Trump e Melania festeggiano Halloween alla Casa Bianca (foto LaPresse)

Trump contro lo ius soli per svegliare la base elettorale prima del voto

Daniele Raineri

Il grande ostacolo all’abolizione del diritto alla cittadinanza per nascita è nella Costituzione ma il presidente dice che basta un ordine esecutivo. Così accende il dibattito. E invia cinquemila soldati al confine con il Messico

New York. A meno di una settimana dalle elezioni di metà mandato e con i sondaggi che danno i democratici favoriti rispetto ai repubblicani, il presidente americano Donald Trump aumenta il dosaggio della propaganda anti immigrazione che fino a qui gli ha portato molta fortuna. In un’intervista che sarà trasmessa per intero domenica sera ha detto che si prepara a firmare un ordine esecutivo per abolire il diritto alla cittadinanza per nascita (anche detto ius soli), che rende tutti i nati in territorio americano cittadini degli Stati Uniti in via automatica. “Siamo l’unico paese al mondo dove una persona può entrare e avere un bambino, e quel bambino è essenzialmente un cittadino degli Stati Uniti per 85 anni, con tutti i benefici che comporta – ha detto nell’intervista a Jonathan Swan di Axios – è ridicolo. È ridicolo. E deve finire”.

   

 

In realtà, l’America non è l’unico paese al mondo come dice Trump, sono trentatré le nazioni che danno la cittadinanza ai nati sul proprio territorio – inclusi Canada e Messico, i vicini che confinano con gli Stati Uniti a nord e a sud. Ieri la Associated Press ha twittato la frase del presidente – che doveva essere la risposta dell’intervista che rimarrà nella testa degli ascoltatori – e poi ha cancellato il tweet perché, ha spiegato, non abbiamo specificato che è una cosa non vera. Anche questo è un segno di quanto i rapporti tra i media e la Casa Bianca siano ormai nevrotici.

 

  

L’idea di abolire la cittadinanza per nascita circola da molto tempo negli Stati Uniti, anche perché ci sono abusi sistematici come il cosiddetto “turismo delle nascite”: per esempio le russe facoltose che vengono ad aspettare il momento del parto negli alberghi di Miami e le cinesi ricche che fanno lo stesso nel sud della California per avere figli con il passaporto americano. 

   

Questi sono casi di alto profilo, ma ce ne sono migliaia di altri molto meno glamour. Si stima che circa 300 mila nascite all’anno, una cifra compresa tra il sette e l’otto per cento del totale delle nascite in America, siano di bambini di genitori che per la legge americana sono immigrati clandestini. Nel Partito repubblicano si parla di abolizione dello ius soli da molto prima che Trump si affacciasse sulla scena politica.

    

Il grande ostacolo all’abolizione del diritto alla cittadinanza per nascita tuttavia è il Quattordicesimo emendamento della Costituzione, che appunto lo garantisce “a tutti i nati… nel territorio degli Stati Uniti”. Quando l’intervistatore Swan glielo ha fatto notare Trump ha risposto: “Mi avevano sempre detto che c’è bisogno di una modifica alla Costituzione. E invece sai cosa? Non è necessario. Si può fare con un ordine esecutivo”. Questa posizione sarà molto discussa dagli esperti di diritto e non c’è nessuna data precisa, ma intanto Trump ha raggiunto il risultato che voleva. Già i giornali – per esempio il Washington Post – parlano della sua proposta come della “linea più aggressiva in materia di immigrazione di sempre”. Anche se il presidente non ha detto quando firmerà l’ipotetico ordine esecutivo, gli basta che in questi giorni ci sia un dibattito, spera il più acceso possibile, mentre gli elettori si preparano ad andare a votare.

   

Da settimane l’Amministrazione aveva puntato sul tema del corteo di migranti sudamericani che marcia con lentezza verso il confine meridionale degli Stati Uniti per svegliare la base elettorale repubblicana, che a questo giro è meno reattiva di quella democratica. L’immigrazione è un argomento che non fallisce mai di compattare i trumpiani e di imbarazzare sempre i democratici – che non sono affatto per l’apertura delle frontiere ma che fanno immancabilmente la figura dei deboli di fronte al presidente. Il corteo di migranti però è una minaccia molto gonfiata che stenta a materializzarsi davvero. Ci vorranno settimane prima che arrivi al confine, se mai ce la farà. Trump ha mobilitato cinquemila soldati per dare un aiuto non necessario alle guardie di frontiera: ottocento sono già sul posto, milleduecento arriveranno nei prossimi giorni a favore di telecamera e gli altri entro qualche settimana, ma rischiano di non fare nulla – e non bastano a creare il “caso elettorale” che serve al presidente. Anzi, la copertura esagerata del corteo di migranti ha spinto un fanatico suprematista bianco di Pittsburgh a entrare in una sinagoga e a uccidere undici ebrei, che lui accusa di essere complici degli immigrati. Il gradimento del presidente, che una settimana fa tendeva verso l’alto e aveva toccato il massimo dall’inizio della presidenza, è crollato di quattro punti in un giorno solo.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)