Kim Jong-un e Moon Jae-in piantano un albero per la pace (korea.net)

La pace in Corea sembra a portata di mano

Giulia Pompili

Secondo round di colloqui a Panmunjeom. Ecco che cosa è successo dopo lo storico incontro tra il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente sudcoreano Moon Jae-in

Al termine del secondo round di colloqui formali a Panmunjeom, nella Casa della pace in territorio sudcoreano, i due leader hanno firmato una dichiarazione congiunta. Corea del Nord e Corea del Sud si impegnano a continuare i colloqui nel corso dei prossimi mesi, e Moon Jae-in andrà a Pyongyang prima della fine del 2018. I paesi si impegnano a non usare la forza militare, a ridurre il budget militare e a “cessare le ostilità” per ridurre le tensioni. L’area marittima contesa tra nord e sud, a ovest della penisola, teatro nel 2010 di scontri militari tra i due paesi, sarà dichiarata “zona di pace”. Secondo la dichiarazione, inoltre, saranno riaperti canali di comunicazione e di collaborazione economica – viene citata per esempio l’area di Kaesong, l’area industriale congiunta intercoreana che era stata chiusa dalla precedente presidente sudcoreana Park Geun-Hye, ora in carcere. Pyongyang e Seul si impegnano a condurre colloqui sia con l’America sia con la Cina per avvicinarsi a un formale trattato di pace – nel 1953 alla fine della guerra di Corea fu firmato soltanto un armistizio da America, Cina e Corea del Nord. Ci saranno nuovi incontri tra le famiglie divise dal trentottesimo parallelo, ed entrambi i leader si sono detti d’accordo sul mettere a tema una “riunificazione”.

  

 

L'incontro tra i due leader

E' stata la stretta di mano più attesa e fotografata degli ultimi anni. E con tutte le cautele del caso, è stata anche la stretta di mano più importante e strategica per la realizzazione della pace nella penisola coreana. Questa notte alle 2:30 esatte, le 9 e 30 in Corea, il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente sudcoreano Moon Jae-in si sono incontrati sulla Linea di demarcazione militare, a Panmunjom, lungo il trentottesimo parallelo. E' così che è iniziato il terzo summit intercoreano della storia della Corea ma soprattutto il primo che si è tenuto in territorio sudcoreano. Intorno alle undici e mezzo di sera (le sei e mezzo del mattino nella penisola) la colonna di automobili del leader nordcoreano aveva lasciato Pyongyang per avvicinarsi al confine. La Zona demilitarizzata era piena di gente per l'evento: giornalisti, uomini della sicurezza, assistenti, staff. Moon Jae-in è arrivato all'Area di sicurezza congiunta sorridente, con un sorriso che non ha mai perso durante l'incontro con l'uomo che il presidente americano non molto tempo fa ha chiamato "rocket man". Da Pan Mun Gak, il palazzo gemello della Casa della Pace ma sul lato nordcoreano, ogni tanto nell'attesa si vedevano delle donne spostare le tende e osservare l'arrivo delle delegazioni del Sud. Alla fine Kim Jong-un è uscito  da Pan Mun Gak, circondato dai suoi uomini, e poi ha camminato da solo, verso Moon che lo stava aspettando proprio sulla linea di confine.

    

  

Quando i due si sono sorrisi e si sono stretti la mano si è sentito un applauso, e un vociare più forte, e le macchine fotografiche scattare a più non posso. C'è stato anche un probabile fuori programma – non lo sapremo mai, i funzionari del nord e del sud hanno deciso minuto per minuto di questo incontro – che è stato anche uno dei momenti più significativi. Quando Kim Jong-un è stato invitato da Moon a oltrepassare la Linea di confine, diventando il primo leader nordcoreano a entrare pacificamente in territorio sudcoreano, dopo qualche secondo Kim ha invitato Moon a fare lo stesso al Nord: a quel punto Moon dice qualcosa di incomprensibile a Kim, che poi gli prende la mano, e insieme oltrepassano di nuovo la linea di confine.

 

  

La diretta della stretta di mano, trasmessa in tutto il mondo - anche in Corea del Nord -, è stata proiettata su alcuni maxischermo anche nella capitale Seul, dove le persone si sono fermate e hanno applaudito il riavvicinamento, anche se solo cosmetico e formale, tra le due Coree.

  

I due leader hanno poi assistito al picchetto d'onore, e durante i centotrenta metri percorsi per arrivare alla Casa Della Pace in territorio sudcoreano hanno parlato, e sorriso di nuovo. Secondo gli osservatori, Kim Jong-un è sembrato sereno, ma molto emozionato, e con uno strano affanno: "Sono inondato dalle emozioni", avrebbe detto. A pochi passi dai due leader c'è sempre Kim Yo-jong, la sorella minora di Kim, che secondo gli analisti a questo punto povrebbe avere un ruolo molto simile a quello del capo dello staff di Pyongyang -  lei è una delle quattro persone che hanno partecipato al summit intercoreano ristretto, poche ore dopo il primo incontro. Kim Yo-jong è anche la persona che ha portato la penna dal Nord e l'ha consegnata a Kim Jong-un nel momento della firma del libro degli ospiti della Casa della Pace, dove ha scritto, con la stessa calligrafia che era del padre e del nonno Kim Il-sung: "un nuovo inizio". (La penna è un altro segno dell'ossessione della delegazione nordcoreana per la sicurezza: a ogni spostamento di Kim all'interno della sua Mercedes nera blindata nei pochi metri della Zona demilitarizzata, una dozzina di uomini della sicurezza con completo nero e occhiali neri gli corrono intorno).

   

 

I due leader hanno piantato un albero, in segno di amicizia tra i paesi, per poi continuare con una passeggiata e tenere la seconda sessione di colloqui formali. Da notare il fatto che Kim abbia fatto riferimento al fatto che spesso alla parola "denuclearizzazione" non siano seguiti alcuni passi concreti, riferendosi evidentemente all'incoerenza dimostrata in questi anni dal regime di Pyongyang, e giustificando in qualche modo lo scetticismo di molti – anche in Corea del sud.

  

E c’è una strategia anche nel fatto che poche ore prima dell’incontro storico tra Moon e Kim, e poco dopo la conferma del Senato di Mike Pompeo come segretario di stato americano, la Casa Bianca abbia diffuso per la prima volta le immagini dell’incontro tra l’allora capo della Cia Pompeo e il leader nordcoreano a Pyongyang, avvenuto durante il fine settimana di Pasqua, all’inizio di aprile.

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.