La lettera di Macron ha il sostegno di due euroscettici molto interessati

Micol Flammini

Il sostegno del premier ungherese Orbán e del leader del Partito socialista romeno Dragnea nasce dal desiderio di intestarsi il processo di riforma dell’Ue, non dalla volontà di aderire al progetto europeo

Roma. L’irruzione di Emmanuel Macron nella politica europea con la sua lettera per un “Rinascimento europeo”, dopo mesi di assenza trascorsi a cercare di capire come frenare i gilet gialli, ha ottenuto delle strane reazioni. Troppo timide laddove ci si sarebbe aspettati esaltazione e trasporto. Entusiaste laddove invece erano previste indifferenza e sdegno. Non è stata di certo una sorpresa la reazione di Donald Tusk che ha da subito dato il suo sostegno, Jean-Claude Juncker invece ha parlato di proposte “gradite” e non diverse da quelle avanzate finora dalla Commissione europea. Emmanuel Macron sembra essere tornato quello del 2017, battagliero, sicuro e anche un po’ sognatore. Ma è l’Europa a essere cambiata, sono gli altri leader, e la Germania ad esempio ha risposto in maniera tiepida.

 

Qualche analista attribuisce la reazione tedesca al fatto che il presidente francese abbia escluso la Germania da questo suo progetto. Lo dice anche Matthew Karnitschnig, giornalista di Politico Europe, per il quale dal manifesto si capisce come anche Macron stia considerando sì un Rinascimento dell’Europa, ma senza Angela Merkel. Per la prima volta non l’ha inclusa in questa grande iniziativa. Il Parlamento, da parte sua, sta cercando di capire, con un velo di scetticismo, se le idee di Macron sono realizzabili, ma il sostegno è arrivato invece da due rappresentanti politici inaspettati, due euroscettici orgogliosi: Viktor Orbán e Liviu Dragnea. I leader nazionalisti e i partiti populisti – che dopo la lezione della Brexit hanno capito che parlare di uscita dall’Ue non conviene più – da alcuni mesi stanno tentando ormai di intestarsi il progetto di riforma dell’Unione.

 

Sono finite le Polexit, le Nexit, le Hungexit e le Italexit. Ora si parla di cambiare l’Europa ed Emmanuel Macron ha annunciato una serie di proposte che sarebbero volte a migliorare e a unire l’Ue. Tra i suoi piani ci sono: la protezione comune delle frontiere, un’istituzione che si occupi a livello europeo di gestire le domande di asilo, iniziative contro il cambiamento climatico e anche riforme dell’area Schengen. Il sostegno del premier ungherese Orbán e del leader del Partito socialista romeno Dragnea nasce dal desiderio di intestarsi il processo di riforma dell’Ue, non dalla volontà di aderire al progetto europeo. Sperano di rimodellare il blocco, di trasformarlo e influenzarlo in base ai loro interessi. Orbán in un’intervista alla Reuters ha detto che le proposte “potrebbero segnare l’inizio di un dibattito europeo serio”. Ha sottolineato le mille differenze tra lui e Macron: “Nei dettagli ovviamente abbiamo delle divergenze – e poi sorprendentemente ha aggiunto – ma al di là di queste divergenze, l’idea è un buon inizio per un dialogo serio e costruttivo sul futuro dell’Europa”.

 

In questi giorni Orbán è al centro di un dibattito accesissimo all’interno del Ppe, che si sta chiedendo se espellere o meno il premier ungherese dopo la sua campagna anti Bruxelles. La decisione verrà presa il 20 marzo e intanto Weber, leader del Partito popolare europeo, ha dato al premier tre condizioni per poter restare. Orbán non ha intenzione di finire esule come tutti gli altri populisti alla ricerca di una casa a Bruxelles e forse questo sorprendente sostegno al progetto macroniano potrebbe essere un tentativo di farsi vedere ben disposto, aperto, collaborativo.

 

Liviu Dragnea è una figura più marginale, è il leader dei socialisti romeni che sono all’esecutivo, ma lui non può diventare premier perché è accusato di corruzione. Bucarest si è più volte scontrata con Bruxelles, eppure l’idea di Macron a Dragnea è piaciuta. Anche qui non è questione di valori, ma di convenienza. Su Facebook ha spiegato che condivide la riforma dello spazio Schengen. che “dovrebbe includere tutti gli stati membri e in modo particolare la Romania, che offre sicurezza sui confini con il medio oriente”. Bucarest è dentro l’Ue già dal 2007, ma alcuni paesi continuano a bloccare il suo ingresso nell’area di libera circolazione europea.