia europea. L’insidia non è l’appartenenza all’Unione europea ma sono la menzogna e l’irresponsabilità che possono distruggerla. Chi ha detto ai Britannici la verità sul loro futuro dopo la Brexit? Chi ha parlato loro di perdere l’accesso al mercato europeo? Chi ha evocato i rischi per la pace in Irlanda tornando alla frontiera del passato? Il ripiego nazionalista non propone nulla; è un rifiuto senza progetto. E questa insidia minaccia tutta l’Europa: coloro che sfruttano la collera, sostenuti dalle false informazioni, promettono tutto e il contrario di tutto.

Di fronte a queste manipolazioni, dobbiamo resistere. Fieri e lucidi. Dire innanzitutto cos’è l’Europa. È un successo storico: la riconciliazione di un continente devastato, in un inedito progetto di pace, di prosperità e di libertà. Non dimentichiamolo mai. E questo progetto continua a proteggerci oggi: quale paese può agire da solo di fronte alle aggressive strategie delle grandi potenze? Chi può pretendere di essere sovrano, da solo, di fronte ai giganti del digitale? Come resisteremmo alle crisi del capitalismo finanziario senza l’euro, che è una forza per tutta l’Unione? L’Europa, sono anche quelle migliaia di progetti quotidiani che hanno cambiato il volto dei nostri territori, quel liceo ristrutturato, quella strada costruita, l’accesso rapido a Internet che arriva, finalmente. Questa lotta è un impegno di ogni giorno perché l’Europa come la pace non sono mai acquisite. In nome della Francia, la porto avanti instancabilmente per far progredire l’Europa e difendere il suo modello. Abbiamo dimostrato che quanto ci dicevano inaccessibile, la creazione di una difesa europea o la tutela dei diritti sociali, era possibile.

Ma occorre fare di più, più rapidamente. Perché c’è l’altra insidia, quella dello status quo e della rassegnazione. Di fronte alle grandi crisi del mondo, i cittadini molto spesso ci dicono: “Dov’è l’Europa? Che fa l’Europa?”. È diventata ai loro occhi un mercato senz’anima. L’Europa invece non è solo un mercato, è un progetto. Un mercato è utile, ma non deve far dimenticare la necessità di frontiere che proteggono e di valori che uniscono. I nazionalisti sbagliano quando pretendono di difendere la nostra identità con il ritiro dall’Europa, perché è la civiltà europea che ci riunisce, ci libera e ci protegge. Ma anche coloro che non vorrebbero cambiare nulla sbagliano, perché negano le paure che attanagliano i nostri popoli, i dubbi che minano le nostre democrazie. Siamo in un momento decisivo per il nostro continente; un momento in cui, collettivamente, dobbiamo reinventare politicamente, culturalmente, le forme della nostra civiltà in un mondo che si trasforma. È il momento del Rinascimento europeo. Pertanto, resistendo alle tentazioni del ripiego e delle divisioni, vi propongo di costruire insieme questo Rinascimento su tre ambizioni: la libertà, la protezione e il progresso.

 

Difendere la nostra libertà

Il modello europeo si fonda sulla libertà dell’uomo, sulla diversità delle opinioni, della creazione. La nostra prima libertà è la libertà democratica, quella di scegliere i nostri governanti laddove, ad ogni scrutinio, alcune potenze straniere cercano di influenzare i nostri voti. Propongo che venga creata un’Agenzia europea di protezione delle democrazie che fornirà esperti europei ad ogni Stato membro per proteggere il proprio iter elettorale contro i cyberattacchi e le manipolazioni. In questo spirito di indipendenza, dobbiamo anche vietare il finanziamento dei partiti politici europei da parte delle potenze straniere. Dovremo bandire da Internet, con regole europee, tutti i discorsi di odio e di violenza, in quanto il rispetto dell’individuo è il fondamento della nostra civiltà di dignità.

 

Proteggere il nostro continente

Fondata sulla riconciliazione interna, l’Unione europea ha dimenticato di guardare le realtà del mondo, ma nessuna comunità crea un senso di appartenenza se non ha limiti che protegge. La frontiera, significa la libertà in sicurezza. Dobbiamo pertanto rivedere lo spazio Schengen: tutti coloro che vogliono parteciparvi devono rispettare obblighi di responsabilità (rigoroso controllo delle frontiere) e di solidarietà (una stessa politica di asilo, con le stesse regole di accoglienza e di rifiuto). Una polizia comune delle frontiere e un ufficio europeo dell’asilo, obblighi stringenti di controllo, una solidarietà europea a cui ogni paese contribuisce, sotto l’autorità di un Consiglio europeo di sicurezza interna: credo, di fronte alle migrazioni, in un’Europa che protegge al contempo i suoi valori e le sue frontiere.  

