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Il macronismo fa fuori il sindacato

Redazione

Calo di iscritti nell’intransigente Cgt che non vuole dialogare con il presidente

La Cgt, il primo sindacato di Francia, è in crisi, ora lo confermano anche le cifre. Ieri il settimanale più informato del paese, il Canard enchaîné, ha infilato il becco tra le carte del sindacato francese più potente e radicale e ha scoperto che nell’ultimo anno c’è stata una diaspora dei suoi iscritti. Il numero di persone che ha rinnovato la sua tessera presso l’organizzazione sindacale francese – che corrisponde alla nostra Cgil – è passato da 649.899 a 427.431, un calo del 34 per cento. La Cgt, sottolinea il Canard, ha visto i suoi effettivi ridursi drasticamente anche nei bastioni storici e nelle federazioni che abitualmente fornivano gran parte del contingente sindacale. Tra le federazioni particolarmente colpite da questa emorragia di iscritti, figurano la Fédération CGT des personnels du Commerce, de la Distribution et des Services, che ha registrato una caduta vertiginosa da 45 mila a 22 mila; quella dei ferrovieri, con un crollo da 42 mila a 30 mila, e, soprattutto, quella dei metalmeccanici, che ha perso il 43 per cento dei suoi iscritti negli ultimi quattro anni. Dalla sede del sindacato guidato da Philippe Martinez, colui che voleva imporre le 32 ore a tutta la Francia perché le considera il miglior antidoto per “lottare contro la disoccupazione”, dicono che è tutto sotto controllo, che le cifre del Canard sono provvisorie, che il calo è legato agli “abituali ritardi” del pagamento delle quote di iscrizione, e che insomma non c’è da preoccuparsi. “E’ troppo presto per dare delle cifre per il 2017, ma non sono inquieto”, ha dichiarato all’Afp Gisèle Vidallet, membro della direzione della Cgt.

 

L’inquietudine è in realtà profonda all’interno dell’organizzazione sindacale, anche perché si conosce la principale causa del collasso: Emmanuel Macron. Il presidente della Repubblica, con la sua dottrina fatta di pedagogia e pragmatismo, è riuscito a convincere la maggioranza dei sindacati, organizzando più di cinquanta incontri per spiegare la riforma di lavoro, e a isolare gli oltranzisti della Cgt, che in piazza, contro il Jobs Act francese, erano praticamente soli questo autunno. Sono lontani i tempi in cui il Monde chiamava Martinez “commander in chief” della mobilitazione nazionale anti liberalizzazioni. Ai poteri del conservatorismo i francesi preferiscono il macronismo.

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