Per anni vi hanno detto che “i Caschi bianchi sono al Qaida”. Poi Israele ha aperto i confini per salvarli

Daniele Raineri

Erano il bersaglio preferito della disinformatia russa in Siria, sono stati salvati con un’azione a sorpresa

Roma. E adesso quelli che in Italia per anni hanno insinuato che i Caschi bianchi fossero un’organizzazione complice di al Qaida e dello Stato islamico – e lo hanno detto e scritto senza portare prove, un po’ per cavalcare l’onda del consenso populista, un po’ per lusingare la propaganda russa e un po’ per fare incetta dei clic dei pensionati che su Facebook non riescono a distinguere la realtà dalla manipolazione – dovrebbero spiegare cosa è appena successo al confine sud della Siria, dove Israele ha aperto le porte ai Caschi bianchi e alle loro famiglie – 442 persone in tutto – per metterli in salvo dall’avanzata delle milizie del governo di Bashar el Assad. Si è trattato di un’operazione gestita dal governo israeliano, dalla Giordania e dal dipartimento di stato americano, con l’ovvia approvazione della Russia che dirige i bombardamenti in quella zona e che quindi era stata di certo avvertita per tempo di uno spostamento così visibile dall’alto. Se uno aveva abboccato alla versione dei propagandisti, oggi deve vedere il governo di Benjamin Netanyahu, l’Amministrazione Trump e la Giordania, molto poco teneri con il terrorismo islamista (la Giordania ha conti in sospeso fin dal 2005, anno di attentati disastrosi nella capitale, e tutti ricordiamo il pilota bruciato in gabbia nel 2015) mentre accolgono centinaia di supposti “terroristi”. E’ uno di quei casi in cui le storielle pronte da bere sui social media si scontrano con la realtà e svaniscono.

  

I Caschi bianchi sono un’organizzazione di primo soccorso che si occupa di salvare i civili nelle zone colpite dai bombardamenti, sono un po’ più di tremila volontari siriani, non portano armi, sono stati fondati da un istruttore inglese e ricevono finanziamenti da molti paesi occidentali – inclusi Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada – da paesi del Golfo e da organizzazioni umanitarie. 

  

Oltre a curare i feriti e a recuperare i morti, fanno molte riprese dei bombardamenti mentre avvengono e hanno un ruolo molto importante nel documentare ogni giorno le atrocità commesse in zone dove i giornalisti non riescono più a entrare perché rischiano di essere sequestrati da gruppi estremisti. Per esempio i Caschi bianchi filmano i barili bomba, un’arma di cui il governo del presidente Bashar el Assad non ammette nemmeno l’esistenza, e hanno filmato anche le conseguenze degli attacchi con armi chimiche. Per questo motivo dall’autunno 2015, da quando sono cominciate le operazioni russe in Siria, i Caschi bianchi sono diventati il bersaglio principale della propaganda di stato di Siria e Russia, spesso scritta da autori che vivono a Damasco come la blogger inglese Vanessa Beeley, che poi è ripresa da altre fonti giornalistiche più o meno consenzienti (tutti gli addetti ai lavori sanno che per lavorare nelle zone controllate dal governo siriano serve la preziosa autorizzazione del governo di Damasco e se scrivi qualcosa di sconveniente rischi di perderla al viaggio successivo) e rilanciata con effetto esponenziale sui social media.

  

Questa immagine è stata distribuita dall'esercito israeliano il 22 luglio 2017. Mostra un soldato israeliano di guardia alle famiglie dei Caschi bianchi siriani in una località sconosciuta, durante un'operazione di evacuazione attraverso Israele


     

La disinformatia accusa i Caschi bianchi di essere complici di al Qaida e di solito produce video e foto dove i volontari sono nella stessa inquadratura con guerriglieri del gruppo estremista. Il punto è che i Caschi bianchi lavorano senza armi in uno degli scenari più difficili del pianeta, quelle zone della Siria fuori dal controllo del governo dove milioni di civili, gruppi di combattenti nazionalisti, gruppi islamisti e al Qaida convivono negli stessi chilometri quadrati. Se i Caschi bianchi incontrano un gruppo di estremisti mentre intervengono non possono fare nulla se non continuare l’intervento. I bombardamenti brutali contro zone abitate da civili – ospedali e ambulatori inclusi – sono la strategia principale del governo per vincere la guerra civile in Siria e calunniare i siriani perché si sono organizzati in squadre di mutuo soccorso è un colpo basso persino per gli standard abietti della propaganda militare.

  

I Caschi bianchi che operavano nella zona sud appena riconquistata dalle milizie di Assad sono stati esclusi dall’amnistia generale che di solito il governo offre a tutti, inclusi i combattenti e i membri dei gruppi estremisti. E’ possibile che il loro profilo molto conosciuto e i loro contatti con i paesi occidentali li rendesse soggetti a rischio, che non si possono far tacere o far sparire come è successo ad altri oppositori. Per questo motivo hanno dovuto essere evacuati da Israele – “il nostro è stato un gesto umanitario”, ha detto Netanyahu – e ora saranno ricollocati in Germania, Canada e Gran Bretagna.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)