La fine della berlina

Michele Masneri

L’oggetto del desiderio della borghesia è destinato a scomparire. Al suo posto, la prevalenza del Suv. Per i nostalgici rimangono Cina e Russia

Sarà che adesso arriva l’ultima versione del mostruoso Hummer; sarà che ormai non c’è casalinga/o, di Voghera e no, che non ti guardi dall’alto in basso al volante del suo bestione verticalmente avvantaggiato.

 

Accettiamolo, siamo di fronte alla prevalenza del Suv. In questi giorni è stato presentato l’ultimo modello della jeep di derivazione militare. Costa trecentomila dollari, sviluppa cinquecento cavalli, farà contenti i nostalgici della Guerra del Golfo (prima photo opportunity per il veicolo americano, poi amato da tutti i coatti globali, guerrafondai e no).

 

Ma la mamma dei Suv è sempre incinta: negli ultimi tempi è arrivato quello Rolls Royce (si chiama Cullinan, è lungo 534 centimetri, largo 216, alto 184. Pesa 2,7 tonnellate, è la macchina più pesante in commercio. Ha perfino tra gli optional un salottino estraibile sul retro per pic nic capitalisti da Bilderberg).

 

Poi arriverà quello Ferrari (detto Fuv): ma, anche a scendere, nella complessa catena alimentare suvvistica, tutti sembrano disdegnare i vecchi tre volumi per buttarsi su questi un tempo vituperati automezzi. “Ormai è chiaro: le berline tradizionali sono destinate all’oblio” ha scritto il direttore di Quattroruote, Gianluca Pellegrini, sul forum online del suo giornale: “Sopravvivranno soltanto in alcuni ambiti regionali”, e ancora: “le notizie che arrivano da Detroit sono, se non la pietra tombale sulla categoria, di sicuro un segnale forte su che cosa dobbiamo aspettarci dal futuro anche prossimo. La Ford ha infatti comunicato di non avere più intenzione d’investire sulla prossima generazione di sedan, nel Nordamerica come altrove”. Per la casa produttrice americana “le berline saranno solo il 14 per cento dell’offerta entro il 2020”, il resto saranno truck e Suv”.

 

E in Italia? “Anche a Torino si sta parlando di sostituire la Panda con un mini Suv”, ha scritto sempre il direttore di Quattroruote; mentre l’Alfa Romeo ha da tempo lanciato il suo Stelvio (nella foto sopra). Ah, i bei tempi della 164, magari con antennone del telefono a serpentina. Macché. Anche i poteri forti sono d’accordo nell’epitaffio berlinesco: per i fondamentali designer Ian Callum e Gerry McGovern di Jaguar-Land Rover il Suv è “l’unico mezzo per espandere una gamma per definizione premium verso il basso”. Callum è l’artefice del suv Jaguar, la serie F di grande successo (che all’epoca di lancio causò traumi, come i primi diesel della casa britannica, rompendo quel mondo di berlinone da Downton Abbey). Le berline insomma secondo i designer inglesi (riporta il direttore di Quattroruote) “sono finite, perché sono viste come antiche. Non solo: le ammiraglie, da sempre ritenute l’archetipo delle sedan, si vendono ormai soltanto in Cina e in Russia, dove i valori estetici sono completamente diversi dai nostri” (ecco spiegato il design recente di tante marche un tempo sobrie).

 

Pare insomma finito per sempre, almeno alle nostre latitudini, il tempo della berlina come simbolo: cresciuti in provincia, si hanno ricordi struggenti di clienti Fiat che compravano 128 e poi 131 e magari 132, fedeli alla linea e sempre più in alto: tenendole coperte con appositi religiosi teloni, e lasciando le rigorose plastiche sui sedili perenni: come oggi taluni tutelano dalle intemperie il proprio iPhone.

Di più su questi argomenti: