Così i video anti-terrorismo finanziati dall'Ue rischiano di incoraggiare nuovi jihadisti

Il Parlamento europeo ha chiesto una revisione della campagna #heartofdarkness, nata per combattere il reclutamento di foreign fighters e accusata, al contario, di spingere i giovani a unirsi allo Stato islamico

Enrico Cicchetti

Nel marzo 2017, l'Unione europea ha finanziato la campagna #heartofdarkness, un’operazione sui social network “volta alla prevenzione e alla sensibilizzazione contro la radicalizzazione della violenza tra i giovani europei tre i 15 e i 30 anni”, come si legge in un comunicato del Politecnico di Torino, che è partner dell’iniziativa. Progetto interessante, non fosse che ora il Parlamento europeo ha chiesto una revisione della campagna: alcuni dei video realizzati per combattere il reclutamento di foreign fighters sono accusati, al contario, di incoraggiare i giovani a unirsi allo Stato islamico. Secondo i critici, i filmati giustificano le motivazioni dei giovani radicalizzati.

   

La campagna si inserisce nel quadro del progetto SAFFRON (Semantic Analysis against Foreign Fighters Recruitment Online Networks), iniziativa di ricerca europea cofinanziata dal Fondo sicurezza interna dell’Unione europea con un budget da 672.244,62 euro per progetti destinati a rafforzare l'antiterrorismo nei paesi del blocco. Sajjad Karim, che è riuscito a fuggire dopo essere stato coinvolto negli attacchi terroristici di Mumbai del 2010 ed è il primo musulmano di origine britannica a essere eletto al Parlamento europeo, ha dichiarato al Telegraph di essere rimasto scioccato dai video: "Questi film sono una disgrazia. Una disgrazia molto pericolosa su tanti livelli diversi. I pregiudizi ne escono rinforzati e rimango inorridito dal fatto che fondi pubblici siano stati utilizzati in questo modo”.

    

Un video, per esempio, accompagna un pezzo di musica rap (in italiano): alcuni giovani si battono per superare la tentazione di andare a combattere con i terroristi. Il testo però è stato criticato per alcune frasi come: "Nel nome di un Dio giusto, troverò la mia vendetta / Terrorizzare questo mondo che non mi rispetta".

    

   

In un altro spot, un uomo dal volto cupo (Omar, tassista a Barcellona) descrive con rabbia e frustrazione il sospetto che è costretto ad affrontare ogni giorno: gli europei lo guardano storto solo perché è un “musulmano barbuto” in una società occidentale. Il finale rovescerà la situazione? – viene da chiedersi. Verranno mostrate l’integrazione e i vantaggi del vivere nel mondo libero? Sbagliato. Il filmato si chiude con uno slogan confuso e deboluccio: “Una volta che scegli la violenza non puoi tornare indietro. Non avventurarti verso l’ignoto”. Un claim che potrebbe andare bene tanto per una pubblictà contro il bullismo quanto per una compagnia di viaggi avventura. Niente di più attraente, per un adolescente alla ricerca del brivido, che non si sente integrato né appagato dalla propria sciapa realtà. (È il video che potete vedere in apertura di questo articolo).

   

In un altro filmato, dopo una serie di immagini che ricordano da vicino quelle utilizzate dall’Isis nella sua propaganda, con mappe degli obiettivi colpiti nelle città europee e americane e scene di guerra in cui il califfato semina terrore apparentemente incontrastato, lo Stato islamico invia un messaggio a un ragazzo che si sollazza con un videogioco e lo invita a "Smettere di giocare. Vieni e combatti con noi. Questa è la tua vera missione".

  

  

Un altro ancora mostra scene di guerra montate in modo simile a quello che fa Amaq, l’"agenzia stampa" dello Stato islamico. Musica da action-movie, montaggio sincopato di immagini delle vittime dei bombardamenti in Siria e di quelle provocate dai terroristi e frasi tipo: “Nel Corano è scritto che l’unica guerra giusta è quella per difendersi. Ma come si fa oggi a capire qual è la differenza?”. E ancora: “Cosa devo fare per i miei fratelli? La guerra è crudele, non c’è dubbio, ma non agire non serve a niente. Devo prendere posizione”. Segue l’immagine di un ragazzo che dà fuoco al suo passaporto tedesco. Sta andando a combattere per il Califfo. “Forse mi sentirei meglio se potessi aiutare la mia gente. Che cosa sto facendo qui?”, si chiede una ragazza dalla voce incrinata, alla fine dello spot. E non si capisce se “qui” siano i territori dove sventola la bandiera nera o una qualsiasi città dell’Europa. Dissolvenza al nero. Dubbio slogan di rito.

  

 

Alcuni eurodeputati, think tank e ong hanno affermato che questi video sono così glamour da poter "essere considerati uno strumento di reclutamento" per i gruppi jihadisti. In un’interrogazione alla Commissione, l’Europarlamento chiede di esaminare “con urgenza il contenuto di tutti i materiali promozionali, audiovisivi e di altro tipo della campagna #heartofdarkness per garantire che questi non agiscano involontariamente come strumenti per la radicalizzazione e il potenziale reclutamento“ e intanto di “rimuovere immediatamente dalla circolazione i video”.

   

Un portavoce della Commissione europea ha dichiarato di essere "in contatto con il consorzio del progetto” e di aver già reso note le sue preoccupazioni. I video, ha insistito, non fanno parte di una campagna dell'Ue ma di un progetto che ha ricevuto denaro dal Fondo di sicurezza europeo. "I video non sono di proprietà della Commissione, né la Commissione è responsabile del loro contenuto", ha aggiunto.