Jean-Pierre Raffarin (foto LaPresse)

L'ala liberale dei Républicains francesi va con Macron

Mauro Zanon

L’ex premier Raffarin si unisce alla République en Marche. Il “rassemblement” moderato manda in pezzi i gollisti

Parigi. Alle prossime elezioni europee andrà in scena lo scontro tra nazionalisti e liberali, un clivage politologico e ideologico che in Francia è già emerso durante le presidenziali del 2017, con Marine Le Pen e il Front national (Fn) da una parte ed Emmanuel Macron e La République en Marche (Lrem) dall’altra. La vittoria dell’ex ministro dell’Economia di François Hollande, conquistata con un programma di superamento della vecchia frattura tra sinistra socialista e destra gollista, ha provocato una ricomposizione politica inedita nella Quinta Repubblica, che ha determinato lo sgretolamento delle famiglie tradizionali e una nuova polarizzazione tra chi crede nel liberalismo, nel progressismo e nell’Europa che protegge e moltiplica le opportunità di emancipazione dei cittadini, e chi invece difende una proposta di ripiegamento nazionale, ossessione identitaria e protezionismo economico. La conferma di questo rimescolamento è arrivata ieri con l’endorsement di Jean-Pierre Raffarin, ex primo ministro sotto la presidenza Chirac, a favore di Macron e della sua lettera agli europei “Per un Rinascimento europeo”. “Condivido la diagnosi, la visione e il programma. Sosterrò senza alcuna esitazione il progetto del presidente. Un progetto fondato su una lucida constatazione dell’estrema gravità del mondo, con una visione ambiziosa di rinascita europea, con una volontà di progresso sociale e liberale. E’ l’impronta della Francia in Europa. Oggi si conferma l’intuizione che abbiamo avuto con Alain Juppé dopo il discorso della Sorbona di Emmanuel Macron”, ha dichiarato al Figaro Raffarin, pezzo da novanta dell’ala liberale dei Républicains (Lr). Nell’intervista, che ha fatto sobbalzare Laurent Wauquiez, presidente e artefice della virata identitaria ed euroscettica di Lr, Raffarin ha affermato di voler sposare il progetto macronista perché si tratta dell’unica “risposta alla minaccia di decostruzione che pesa sull’Ue in un mondo estremamente pericoloso”. 

 

L’abbraccio di Raffarin a Lrem, lui che subito dopo l’elezione di Macron all’Eliseo aveva invitato la sua famiglia politica ad “aiutarlo”, rafforza la spaccatura tra la destra liberale orfana di un leader e la destra sovranista incarnata da Wauquiez e dai suoi pasdaran. “La chiarificazione era necessaria”, ha commentato il capolista di Lr alle europee François-Xavier Bellamy, “è tutto fuorché una sorpresa”, ha aggiunto l’eurodeputato Brice Hortefeux. La linea dei liberali di Lr era già stata tracciata da Juppé, attuale sindaco di Bordeaux prossimo a raggiungere il Consiglio costituzionale su indicazione di Richard Ferrand, presidente dell’Assemblea nazionale e luogotenente della macronia. Venerdì scorso, in occasione del passaggio di Macron in Gironda per una tappa del Grand débat national, Juppé aveva lodato “la capacità di ascolto” dell’inquilino dell’Eliseo, augurandosi che il 26 maggio possa esserci “una vera scelta da proporre ai francesi tra chi crede nell’Europa e chi ci crede poco o non ci crede proprio”, schierandosi apertamente tra gli europeisti convinti e Macron-compatibili. Come lui, anche Franck Riester, attuale ministro della Cultura in quota destra repubblicana, che ieri ha annunciato l’adesione del suo movimento Agir alla lista di Lrem per le europee. “Abbiamo preso la decisione di unirci, noi europeisti, per avere il maggior numero di deputati al Parlamento europeo, per accompagnare il movimento di rifondazione promosso dal presidente della Repubblica”, ha dichiarato Riester a France Culture, prima di aggiungere: “Sarà una lista di rassemblement con La République en Marche, il MoDem, Agir e forse altri partiti”. Evidenziando la grande divisione che separa Agir (“siamo il partito della destra europeista”) dall’attuale linea di Lr (“sono in una deriva euroscettica e identitaria”), Riester ha espresso la sua vicinanza a Juppé e Raffarin e lasciato intendere che dopo le europee potrebbe nascere un nuovo centrodestra europeo e moderato. Il prossimo 20 marzo, inoltre, il Partito popolare europeo (Ppe) di cui Lr fa parte, si esprimerà sulla procedura di esclusione del premier ungherese Viktor Orbán dal gruppo. La questione, oltre a dividere il Ppe, ha provocato una frattura interna a Lr, tra chi, come Valérie Pécresse, esponente liberale e fondatrice di Libres!, è preoccupata dalla “deriva” autoritaria di Orbán, e chi invece, come il presidente Wauquiez e il capolista Bellamy, sostiene che l’uomo forte di Budapest sia “nel posto giusto” tra i moderati europei.