La base FOB-N (Forward Operating Base North) in Sinai, rintracciata grazie alla mappa Strava

Così la "grande svista" delle app di jogging mette in pericolo le basi militari

Luca Gambardella

Una compagnia di GPS mette su internet i percorsi seguiti dagli utenti di tutto il mondo, compresi i militari in missione all'estero (tra cui gli italiani). Così è stata svelata l'esistenza di basi che si credevano deserte. Anche in Libia

"Una grande svista" sull'uso delle comuni app che tracciano i percorsi di jogging rischia di mettere in pericolo la sicurezza delle basi militari americane, russe e cinesi sparse nel mondo. A definirla "svista" è stato colui che l'ha scoperta, un ventenne australiano che studia sicurezza internazionale in medio oriente, Nathan Ruser, sentito dal Washington Post. Ma gli aspetti paradossali di questa storia, emersa quasi per caso, potrebbero avere risvolti notevoli per la sicurezza di molti militari.

  


La Global Heat Map pubblicata da Strava


   

A novembre 2017, la compagnia di GPS Strava ha messo online la Global Heat Map, una mappa che include l'intero planisfero e che evidenzia in rosso i tragitti compiuti tra il 2015 e settembre 2017 da tutti gli utenti delle app che tracciano i percorsi di jogging. Si parla di applicazioni collegate a orologi con collegamento GPS, molto diffusi, come quelli Fitbit e Jawbone.

 

 

L'identità dell'utente resta anonima, ma la sua attività sportiva è registrata via satellite. Nel 2013, il Pentagono aveva incoraggiato l'uso di questi dispositivi nell'ambito di un programma anti obesità nelle forze armate e ne aveva distribuiti 2.500 ai militari. Nathan ha cominciato a consultare questa mappa e, stuzzicato da una frase pronunciata da sua padre (ecco "dove sono i ricchi bianchi") ha dato un'occhiata anche a luoghi un po' meno consueti per fare jogging, come la Siria o l'Iraq. "Mi sono chiesto se la mappa mostrasse anche i soldati americani. Ed è spuntato una specie di albero di Natale", ha detto Nathan. Così, il ragazzo ha twittato le sue scoperte e ha attirato l'attenzione di molti analisti della Difesa.

  

 

Molte di queste basi, individuate sulla mappa da circoletti rossi più o meno marcati (a seconda di quanto utenti hanno corso lungo quel percorso) erano già conosciute. Ad esempio, quella di al Tanf, al confine tra Siria e Iraq, è nota da tempo per ospitare un contingente americano. Anche qui alcuni soldati, durante i loro allenamenti, hanno tenuto acceso il segnale GPS del loro contapassi, che ha trasmesso la posizione a un satellite, quindi è finita nel database di Strava e infine su internet.

 

Ma oltre alla Siria e all'Iraq (intorno a Mosul in particolare ci sono più basi tracciate dalle app, mentre in Siria c'è quella di Hmeimim, che è la principale base militare russa nel paese) qualcuno ha rintracciato dei movimenti sospetti anche in luoghi in cui, fino a oggi, non era nota la presenza di militari. Sim Tack, fondatore di Force Analysis che monitora i conflitti in corso, ha notato delle linee rosse concentriche anche in Libia, vicino a un deposito di armi che sembrava fosse andato distrutto nel 2011.

 

 

In Djibouti, oltre alle basi militari americane da dove partono i droni impegnati nei bombardamenti contro al Qaida in Yemen, è stata trovata anche una base militare italiana (a sinistra come appare sulla mappa Strava, in basso come è in alcune foto). Si tratta della Base militare nazionale di supporto, "MOVM Amedeo Guillet", nei pressi di Loyada, al confine con la Somalia. La base offre sostegno logistico alle missioni nell'Oceano indiano e nell'Africa orientale e ospita militari del genio. E' una base nota, come molte altre (ne sono state trovate anche di cinesi e russe in Africa), ma il punto è: quanto è in pericolo la sicurezza di queste basi e del personale militare se i dati dei loro movimenti sono tracciati e, soprattutto, consultabili su internet? Secondo gli analisti la questione è seria: "Puoi vedere un modello di vita quotidiana, puoi vedere dove una persona che vive in una base militare corre o su quale strada va a fare esercizi", ha detto al WaPo l'analista tedesco Tobias Schneider. Per ora, il Pentagono tace, ma il "caso Strava" somiglia a una "svista" tanto grossolana quanto pericolosa. 

   

 

Di più su questi argomenti:
  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.