Maria Butina (foto Facebook)

Maria Butina, la spia russa arrivata a un passo dallo Studio ovale

Micol Flammini

È stata arrestata a Washington e incriminata dal dipartimento di Giustizia con l’accusa di essere al servizio del governo russo. Doveva creare dei canali di comunicazione tra il Cremlino e Trump

Roma. Una foto in Siberia. La neve, una donna rossa di capelli, un fucile e un animale morto. La donna ha l’arma tra le braccia e, accovacciata vicino alla carcassa, sorride. Lei è Maria Butina, ha 29 anni e domenica è stata arrestata a Washington e incriminata dal dipartimento di Giustizia con l’accusa di essere una spia del governo russo. Doveva creare dei canali di comunicazione tra il Cremlino e il presidente americano, un back channel, un canale secondario che permettesse a Mosca di entrare in contatto con gli ambienti repubblicani.

 

 

 

La passione per le armi, la Siberia, gli Stati Uniti, gli oligarchi e il 2016: c’è un punto nella storia di Maria Butina in cui tutto coincide. Nel 2011 fonda in Russia l’organizzazione Pravo na oruzhie, Diritto alle armi, che viene presto notata dalla Nra. O meglio, Alexander Torshin fa notare la ragazza alla Nra. Tra i due c’è un rapporto che va avanti da alcuni anni. Su Instagram la Butina posta molte foto in compagnia dell’oligarca, ex senatore e vicedirettore della Banca centrale russa (foto sopra).

 

Torshin introduce Maria negli ambienti americani e John Bolton, oggi consigliere di Trump per la Sicurezza, ha anche registrato un video per promuovere la sua organizzazione. I personaggi sono sempre gli stessi, le storie si intrecciano e conducono inevitabilmente al nome di Donald Trump. Nel report in cui compaiono le accuse alla Butina, c’è scritto che nel 2013 viene in contatto con un esponente politico americano al quale, due anni più tardi, presenta un progetto chiamato Diplomacy. Nel testo spiega che nel 2016 arriveranno alla Casa Bianca i repubblicani, “associati a una politica estera aggressiva, in particolare nei confronti della Russia”. Era quindi arrivato, secondo Butina, il momento di cambiare il paradigma delle relazioni tra Mosca e Washington e questo poteva avvenire sfruttando “l’influenza” della Nra all’interno del partito. Butina scrive anche su National Interest dove spiega che esiste un unico modo per migliorare i rapporti tra Russia e Stati Uniti: l’elezione di un presidente repubblicano. A quel possibile presidente repubblicano, la giovane spia aveva rivolto parola proprio nel 2015, durante il FreedomFest di Las Vegas. Gli aveva fatto una domanda che nessuno gli aveva mai rivolto pubblicamente: chiede a Trump se, una volta entrato nella Casa Bianca, avrebbe continuato a imporre sanzioni a Mosca. “Non credo abbiate bisogno di sanzioni”, aveva risposto lui.

 

Butina e Torshin organizzavano viaggi per portare membri della Nra a Mosca e cene a Washington per introdurre influenti personaggi russi negli ambienti politici americani, e partecipavano anche ai National prayer breakfast. Nel dossier contenente le accuse alla spia, ci sono scambi di mail in cui lei tenta di organizzare incontri tra il candidato repubblicano Donald Trump e il presidente Vladimir Putin. Torshin intanto nel 2016 è riuscito a contattare Trump Jr., gli si è seduto accanto durante una convention della Nra. Non basta, c’è bisogno di un segnale chiaro da parte dei repubblicani, bisogna organizzare più pranzi, più cene, più scambi. Trump vince le elezioni e per la sua campagna la Nra ha speso più di 30 milioni di dollari, di questi, come ha scoperto il procuratore Mueller, 2.500 erano di “persone legate ad ambienti russi”. Dopo l’elezione di Trump, Butina e Torshin continuano a lavorare per creare un canale di comunicazione tra la Casa Bianca e il Cremlino. In una mail indirizzata a un esponente dei repubblicani Butina scrive: “Il mio carissimo presidente ha ricevuto ‘il messaggio’ che lo informa delle vostre iniziative e della vostra attenzione costruttiva nei confronti dei russi”. Poco dopo lo show di Helsinki di lunedì, da Washington è arrivata la notizia dell’arresto di Maria Butina.

 

Una foto nello Studio ovale. Lavrov stringe la mano a Trump. Alle spalle di un altro membro della delegazione spunta una donna con i capelli rossi raccolti. C’è un’altra foto nello Studio ovale: stessa delegazione, stessa posa, ma la rossa non c’è più. Chissà chi è, questa misteriosa donna che è stata cancellata da una foto. Non è Maria Butina, che è arrivata ovunque, ma per lo studio ovale le mancava ancora un po’.

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