Le stesse esigenze devono applicarsi alla difesa. Da due anni sono stati realizzati importanti progressi, ma dobbiamo indicare una rotta chiara: un trattato di difesa e di sicurezza dovrà definire i nostri obblighi indispensabili, in collegamento con la NATO ed i nostri alleati europei: aumento delle spese militari, clausola di difesa reciproca resa operativa, Consiglio di sicurezza europeo che associa il Regno Unito per preparare le nostre decisioni collettive.

Le nostre frontiere devono anche garantire una giusta concorrenza. Quale potenza al mondo accetta di proseguire i propri scambi con coloro che non rispettano nessuna regola? Non possiamo subire senza proferir parola. Dobbiamo riformare la nostra politica della concorrenza, rifondare la nostra politica commerciale: punire o proibire in Europa le aziende che ledono i nostri interessi strategici ed i nostri valori essenziali, come le norme ambientali, la protezione dei dati ed il giusto pagamento delle tasse; e assumere, nelle industrie strategiche e nei nostri appalti pubblici, una preferenza europea come fanno i nostri concorrenti americani o cinesi.

 

Ritrovare lo spirito di progresso

L’Europa non è una potenza di secondo rango. L’Europa intera è un’avanguardia: ha sempre saputo definire le norme del progresso. Per questo, deve portare avanti un progetto di convergenza più che di concorrenza: l’Europa, in cui è stata creata la previdenza sociale, deve instaurare per ogni lavoratore, da Est a Ovest e dal Nord al Sud, uno scudo sociale che gli garantisca la stessa retribuzione sullo stesso luogo di lavoro, e un salario minimo europeo, adatto ad ogni paese e discusso ogni anno collettivamente.

Riannodare il filo del progresso significa anche prendere la guida della lotta ecologica. Guarderemo in faccia i nostri figli se non riassorbiamo anche il nostro debito climatico? L’Unione europea deve fissare la sua ambizione – 0 carbonio nel 2050, dimezzamento dei pesticidi nel 2025 – e adattare le sue politiche a questa esigenza: Banca europea per il clima per finanziare la transizione ecologica; forza sanitaria europea per rafforzare i controlli dei nostri alimenti; contro la minaccia delle lobby, valutazione scientifica indipendente delle sostanze pericolose per l’ambiente e la salute… Questo imperativo deve guidare tutta la nostra azione: dalla Banca centrale alla Commissione europea, dal budget europeo al piano di investimento per l’Europa, tutte le nostre istituzioni devono avere il clima per mandato.

Il progresso e la libertà significano poter vivere del proprio lavoro: per creare posti di lavoro, l’Europa deve anticipare.  È per questo che non solo deve regolamentare i giganti del digitale, creando una supervisione europea delle grandi piattaforme (sanzioni accelerate per le violazioni della concorrenza, trasparenza dei loro algoritmi…), ma deve anche finanziare l’innovazione dotando il nuovo Consiglio europeo dell’innovazione di un budget comparabile a quello degli Stati Uniti, per prendere la guida dei nuovi grandi cambiamenti tecnologici, come l’intelligenza artificiale.

Un’Europa che si proietta nel mondo deve essere volta verso l’Africa, con cui dobbiamo stringere un patto per il futuro. Assumendo un destino comune, sostenendo il suo sviluppo in modo ambizioso e non difensivo: investimenti, partenariati universitari, istruzione delle ragazze…

 

Libertà, protezione, progresso. Dobbiamo costruire su questi pilastri un Rinascimento europeo. Non possiamo lasciare i nazionalisti, senza soluzioni, sfruttare l’ira dei popoli. Non possiamo essere i sonnambuli di un’Europa rammollita. Non possiamo rimanere nella routine e nell’incantesimo. L’umanesimo europeo è un’esigenza di azione. Ed ovunque i cittadini chiedono di partecipare al cambiamento. Allora entro la fine dell’anno, con i rappresentanti delle istituzioni europee e degli Stati, instauriamo una Conferenza per l’Europa al fine di proporre tutti i cambiamenti necessari al nostro progetto politico, senza tabù, neanche quello della revisione dei trattati. Questa conferenza dovrà associare gruppi di cittadini, dare audizione a universitari, parti sociali, rappresentanti religiosi e spirituali. Definirà una roadmap per l’Unione europea trasformando in azioni concrete queste grandi priorità. Avremo dei disaccordi, ma è meglio un’Europa fossilizzata o un’Europa che progredisce, talvolta a ritmi diversi, rimanendo aperta a tutti?

In questa Europa, i popoli avranno veramente ripreso il controllo del loro destino; in questa Europa, il Regno Unito, ne sono certo, troverà pienamente il suo posto.

Cittadini d’Europa, l’impasse della Brexit è una lezione per tutti. Usciamo da questa insidia; diamo un senso alle prossime elezioni e al nostro progetto. Sta a voi decidere se l’Europa, i valori di progresso che porta avanti, debbano essere più di una parentesi nella storia. È la scelta che vi propongo, per tracciare insieme il cammino di un Rinascimento europeo.

Emmanuel Macron

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