Una manifestazione di auto vintage a Città del Messico. Foto LaPresse

Cari radical green, è presto per celebrare il funerale dell'auto

Maria Carla Sicilia

La “verde” Olanda preferisce il parcheggio sotto casa all’idea di un giardino per socializzare. La macchina “in comune” non tira

Roma. Il principio fisico della conservazione della massa, secondo cui nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, pare adattarsi anche agli ideali sessantottini. Un gruppo di ambientalisti olandesi ha riproposto il vecchio adagio hippie “mettete dei fiori nei vostri cannoni” sostituendo però ai cannoni i parcheggi. L’idea è che le strade devono diventare luoghi per le persone e non per le automobili, e devono essere pubbliche, non occupate da mezzi privati. Perciò hanno offerto posti gratuiti in garage in cambio di parcheggi in strada, per fare spazio, invece che alle auto in sosta, ai DebatMobiel, giardini mobili con posti a sedere dove le persone possono intrattenersi in chiacchiere. Che sia a forma di carrozza o di banchetto, in legno o in ferro non importa, quel che conta è che sia un luogo di socialità per i passanti.

   

      

Rendere la città “vivibile, verde, migliore e bella”, riducendo l’uso del trasporto privato, è lo scopo del progetto, presentato a Segbroek, un sobborgo nella parte occidentale dell’Aia. Ma nonostante l’Olanda sia considerata un modello per la mobilità dolce e sostenibile, con i suoi 35 mila chilometri di pista ciclabile e una gestione efficiente dei mezzi pubblici, parcheggiare il proprio mezzo di trasporto lontano da casa è troppo, anche per gli olandesi. La proposta, scrive il Guardian, è stata accolta con un’inaspettata ostilità dai residenti e fino a ora solo sei famiglie hanno accettato di farne parte. “La gente ha questa convinzione che avere un’auto e un parcheggio sia un diritto. E’ come una seconda casa per le persone, ma non è razionale”, ha detto al quotidiano inglese Walter Dresscher, uno degli organizzatori di DebatMobiel, cogliendo il filo che lega le persone all’automobile. Non sarà razionale, forse, ma sostiene un settore in forte crescita e contribuisce a ritardare quel momento, predetto da alcuni, in cui ci ritroveremo a spostarci con mezzi che non ci appartengono più.

   

    

Purtroppo o per fortuna non basta raccontare una favola perché si avveri. Per questo non basta idealizzare un mondo che si muove con formule sharing perché le persone smettano di acquistare autoveicoli o di volerli parcheggiare sotto casa. L’auto ha di certo molti detrattori, ma è ancora il secondo bene durevole per importanza, dopo la casa. Nel Sessantotto era presa di mira come simbolo del lavoro in fabbrica e di un capitalismo da combattere, “un oggetto essenziale del maggio francese”, ha ricordato il Monde, ancora oggi icona “borghese” da dare alle fiamme nelle manifestazioni di piazza più violente. E’ pensata come fonte di inquinamento e di congestione urbana, nemica delle biciclette e dei pedoni. Eppure è simbolo di emancipazione e autonomia – per i diciottenni prendere la patente coincide con l’ingresso nell’età adulta – e in molti se ne sono ricordati di recente, quando l’Arabia Saudita ha permesso alle donne di guidare.

     

Certo, rispetto a un decennio fa la concezione che si ha dell’automobile è realmente cambiata ed è corretto sostenere che il possesso sia sempre meno una condizione per il suo utilizzo. Per molti, condividere un mezzo di trasporto con altre persone, non è solo un’opportunità di risparmio ma una scelta per sperimentare nuove abitudini di consumo. In questo sono soprattutto i millennial a rendersi più disponibili. Le case automobilistiche lo sanno e offrono soluzioni di noleggio prima inedite. Non si limitano più a vendere veicoli, ma propongono “servizi di mobilità” come il car sharing. Eppure questo non basta a celebrare il funerale dell’automobile. Lo dimostra l’esperimento fallito dell’Olanda, ma anche i dati del Censis sull’Italia, dove negli ultimi anni la concentrazione di autoveicoli è cresciuta invece che contrarsi, con sei vetture ogni dieci abitanti. Le vendite globali aumentano e l’offerta si trasforma, seguendo lo sviluppo tecnologico e i nuovi modelli culturali ed estetici. Finché le proposte sapranno intercettare i gusti e le esigenze dei clienti, il tramonto dell’automobile sarà ancora lontano.

   

Foto dalla pagina Facebook di DebatMobiel 

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