Quattro ipotesi per capire che intenzioni abbia il M5s al governo

Antonio Gurrado

"Dobbiamo togliere le auto dalle strade", dice un consigliere grillino di Torino. Va bene. Ma per fare cosa? Qualche possibile interpretazione

Voglio togliere le auto dalle strade, proclama un consigliere del Movimento 5 stelle al Comune di Torino, e magari questa spigolatura può servire a comprendere le possibili evoluzioni del grillismo di governo. Prima opzione: i pentastellati sono il partito del futuro e dell’innovazione, quindi vogliono togliere le auto dalle strade perché in tutti i film e romanzi di fantascienza le macchine volano. Togliere le auto dalle strade vuol dire mettere le auto in cielo. Seconda opzione: i pentastellati hanno deciso di abbandonare il pauperismo una volta per tutte, quindi hanno abbracciato la cultura della dépense. Che magnifico spreco togliere le auto dalle strade per tenerle parcheggiate nelle rimesse, invitando gli italiani a comprare un bene costoso al sublime scopo di non utilizzarlo; costringerli a prendere la bicicletta per andare a vedere la Jaguar di un amico immobile sotto un telo protettivo e poi invitarlo a salire sul tram per ricambiare la visita a una Maserati senza copertoni onde evitare ogni tentazione di mobilità. Terza opzione, più radicale: i pentastellati hanno capito che se le strade sono pericolose è a causa del gran numero di automobili che circola; quindi, ipnotizzati da un selfie del ministro Toninelli, hanno deciso di trasferire tutto il traffico sui marciapiedi. Quarta opzione: i pentastellati hanno capito che il miglior modo per combattere i poteri forti è la resistenza passiva. Evitare di pagare pedaggi, evitare di usare la benzina, evitare di cercare posteggio, evitare di partire e di muoversi in assoluto; quindi togliere le auto dalle strade è la piccola parte di un vasto programma che porterà gli italiani a sconfiggere le lobby dei trasporti, dei carburanti, degli pneumatici e dei parchimetri non facendo più nulla, niente nessuno in nessun luogo mai, al solo prezzo di morire di noia se non si è già morti d’inedia.

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